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Green bond: c’è anche l’Italia nel 2017 dei record

A livello mondiale, l’emissione record di green bond per 155,5 miliardi di dollari nel 2017 continua a fare notizia. L’Italia è stata uno dei primi paesi ad entrare sul mercato nel 2014 con il primo green bond a firma Hera che ha permesso il finanziamento di 26 progetti di sostenibilità. Da allora, altri soggetti hanno seguito l’esempio: il 2018 si è aperto con il green bond da 1,25 miliardi di euro di Enel, azienda leader nel settore energetico, i cui proventi finanzieranno principalmente progetti di generazione di elettricità da fonti rinnovabili e le loro reti di distribuzione, oltre che progetti volti ad incrementare l’efficienza energetica della rete elettrica.

Finanza sostenibile: cresce la borsa “verde” del Lussemburgo

Negli ultimi anni la cosiddetta finanza verde sta diventando finalmente parte attiva nella lotta contro i cambiamenti climatici. In particolare, in seguito agli accordi climatici di Parigi, la domanda di strumenti finanziari che garantiscano una ricaduta positiva, o nulla, sull’ambiente è aumentata notevolmente, diventando una priorità su scala globale sia per gli investitori che per i decisori politici e le istituzioni governative. Per sostenere una simile esigenza, nel settembre del 2016, la Borsa del Lussemburgo, Luxembourg Stock Exchange, ha lanciato il Luxembourg Green Exchange (LGX), una piattaforma esclusivamente riservata a titoli obbligazionari che finanziano progetti ambientalmente sostenibili.

Sistema finanziario sostenibile: il risveglio dell’Italia

Il cambiamento climatico costituisce una minaccia per la stabilità del sistema finanziario. Anche quest’anno il rapporto del World Economic Forum inserisce i rischi climatici e ambientali tra le principali minacce alla tenuta dell’economia mondiale e autorevoli studi evidenziano come esso potrà portare a crisi finanziarie, a perdite tra il 5 e il 20% del PIL mondiale e a una caduta degli standard di qualità della vita.

Perché i risparmiatori scelgono la finanza etica?

Sono trascorsi 10 anni dall’inizio della più grave crisi economico-finanziaria dell'ultimo secolo e, forse, sono passati invano. E non solo perché la ripresa è quantitativamente debole e gli effetti sociali della crisi sono ben lontani dall’essere risolti (basti ricordare che il tasso di disoccupazione in Italia alla fine del 2007 era del 6,5%, quello registrato a giugno 2017 è stato dell'11,1%), ma anche perché tutti gli elementi strutturali della finanza privata che ha innescato la crisi sono ancora presenti e forti e nessuna seria regolamentazione pubblica è stata introdotta per evitare il ripetersi di simili eventi.

Efficienza energetica e rinnovabili: il ruolo delle banche

Il cambiamento climatico minaccia gli elementi fondamentali della vita umana, la produzione alimentare, la salute e l’uso delle risorse e dell’ambiente. L’Accordo di Parigi del dicembre 2015 (COP21), entrato in vigore a fine 2016 e adottato da 197 Paesi, definisce un piano d’azione globale e vincolante per limitare il riscaldamento terrestre al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali.

L’Opec Plus compie un anno e si rafforza. Mentre il Brent si indebolisce sempre più

Giovedì 30 Novembre 2017, a Vienna, si è svolta la 173esima Conferenza Ordinaria dell’Opec, contestualmente al terzo vertice interministeriale dell’organismo che raduna ben 24 paesi produttori di petrolio, noto alle cronache come “Opec Plus”. Si tratta di una vera e propria nuova Opec, caratterizzata dalla leadership condivisa di Arabia Saudita e Russia. Due paesi distanti per storia, origini culturali e religiose, ma accomunati dallo stesso antagonista: gli Stati Uniti. O meglio, l’egemonia finanziaria di New York e Londra, luoghi dove di fatto oggi si stabilisce il prezzo del Petrolio, del WTI e del Brent.

I mercati finanziari del petrolio alla vigilia del meeting Opec

Il rally autunnale dei prezzi del petrolio trova una spiegazione convincente nella dinamica discendente cha ha caratterizzato le scorte petrolifere OCSE tra agosto e ottobre. La stessa curva future che, dopo essere rimasta orientata negativamente per larga parte dell’ultimo biennio, a partire da settembre si è portata in backwardation (condizione che premia le consegne più vicine nel tempo, rispetto a quelle lontane) (vedi fig.1) è sintomo di un mercato fisico scarsamente rifornito. Anche da questo punto di vista, i rincari del Brent (passato dai circa 50 dollari di agosto agli oltre 60 attuali) appaiono ampiamente giustificati da uno scenario di domanda e offerta più equilibrato rispetto al recente passato.

L’approccio circolare di HERA

Ripensare radicalmente i processi di produzione industriale e contribuire ad un cambio di mentalità che porti a vedere nei rifiuti nuove risorse continuamente riutilizzabili. Sono questi i presupposti fondamentali su cui si basa la transizione verso un modello di economia circolare, fondamentale per “estendere” la vita di materie prime e risorse naturali attraverso il riciclo, il riuso, una maggiore durata dei prodotti (per il tramite di una progettazione più efficace che ne favorisca la riparabilità) e grazie alla condivisione.

Finanza verde e assicurazioni: quale legame?

Con l’entrata in vigore dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, il settore delle tecnologie low-carbon è destinato a crescere notevolmente nei prossimi anni, fornendo un’importante occasione di sviluppo per le imprese. Ciò potrà avvenire non soltanto dal lato dell’offerta delle green technologies (mediante, cioè, la creazione di nuove opportunità di business per le imprese che volessero produrle) ma anche da quello della domanda. Le tecnologie low-carbon, infatti, sono al centro di quella che può essere definita come la “quarta rivoluzione industriale” e pertanto, l’investimento in tale comparto potrà determinare per le imprese un importante vantaggio competitivo nei confronti dei propri competitors sia mediante un uso più efficiente (e, quindi, meno costoso) delle risorse impiegate nei processi produttivi, sia in termini di una rinnovata immagine nei confronti dei propri clienti.

Rinnovabili e copertura assicurativa: la polizza ideale

È noto come la spesa assicurativa sia una delle principali voci di costo per una società proprietaria di un impianto per la produzione di energia da fonte rinnovabile. Spesa che annualmente si cerca di rivedere ed ottimizzare al fine di abbattere gli OPEX (costi operativi e di gestione) dell’investimento in corso. Parliamo prevalentemente di prodotti assicurativi definiti Operational All Risks (OAR). Questa tipologia di assicurazioni garantisce la società proprietaria dell’impianto da eventuali danni diretti che dovessero colpire l’impianto, dai conseguenti danni indiretti per la mancata produzione di energia fino al ripristino, e dalle responsabilità civili verso terzi derivanti dalla proprietà e dalla conduzione dell’asset.

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