Ha preso il via ieri, 04 giugno 2023, la Conferenza sui cambiamenti climatici di Bonn, che fino al 15 giugno riunirà in Germania (per la 58esima volta) gli organi sussidiari dell’Unfccc, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. È la prima occasione che hanno di incontrarsi le parti dell’Unfccc, dalla Conferenza Onu sul clima svoltasi lo scorso novembre a Sharm el-Sheikh: l’obiettivo adesso è di sviluppare un approfondimento tecnico sui risultati raggiunti nel corso della Cop27 egiziana, in modo tale che i semi di questo confronto possano trovare terreno politico fertile durante la Cop28 prevista tra fine novembre e metà dicembre negli Emirati Arabi Uniti.
«La conferenza sul clima di Bonn è l'occasione opportuna per fare il punto sullo stato di attuazione dei risultati e dei progressi raggiunti a Sharm el-Sheikh- spiega Sameh Shoukry, presidente della Cop27-, offre inoltre l'opportunità di aprire la strada al raggiungimento di notevoli progressi alla Cop28 negli Emirati Arabi Uniti entro la fine dell'anno. Ciò è estremamente urgente dato che la crisi climatica sta diventando la nuova realtà e siamo costretti ad affrontarne le conseguenze quotidianamente».
Non a caso l’ultimo rapporto di sintesi dell’Ipcc ha sottolineato l’urgenza di un’azione rapida quanto decisa nella riduzione delle emissioni di gas serra antropiche. Dall’era preindustriale la temperatura superficiale globale si è surriscaldata di 1,1°C, avvicinandosi pericolosamente alla soglia di sicurezza dei +1,5°C individuata dall’Accordo sul clima di Parigi. Le ricadute in termini di minaccia per il benessere umano e la salute del pianeta sono già evidenti, come mostra, ad esempio, l’incremento in frequenza ed intensità degli eventi meteo estremi, come l’alluvione che si è recentemente abbattuta in Emilia-Romagna dopo lunghi mesi di siccità. Ma non è troppo tardi per un’inversione di rotta.
Per cogliere questa finestra d’opportunità è però necessario prendere coscienza che le emissioni di CO2 previste dalle infrastrutture esistenti per i combustibili fossili senza un ulteriore abbattimento supererebbero già oggi il budget di carbonio rimanente di 1,5°C, e che le scelte e le azioni messe in atto in questo decennio avranno impatti ora e per migliaia di anni.
Tenere il ritmo è dunque fondamentale; la crisi climatica non aspetta, ed occorre accelerare l’implementazione degli impegni internazionali adottati a Sharm. A partire da questo mandato sono tre, in particolare, i fronti da cui si attendono importanti progressi a Bonn: l’inventario globale delle emissioni, i finanziamenti contro le perdite e ai danni dovuti alla crisi climatica, la transizione verso società sostenibili.
«Le sessioni di Bonn sono fondamentali per dare forma a risultati significativi, pragmatici e di impatto alla Cop28 – sottolinea Sultan Al Jaber, presidente designato della Conferenza Onu che si terrà negli Emirati, che basano la propria economia proprio sulle fonti fossili –. Garantiremo una presidenza equa, inclusiva e trasparente che offra spazio a tutte le parti per raggiungere il consenso sull'intera agenda. Ciò include rendere i finanziamenti per il clima più disponibili, accessibili e convenienti; raddoppiare i finanziamenti per l'adattamento, rendere operativo il fondo per perdite e danni, triplicare la capacità globale di energia rinnovabile entro il 2030 e mettere i giovani, la natura e la salute al centro del progresso climatico».
In particolare, entro la fine dell’anno la definizione di un inventario globale permetterà agli Stati di tutto il mondo di tracciare – per la prima volta dall’Accordo di Parigi – un bilancio collettivo dei progressi realmente compiuti verso gli obiettivi sottoscritti nell’Accordo stesso; sappiamo già che dal computo emergeranno lacune significative, offrendo così l’occasione alla comunità internazionale di aumentare l’ambizione di agire contro la crisi climatica e tracciare un percorso di sviluppo più sostenibile.
In questo contesto, la decisione di istituire un fondo dedicato e nuovi accordi di finanziamento per assistere i paesi in via di sviluppo nella risposta alle perdite e ai danni associati al cambiamento climatico è stato un passo importante compiuto durante la Cop27; a Bonn si terrà adesso il secondo dialogo relativo a Glasgow, che si concentrerà proprio sull'operatività di tale fondo e sulle modalità di finanziamento.
Ma quando si parla di crisi climatica non si tratta solo di far fronte alle criticità, quanto di cogliere in contemporanea le opportunità di sviluppo sostenibile: per questo sia a Sharm sia adesso a Bonn, e prossimamente negli Emirati, le parti hanno concordato collettivamente di creare un programma di lavoro sui giusti percorsi di transizione. Si tratta di riconoscere che soluzioni sostenibili ed eque al cambiamento climatico possono essere fondate su un dialogo sociale significativo ed efficace, quanto sulla partecipazione di tutte le parti interessate: per dare concretezza a queste dichiarazioni di principio, a Bonn è adesso necessario iniziare a costruire questo programma di lavoro e fissare i parametri tecnici per la sua attuazione.
Un tema su cui anche in Italia resta molto da lavorare, come del resto su tutto il fronte d’azione contro la crisi climatica. Nell’ultimo anno il nostro Paese ha emesso 418 Mton di CO2eq, un dato che dal 2014 è diminuito di sole 2 Mton all’anno nonostante pandemia e crisi economiche. Questo significa che per rispettare l’Accordo di Parigi il ritmo di riduzione delle emissioni dovrebbe accelerare di sette volte.
Quest’esigenza ci offre al contempo l’opportunità di ristrutturare la nostra economia, ad esempio puntando sullo sviluppo delle fonti rinnovabili che permettono di aumentare la sicurezza energetica quando di contenere i costi in bolletta.
Ma anche qui occorre accelerare, e molto: per rispettare i target al 2030 indicati dall’iniziativa REPowerEU, l’Italia è chiamata a installare almeno 85 GW di nuovi impianti rinnovabili nel corso di questo decennio, ovvero circa 10 GW ogni anno. In attesa di una politica industriale efficace e di una reale semplificazione dei processi autorizzativi, nel 2022 si è però fermata a soli 3 GW, mentre la Francia ne ha installati 5, la Spagna 6 e la Germania 11. La crisi climatica non aspetta, ma neanche i nostri competitor industriali.