Lavorare per ridurre le emissioni di metano associate all'attività umana è fondamentale per raggiungere gli obiettivi climatici proposti a Parigi. Secondo l'AIE, il solo settore energetico contribuisce per circa un terzo alle emissioni globali di metano di natura antropogenica, pari a quasi 135 milioni di tonnellate nel 2022. Tra le emissioni del settore energetico, il comparto del gas pesa per circa il 30%. Pertanto solo riducendo le relative emissioni di metano è possibile compiere progressi sostanziali verso la mitigazione degli impatti dei cambiamenti climatici.

L'iniziativa legislativa dell'UE per ridurre le emissioni di metano è encomiabile e, in ottica di impegno per il clima, l'esempio che l'UE dà ad altri paesi e la sua capacità di garantire che altri seguano tale esempio è probabilmente l'aspetto più importante della legislazione in materia. Tuttavia, è importante notare come una parte significativa delle emissioni di metano legate al consumo di gas nell'UE venga rilasciata prima che il gas raggiunga i confini europei.

L'UE intende sfruttare il suo ruolo di importatore di gas naturale per promuovere la riduzione delle emissioni di metano a livello mondiale. Ha ripetutamente dimostrato la sua notevole influenza nel fissare standard e valori globali in vari settori come la protezione dei consumatori, la sostenibilità ambientale e la riservatezza dei dati. Standard e valori che spesso sono stati adottati da paesi extra UE che cercano di accedere al suo redditizio mercato. Il soft power (o potere convincitivo) dell’UE le ha consentito di plasmare le pratiche globali e promuovere la convergenza degli standard anche oltre i confini.

In un mercato globalmente ristretto, l'Europa agisce come price taker piuttosto che come price setter, che è invece quello che caratterizza il mercato dei venditori. Data la sua posizione, influenzare gli standard globali sulla riduzione delle emissioni di metano rappresenta una sfida unica. Sono le stesse dinamiche del mercato del gas a sollevare interrogativi su come l’UE possa effettivamente plasmare la legislazione su scala globale. Si tratta, infatti, principalmente di un mercato di venditori; pertanto, l'UE ha un’influenza limitata sui paesi produttori che potrebbero ignorare normative rigorose sulle emissioni di metano.

Tuttavia, prima ancora di poter utilizzare appieno la sua influenza, l’UE dovrebbe stabilire norme regolatorie efficaci all’interno dei propri confini. Visto l’approssimarsi della stesura dell’EU Methane Emissions Regulation, previsto prima della COP28 di novembre prossimo, i policymakers dovrebbero aderire ad alcuni principi guida per assicurare che le misure siano effettive, pratiche e fattibili. Innanzitutto, serve un impegno affinché le stesse siano proporzionate all’impatto ambientale atteso, evitando requisiti oltremodo stringenti che non portano a riduzioni effettive. Secondariamente, dovrebbero essere efficaci, considerando il costo-beneficio delle diverse disposizioni giuridiche in materia. Infine, le misure devono essere implementabili, tenendo conto delle specificità del settore, della disponibilità e fattibilità delle tecnologie e delle metodologie.

L'efficacia della legislazione interna che si pone l’obiettivo di ridurre le emissioni di metano è subordinata alla buona riuscita di un approccio coordinato multilaterale. Mentre una legislazione interna rafforzata è essenziale, la natura interconnessa delle emissioni di metano richiede una collaborazione internazionale. L'onere di garantire che i Paesi terzi si impegnino ad adottare quadri legislativi altrettanto ambiziosi o di far applicare le norme UE non può ricadere unicamente sugli importatori di gas naturale dell'Unione. La posizione dell'UE come mercato del venditore è stata amplificata dalla necessità di diversificare le importazioni di gas dell'UE e di ridurre la dipendenza dal gas russo.

Inoltre, l'UE è oggi sempre più esposta ai mercati spot a breve termine. Di conseguenza, compete sempre più per i volumi di gas disponibili sul mercato globale. In un mercato in rapida evoluzione, in cui gli acquirenti europei e asiatici competono per i volumi disponibili, i primi si troverebbero in una posizione di notevole svantaggio se le loro offerte fossero le uniche condizionate a requisiti rigorosi di rendicontazione e conformità. Il successo del Regolamento UE sulle emissioni di metano dipenderà in larga misura da un approccio internazionale coordinato da parte dei principali mercati importatori di gas, per evitare di compromettere la sicurezza e l'accessibilità delle forniture di gas dell'UE.

Affrontare il tema delle emissioni del settore del gas richiede un approccio globale in grado di coinvolgere sia le regioni che producono sia quelle che importano gas. Un confronto collaborativo tra produttori e importatori assicurerebbe una copertura maggiore delle fonti emissive lungo tutta la catena del valore, dall’estrazione al consumo. Soltanto attraverso un impegno coordinato attorno al riconosciuto ruolo internazionale della Oil&Gas Methane Partnership 2.0 (OGMP 2.0) si potranno eliminare le emissioni nel settore del gas, mitigare gli impatti del cambiamento climatico, rafforzare la sicurezza energetica europea e assicurare un futuro sostenibile per le prossime generazioni.

La traduzione in italiano è stata curata dalla redazione di RiEnergia. La versione inglese di questo articolo è disponibile qui