Le Hydrogen Valley rappresentano un tassello strategico per la transizione energetica dell’Italia, ma il loro sviluppo è ostacolato da una serie di criticità. Nonostante il PNRR abbia stanziato oltre 2,5 miliardi di euro per l’idrogeno, una quota rilevante delle risorse rischia di rimanere inutilizzata a causa della scarsa partecipazione ai bandi e delle difficoltà nell'attuazione dei progetti.

Durante un recente Tavolo di Lavoro promosso da TEHA Group e WAVE (We Add Value), sono emerse diverse criticità e avanzate proposte per superare le sfide attuali e sbloccare il potenziale delle Hydrogen Valley.

Secondo l’analisi di TEHA e WAVE, tra le 57 iniziative ammesse a finanziamento per un totale di 532 milioni di euro, solo 9 hanno completato il processo autorizzativo e l’acquisto di elettrolizzatori, per un valore complessivo di 132 milioni di euro. Nonostante le difficoltà riscontrate, le Hydrogen Valley rappresentano uno dei pochi esempi concreti di sviluppo dell’idrogeno in Europa e possono ricoprire un ruolo importante nel favorire l’innovazione tecnologica.  

Uno dei principali ostacoli è la fragilità della filiera dell’idrogeno, che coinvolge attori interdipendenti – dai produttori agli utilizzatori finali – e soffre della mancanza di sinergie tra progetti e della scarsa integrazione nelle filiere industriali esistenti. Questi fattori rendono il sistema frammentato e rallentano l’adozione di questo vettore energetico, soprattutto perché gli utilizzatori finali necessitano di investimenti in nuove tecnologie o mezzi per impiegarlo. Inoltre, la mancata attuazione di molti accordi stipulati in fase di presentazione dei bandi ha creato uno squilibrio tra domanda e offerta, mettendo a rischio la realizzazione dei progetti finanziati dal PNRR. A complicare ulteriormente il quadro si aggiungono iter autorizzativi complessi, che rallentano lo sviluppo delle iniziative. Il risultato è che 11 progetti hanno già rinunciato ufficialmente ai fondi, aumentando il rischio di un impiego inefficace delle risorse e generando un impatto politico e reputazionale per il Paese.

Un ulteriore ostacolo è rappresentato dal fatto che l’Italia presenta dei costi di produzione dell’idrogeno rinnovabile da rete tra i più elevati in Europa. Ciò è dovuto principalmente al costo dell’elettricità, ma anche ad una formulazione degli atti delegati che penalizzano particolarmente il nostro Paese. La Germania ha accesso ad energia eolica con un capacity factor elevato, mentre Spagna e Francia raggiungeranno prima i threshold indicati dagli atti delegati per ovviare ai vincoli di correlazione geografica e temporale.

Durante il Tavolo di Lavoro, TEHA e i partecipanti hanno concordato sull’esigenza di un cambio di rotta nella gestione delle Hydrogen Valley.

Tra le principali proposte è emersa l’importanza di delineare una “progettazione politica” chiara per le opportunità a maggiore «revolving effect» con allocazione mirata delle risorse OPEX, al fine di colmare il divario competitivo rispetto ai combustibili fossili e generare un impatto positivo sulle filiere tecnologiche.

A questa visione politica deve affiancarsi una governance nazionale strutturata, ispirandosi al modello tedesco, che prevede un coordinamento tra sei ministeri e un continuo aggiornamento sulle evoluzioni del mercato e delle tecnologie.

Questo coordinamento dovrebbe essere supportato anche da una maggiore interazione con le amministrazioni locali, le aziende del territorio e gli enti di ricerca per favorire lo sviluppo di sinergie e di un network funzionale alla distribuzione e all’utilizzo dell’idrogeno prodotto.

Inoltre, è fondamentale adottare politiche che favoriscano l’integrazione dell’intera filiera, dalla produzione alla distribuzione fino al consumo. In questo contesto, il settore dei trasporti può giocare un ruolo strategico, generando in tempi brevi poli di consumo significativi: con un contributo CAPEX inferiore a 100 milioni di euro e un contributo OPEX annuale di circa 20 milioni di euro, è possibile mettere in circolazione circa 200 mezzi pesanti e garantire l’utilizzo di circa 1.500 tonnellate di idrogeno verde non allocate dalle Hydrogen Valley. Questa è l’analisi che TEHA e WAVE hanno condotto, sottolineando la necessità di risorse marginali rispetto agli oltre 2 miliardi previsti dal PNRR per garantire l’operatività dei progetti e il consumo di idrogeno.

L’integrazione tra produzione e consumo deve, tuttavia, evitare una competizione diretta con le alternative fossili e consentire all’idrogeno di diventare un asset strategico in modelli produttivi a maggior valore aggiunto e circolari. Alcuni progetti potrebbero ad esempio sfruttare sinergie con il settore dei biocombustibili, dove l’idrogeno rappresenta un input essenziale.

Il Tavolo di Lavoro ha evidenziato quindi la necessità di un cambio di paradigma nelle politiche sull’idrogeno in Italia. Per trasformare le Hydrogen Valley in un vero motore di sviluppo per l’economia nazionale e la decarbonizzazione dell’industria italiana, servono scelte strategiche chiare: una governance unitaria, la concentrazione delle risorse sui progetti a più alto potenziale, azioni sinergiche lungo l’intera filiera, un dialogo strutturato con le istituzioni e modelli di business innovativi.

Affinché ciò avvenga, è necessario un impegno concreto da parte di istituzioni e industria, con interventi mirati che rendano l'idrogeno una risorsa realmente competitiva e integrata nel sistema produttivo nazionale.