Che la questione climatica sia un problema maledettamente complesso dovrebbe essere chiaro ai più. Che sia un problema evidentemente globale dovrebbe essere lampante per il più neofita dei governanti. Che non possa risolversi semplicemente ex lege dovrebbe essere almeno materia di discussione. Eppure, si affastellano le anticipazioni di possibili, prossime messe al bando delle autovetture endotermiche, che per muoversi hanno bisogno di carburanti più o meno derivati da fonti fossili.
Il disegno europeo di apertura dei mercati energetici, iniziato nel lontano 1996, in Italia sembrava essere giunto a compimento nel 2017 con la legge 124, l’unica legge annuale per la concorrenza mai approvata. Dopo un lungo confronto parlamentare, fu delineato un percorso che prevedeva come traguardo finale il superamento delle tutele di prezzo per i consumatori domestici e, nel caso dell’energia elettrica, anche per le PMI (queste ultime già da anni potevano contare sul mercato libero del gas naturale).
“Le esigenze dell'utenza automobilistica italiana sono mutate nel corso degli anni e l'industria petrolifera non ha avuto eccessiva difficoltà ad adeguarvisi: una volta facevano premio lo scatto e la velocità, e quindi c'era richiesta di benzina ad alto ottano; oggi invece, con il crescere del traffico ed a causa sia di una maggior sensibilizzazione dell'opinione pubblica che dei nuovi e più stringenti limiti a carattere nazionale ed europeo, c'è una maggiore attenzione ai problemi dell'ambiente e conseguentemente una maggior richiesta di "carburanti puliti".”
La terribile, inimmaginata e inimmaginabile tragedia provocata dal dilagare dell’epidemia da coronavirus sta esercitando significativi impatti sull’andamento dell’economia italiana con la riduzione di innumerevoli consumi di beni e servizi. Tra questi, quelli energetici non fanno eccezione.
Del nuovo temibile virus, sconosciuto al nostro sistema immunitario e purtroppo anche alla scienza, dopo una serie di polmoniti anomale, si è iniziato a parlare in Cina a inizio gennaio e solo il 10/01 l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ne dava notizia al mondo.
Nella transizione verso un’economia a basso contenuto di carbonio diventa cruciale il ruolo delle fonti rinnovabili (FER) anche nel settore dei trasporti, dove, con la Direttiva 2009/28/CE – cosiddetta RED, Renewable Energy Directive – si è fissato un obiettivo obbligatorio e uguale per tutti gli Stati membri del 10% per il 2020. Questo obiettivo è stato di recente aggiornato con la nuova Direttiva sulla promozione dell’uso dell’energia rinnovabile (RED II), in corso di emanazione: il target di impiego delle FER sale al 14% per il 2030 per il trasporto su strada e ferroviario (sono esclusi i trasporti marittimi ed aerei).
Le dichiarazioni, gli annunci, gli articoli e l’intero dibattito sull’auto elettrica, almeno quello rivolto più o meno direttamente al grande pubblico, sono talmente carichi di enfasi ed aspettative che non è azzardato evocare il celeberrimo mito della Caverna di Platone, in cui noi tutti siamo i prigionieri incatenati, fin dalla nascita, nelle profondità di una caverna, costretti a fissare ombre di auto che per la più parte sarebbero elettriche (se davvero si volesse dar credito a taluni annunci e a generose previsioni) come se fossero la vera realtà.
Il futuro, si sa, è sempre diverso da come lo si immagina. Eppure, sull’automobile e sulla sua evoluzione, complice anche molta semplificazione giornalistica, è diventato di gran moda sparare sentenze.
Parte di tale semplificazione, tanto ostentata quanto sciocca, potrebbe essere spiegata con l’evoluzione stessa del mondo dell’informazione, sovente costretto a finanziarsi con notizie acchiappa click, che a loro volta dovrebbero portare se non laute, almeno mirate inserzioni pubblicitarie.
Sarà perché l'andamento dell’economia è sì in ripresa ma non certo “in spolvero”, sarà perché il mondo pare cambiare più velocemente del passato, sarà perché fa scena ma le start-up continuano a fare notizia.
Un’attenzione che trova riscontro in un quadro normativo organico – la cui cornice è data dalla Legge 221/2012 – volto a favorire la nascita e la crescita dimensionale di nuove imprese innovative ad alto valore tecnologico.
«Entro il mese di luglio del 1997 la Fiat sarà in grado di commercializzare un veicolo alimentato a metano; l’anno successivo ci saranno nuove auto elettriche e una vettura definita ibrida». Così si esprimeva – il 23 settembre 1996 – l’allora amministratore delegato di Fiat Auto, Roberto Testore, in occasione dell’inaugurazione del parcheggio di interscambio con vetture elettriche di Piazza Vittorio a Torino, dove 20 Panda Elettra potevano essere noleggiate da utenti torinesi e non.
Testore continuava sottolineando come l’industrializzazione di questo tipo di veicoli sarebbe dipesa dalla creazione di un’adeguata domanda, allora quantificata in alcune decine di migliaia di unità l’anno.