FONTI RINNOVABILI | 150 ARTICOLI
Dopo aver perseguito negli ultimi decenni una politica che incoraggiava l’uscita dal nucleare, seguendo l’esempio tedesco, o, almeno, una riduzione della generazione elettrica da questa fonte, il governo francese ha capito che senza l’atomo non avrebbe potuto traguardare i suoi impegni nella lotta contro il cambiamento climatico.
Giudicando dalla stampa, l’Europa sembra essere sull’orlo di una grande rinascita del nucleare. Alcuni paesi che sembrava avessero abbandonato questa fonte come Svezia, Italia e Paesi Bassi lo stanno oggi riconsiderando. Nuovi reattori sono proposti in altri stati, tra cui la Francia, il Regno Unito, la Polonia e la Repubblica Ceca. Progetti di piccoli reattori modulari (SMRs) sono anche discussi in paesi come Regno Unito, Repubblica Ceca e Romania.
Lo scorso marzo, al summit dell'Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), Ursula von der Leyen ha dichiarato: "La tecnologia nucleare può svolgere un ruolo importante nella transizione energetica", ma ha aggiunto che "la realtà odierna, nella maggior parte dei paesi, è una realtà di lento ma costante declino della quota di mercato" per l'energia da atomo.
L’impianto del PNIEC ricalca per molti versi le versioni precedenti con la vistosa eccezione di riproporre il ritorno al nucleare come fonte di energia. Questo senza che ci sia mai stato alcun dibattito di merito, in un Paese che ha già bocciato il nucleare con due referendum. Ricordiamo che l’ultimo del 2011 era stato indetto dopo il Memorandum of Understanding siglato nel 2009 da Berlusconi e Sarkozy per installare in Italia quattro reattori EPR.
Il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) dell’Italia, presentato dal governo Meloni alla Commissione Europea il 1° luglio 2024, è un documento esaustivo che definisce gli obiettivi energetici e ambientali del Paese fino al 2030. Il piano, aggiornato rispetto alla versione del 2019, si adegua alle nuove normative comunitarie.
A fine giugno 2024 i Ministeri dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) e delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) hanno inviato alla Commissione europea il testo definitivo del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC)
Come in ogni campo dell'esperienza umana nel quale qualche anno di applicazione concreta sul campo è alle spalle, è tempo di farsi delle domande e di utilizzare le corrispondenti risposte, unitamente alle evidenze empiriche, per elaborare una nuova visione di futuro. Così è anche per quanto riguarda il percorso compiuto in questi anni dal permitting statale italiano sulle FER.
Rinnovabili, reti ed accumuli è un trinomio oramai ben noto agli addetti del settore elettrico: un loro sviluppo coordinato nel tempo è essenziale per il raggiungimento degli obiettivi del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), garantendo al contempo una gestione del sistema elettrico in sicurezza ed efficienza.
“Nessun vento è favorevole al marinaio che non sa in qualche porto vuole andare”. Questa citazione di Seneca è una delle mie preferite e penso rappresenti bene la situazione delle rinnovabili nel nostro Paese e possa perciò esserci di aiuto in questa breve riflessione.
La Commissione Europea ha posto progressivi obiettivi di riduzione delle emissioni rispetto al 1990: del 55% al 2030, del 90% al 2040 e il net zero al 2050, prevedendo al 2030 una quota di energia da FER del 40,5% rispetto i consumi finali lordi di energia. In Italia, nel 2022, la quota di produzione da FER registrata sui consumi finali di energia è risultata del 19%: 21,5 punti percentuali al disotto del nuovo target per il 2030.