Over the last few months, renewable gas pushed its way up the political agenda and is currently one of the most discussed topics in Brussels as well as various industry meetings hosted around Europe. EU policy-makers perceive it as a way to comply with Paris Agreement targets while keeping energy prices low for EU consumers. For the EU gas industry, renewable gas seems to be the only way to remain a significant component of the increasingly decarbonised EU energy system. Currently, natural gas provides a quarter of EU energy.
Negli ultimi mesi il gas rinnovabile si è fatto strada nell'agenda politica comunitaria ed è attualmente uno dei temi più discussi a Bruxelles nonché al centro di diversi incontri di settore in tutta Europa. Per i policy-maker dell’Unione europea, puntare su questa fonte consentirebbe di rispettare gli obiettivi definiti nell’ambito dell’accordo di Parigi ad un costo ragionevole e senza gravare troppo sui consumatori. Per l'industria del gas dell'UE, invece, il gas rinnovabile sembra rappresentare la soluzione ideale per continuare a svolgere un ruolo significativo in un sistema energetico sempre più decarbonizzato.
Mentre l’Europa è intenta a elargire traguardi con la Renewable Efficiency Directive (RED II), da recepirsi entro il 30 giugno 2021, l’Italia è già proiettata oltre, dichiarando di poter fare di più e meglio delle aspettative medie comunitarie. Del resto, tra rinnovabili ed efficienza energetica ci siamo già affermati nell’energia di nuova “generazione”. Abbiamo anche però appreso un assioma importante: essere i pionieri di qualcosa comporta benefici, ma anche rischi di errore da inesperienza.
Europe’s transition to a decarbonised energy system is underway. The 28 Member States of the EU have signed and ratified the Conference of the Parties (COP21) Paris agreement to keep global warming “well below 2 degrees Celsius above preindustrial levels, and to pursue efforts to limit the temperature increase even further to 1.5 degrees Celsius.”
In Europa, la transizione verso un sistema energetico decarbonizzato è in corso. Tutti i 28 Stati membri dell'UE hanno firmato e ratificato l'accordo di Parigi nell’ambito della 21° Conferenza delle Parti (COP21) al fine di mantenere il riscaldamento globale “ben al di sotto dei 2 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali e proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5°C”. Pertanto, i soggetti firmatari coinvolti in questo processo hanno il dovere di valutare tutte le opzioni disponibili per limitare le emissioni di CO2 legate all'energia.
I dati di mercato. Il fabbisogno di GPL nel 2018 è stato stimato dal Ministero per lo Sviluppo Economico in 3.267.000 ton. (dati ancora provvisori), equamente distribuiti tra uso combustione e uso autotrazione. Rispetto ai consumi registrati nel 2017 si è rilevata una lieve flessione (-2,8%) nell’impiego del GPL che ha coinvolto entrambi gli ambiti di utilizzo. Anche per quanto riguarda l’immatricolazione di nuovi veicoli si registra una leggera diminuzione delle auto dotate già in fase di realizzazione del doppio sistema di alimentazione (- 3,5%), in linea con l’andamento del mercato dell’auto, mentre per i veicoli convertiti si conferma il trend negativo caratterizzante gli ultimi anni (-18,9% rispetto al 2017), fenomeno che risulta incoerente con la necessità di ridurre l’inquinamento dell’aria del nostro Paese considerati i benefici ambientali che si avrebbero dotando un parco auto più “datato” con un sistema di propulsione a GPL.
Il D.Lgs. n. 128/06 e i successivi provvedimenti, riconoscono alla Guardia di Finanza le attività ispettive e di controllo che garantiscono il rispetto della legalità nel settore della commercializzazione del GPL, sia da un punto di vista fiscale sia da quello più strettamente amministrativo. Una funzione che il Corpo della GdF svolge in collaborazione con il MiSE, specie nella fase di analisi dei rischi, con l’Associazione Nazionale Imprese Gas Liquefatti (Assogasliquidi), sia per quanto riguarda la formazione dei militari del Corpo che per quanto riguarda segnalazioni di fatti illeciti, e con il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
Da sempre il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è attento al settore dei gas liquefatti (GPL e, da ultimo, ovviamente anche GNL) per garantire un impiego dei prodotti sicuro. La nostra attenzione è da sempre rivolta sia agli aspetti di prevenzione – tramite la definizione di norme che si pongano come strumenti positivi e proattivi a favore della sicurezza delle attività, del personale addetto e del consumatore – così come a quelli degli interventi in emergenza e, soprattutto, della formazione degli addetti.
Non è un mistero che i settori trasporto stradale e riscaldamento residenziale contribuiscano in misura rilevante alle emissioni nazionali. Nel 2017, il primo è stato responsabile del 21,6% delle emissioni totali di gas serra, del 46,1% di quelle di ossidi di azoto (NOX) e dell’11,2% e del 9,9% di quelle rispettivamente di particolato PM10 e PM2.5. Il secondo mostra invece un contributo emissivo più basso in termini di gas serra (12%) e di ossidi di azoto (6%) ma ha un impatto molto più forte relativamente al particolato dove raggiunge una quota sul totale nazionale emesso del 57% per il PM10 e del 66,9% per il PM2.5.
Possiamo immaginare un futuro in cui l’idrogeno fluisce nelle nostre case come adesso fa il metano? La risposta è tutt’altro che rassicurante: dipende da una serie di verifiche, cioè a patto di sostituire i tubi vecchi del gas con tubi nuovi ben foderati, di cambiare le nostre caldaiette per farle funzionare con un gas dal potere calorifico ben più alto, di installare sensori specifici per idrogeno in casa… Il punto è che ci immaginiamo e desideriamo sempre una rivoluzione: e se per questo aspetto del futuro ci augurassimo, invece, per una volta, una calcolata transizione?