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Deposito nazionale di rifiuti radioattivi: tre motivi per pensare positivo

Solo tre settimane fa, il 30 dicembre scorso, i Ministeri competenti (Sviluppo Economico e Ambiente) hanno rilasciato a SOGIN, l’azienda di Stato responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi, il nulla osta per la pubblicazione della CNAPI, la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee. La mappa indica le zone del territorio italiano che sono adeguate ad ospitare il “deposito nazionale”, vale a dire l’infrastruttura ingegneristica dedicata allo smaltimento controllato e definitivo dei rifiuti a bassa e media radioattività, in parte già prodotti e in parte ancora da produrre da qui al 2070.

Per combattere la sindrome Nimby parliamo meno del “dove” e più del “perché”

Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, gasdotto TAP, stoccaggio della CO2, eolico offshore e agrofotovoltaico. L’Italia è ancora una volta bloccata sulle barricate dei NO e la confusione è tale che è difficile capire quale decarbonizzazione è accettabile da parte dell’opinione pubblica. Con il rischio che per difendere gli interessi locali si perda di vista l’interesse nazionale e il benessere pubblico legato agli obiettivi climatici. Ne parliamo con Rossella Muroni, già presidente di Legambiente e oggi vicepresidente della Commissione Ambiente presso la Camera Dei Deputati.

Economia circolare: l’Italia riuscirà a mantenere il primato?

Sotto il profilo della circolarità, i numeri ci dicono che l’Italia rispetto alle 4 economie europee più grandi registra le migliori performance. Un primato che, tuttavia, rischia di essere perso, se non vengono adottate decise politiche di sostegno alla sua crescita. L’ultimo rapporto del Circular Economy Network, infatti, ha confermato il primo posto dell’Italia, ma segnalando che gli altri paesi crescono più velocemente. Peraltro, sotto la spinta delle politiche europee, altri Stati hanno già assunto iniziative capaci di scuotere in maniera decisa gli operatori del mercato.

Circular Economy Action Plan: cinque anni di economia circolare in Europa

Nel dicembre 2019, la Commissione guidata da Ursula Von der Leyen ha presentato il suo Green Deal europeo, un piano ambizioso che punta a rendere l'economia dell'UE equa, sostenibile e prospera e l'Europa il primo continente climaticamente neutro, garantendo nel contempo che nessuno venga lasciato indietro in questa transizione. Tuttavia, il processo che ha portato all’elaborazione di questa nuova strategia di crescita non è stato semplice, ma piuttosto il risultato di un'evoluzione nel pensiero della Commissione europea e di una serie di sviluppi politici in diverse aree che parte dal 2011, che parallelamente ha visto evolversi anche il concetto di economia circolare.

Rigenerazione dei materiali plastici: l’accordo tra Aliplast e NextChem

Innovazione e sostenibilità sono le chiavi per un cambiamento che garantisca un futuro al nostro Pianeta. Una transizione verso un modello di economia circolare rappresenta una necessità sempre più urgente per minimizzare l’uso delle risorse e risparmiare nell’utilizzo e nella gestione di materie prime. Per raggiungere gli obiettivi europei e globali occorre investire nello sviluppo di soluzioni tecnologiche sempre più innovative e orientate alla sostenibilità, che ci permettano anche di puntare a target sempre più sfidanti.

La via di Fruttagel per lo sviluppo sostenibile

Azienda cooperativa di trasformazione agroindustriale fondata ad Alfonsine (RA) nel 1994, Fruttagel lavora ogni anno oltre 120 mila tonnellate di prodotti ortofrutticoli, di cui il 24% circa biologici certificati, in larga parte conferiti dai propri soci. L’azienda produce bevande a base di frutta e di legumi/cereali, derivati del pomodoro e ortaggi surgelati nei suoi due stabilimenti di Alfonsine e Larino (CB), seguendo tutte le tutte le fasi della filiera, dal campo alla tavola. I prodotti Fruttagel arrivano al consumatore attraverso i canali retail (GD, DO, Indipendente), i servizi di ristorazione collettiva e commerciale, il food service, l’industria e il porta a porta, sia con marchi propri – tra cui Almaverde Bio, Consorzio di cui Fruttagel è socio fondatore – sia con referenze a marchio dei distributori.

Ristorazione sostenibile e circolare: l’esperienza di Camst

Camst è una azienda di ristorazione e di facility services nata a Bologna nel 1945 e oggi presente in tutta Italia e in alcuni Paesi europei (Danimarca, Germania, Spagna e Svizzera) attraverso Camst group. L’impegno nei confronti delle persone e la volontà di crescere in modo sostenibile hanno caratterizzato lo sviluppo della cooperativa nei suoi 75 anni di storia. È in questa ottica che l’azienda ha scelto di aderire all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile, un piano di azione globale che definisce 17 obiettivi da raggiungere per affrontare le grandi sfide del pianeta Terra.

Perché Hera punta sull’economia circolare?

Cinque semplici azioni per fare la differenza: ricicla, riduci, riusa, recupera, rigenera. Così, per Hera, il modello di economia circolare può essere introdotto nelle attività quotidiane delle imprese e nei comportamenti di ogni cittadino. Per la multiutility la sostenibilità ambientale rappresenta da sempre una leva strategica, che produce valore condiviso e ricadute positive sui territori e le comunità servite. Da qualche tempo, inoltre, Hera mette a disposizione l’esperienza e le competenze maturate, a sostegno di altre aziende, offrendo soluzioni per una transizione verso un’economia circolare che aiuti a ridurre costi e sviluppare nuovi ricavi. Ne abbiamo parlato con Presidente Esecutivo, Tomaso Tommasi di Vignano.

La gestione dei rifiuti alla prova dell’economia circolare

Lo scorso marzo, sono stati approvati, in via preliminare, quattro decreti legislativi che recepiscono le Direttive europee del Pacchetto Economia Circolare. Le novità di rilievo sono numerose. Analizziamo le principali.

Innanzitutto, con la nuova definizione di “rifiuto urbano”, tutti i rifiuti simili per qualità agli urbani sono destinati ad essere classificati come urbani, nell’intero territorio nazionale, superando la logica attuale dell’assimilazione, basata su criteri quali le superfici e la tipologia di attività o di rifiuto. L’aumento di produzione dei rifiuti urbani potrebbe essere del 25-30% (8 milioni di tonnellate aggiuntive), per un totale prodotto di 38 milioni di tonnellate/anno.

Rifiuti e sprechi: la demagogia non porterà a nulla

Il concetto di responsabilità ha sempre ispirato e guidato gli Amici della Terra fin dai primi anni della nostra attività a metà degli anni ‘70. Assumersi la responsabilità nella gestione dei rifiuti significa essere consapevoli che questi ultimi li produciamo noi e che dobbiamo essere noi a occuparcene nella comunità a noi più prossima, sia per motivi etici che per motivi ambientali: non è un bene per l’ambiente naturale che materiali potenzialmente dannosi siano trasportati in giro per il mondo e gestiti, trasformati o smaltiti a chilometri di distanza da dove sono stati prodotti.

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