Nel dicembre 2019, la Commissione guidata da Ursula Von der Leyen ha presentato il suo Green Deal europeo, un piano ambizioso che punta a rendere l'economia dell'UE equa, sostenibile e prospera e l'Europa il primo continente climaticamente neutro, garantendo nel contempo che nessuno venga lasciato indietro in questa transizione. Tuttavia, il processo che ha portato all’elaborazione di questa nuova strategia di crescita non è stato semplice, ma piuttosto il risultato di un'evoluzione nel pensiero della Commissione europea e di una serie di sviluppi politici in diverse aree che parte dal 2011, che parallelamente ha visto evolversi anche il concetto di economia circolare.

Il case study "The EU’s Circular Economy Action Plan", pubblicato nel giugno 2020 dalla Ellen Mac Arthur Foundation, si occupa di analizzare l’azione comunitaria in materia di economia circolare riflettendo nello specifico sui passi che la Commissione Europea ha intrapreso per assumere un ruolo guida a livello globale in questo settore. La circolarità offre l'opportunità di separare progressivamente il consumo di risorse dalla crescita economica (il cosiddetto decoupling), riducendo quindi potenzialmente la dipendenza dell'UE dalle materie prime importate e la sua vulnerabilità alla volatilità dei prezzi delle risorse, fornendo al contempo nuove opportunità di business.

L'Unione europea ha adottato un pacchetto sull'economia circolare nel dicembre 2015. Si tratta di una serie di iniziative legislative e non legislative, noto come Piano d'azione per l'economia circolare europea (CEAP), che ha permesso di avviare quella transizione che oggi consente all’Europa di essere il più grande mercato unico al mondo ad essere basato sul principio di circolarità.

Il piano d'azione prevedeva 54 azioni e quattro proposte legislative sui rifiuti. Quest’ultime sono state avanzate dalla Commissione Europea insieme al Piano d'Azione e includevano obiettivi al 2030 e 2035 per quanto riguarda lo smaltimento, il riutilizzo e il riciclo dei prodotti, insieme a nuovi obblighi per la raccolta differenziata di rifiuti tessili e organici. Il piano d'azione copriva diverse aree geografiche, flussi di materiali e settori, inseriva misure trasversali per sostenere questo cambiamento sistemico attraverso l'innovazione e gli investimenti, e annunciava una strategia specifica per la filiera della plastica. Tutte le 54 azioni sono state adottate o attuate entro il 2019 e oggi l'UE è riconosciuta a livello globale come leader in materia di economia circolare.

Come nasce il CEAP? Per arrivare a definire le linee guida in materia di economia circolare e costruire un processo di transizione verso un modello economico efficiente sotto il profilo delle risorse, l'ex commissario europeo dell'ambiente Janez Potočnik ha lanciato, nel giugno 2012, la European Resource Efficiency Platform (EREP). Questa piattaforma di co-progettazione ha riunito parti interessate di diversi settori e numerosi esperti, come la Ellen MacArthur Foundation, Unilever, Veolia, Siemens, l'European Environmental Bureau, l'University College di Londra, l'OCSE, l'UNEP e i ministeri dell'Ambiente di Germania, Danimarca, Italia ed Estonia, tra gli altri.

Sarà però nel luglio 2014 che la Commissione europea adotterà un pacchetto sull'economia circolare avanzato dal Commissario Potočnik e basato sulla tabella di marcia che ha preso il nome di Resource Efficiency Roadmap. Il primo pacchetto comprendeva una serie di iniziative come la revisione della legislazione sui rifiuti, un'iniziativa sugli edifici sostenibili, un piano d'azione per l'imprenditorialità verde e una comunicazione sui posto di lavoro green.

Quando nello stesso anno la Commissione Juncker si insediò, stabilì le priorità politiche per il suo mandato, riconoscendo che una strategia per l'economia circolare avrebbe potuto sbloccare opportunità economiche, promuovendo occupazione, crescita e investimenti. Attraverso una consultazione pubblica, tra maggio e agosto 2015, la direzione generale dell'Ambiente ha raccolto informazioni da 1.500 stakeholders di tutto il settore privato, organizzazioni della società civile e autorità pubbliche: una consultazione pubblica che ha aiutato a identificare i settori prioritari per il piano d'azione. Inoltre, alla conferenza "Closing the loop" del giugno 2015, le parti interessate sono state invitate a contribuire al processo di elaborazione delle politiche. E così, il 2 dicembre 2015, la Commissione ha presentato il suo Piano d'azione per l'economia circolare, comprendente anche quattro proposte legislative sui rifiuti.

A marzo 2019, tutte le 54 azioni del piano sono state attuate o adottate. Queste includevano le direttive previste sui rifiuti urbani e gli imballaggi, ma anche una direttiva non inizialmente prevista sulla plastica monouso, corollario della strategia sulla plastica con cui si intende contrastare l’inquinamento marino. Durante tutto il processo, la Commissione ha dato la priorità al coinvolgimento delle parti interessate dei settori pubblico e privato, delle ONG e della società civile, attraverso consultazioni pubbliche e conferenze e sono state create diverse piattaforme per promuovere lo scambio di buone pratiche e favorire la collaborazione intorno al concetto di economia circolare. Ad esempio, nel 2017, sono state lanciate la piattaforma europea sull'economia circolare e la piattaforma di sostegno finanziario per aumentare la conoscenza e la trasversalità degli attori coinvolti nella transizione.

Per promuovere l'innovazione, inviare un segnale al mercato e sostenere la transizione del settore industriale verso un'economia circolare, tra il 2016 e il 2020 sono stati proposti oltre 10 miliardi di euro di finanziamenti pubblici. I finanziamenti per l'innovazione dell'economia circolare provenivano da diversi programmi dell'UE, tra cui Horizon 2020, la Cohesion Policy, il Fondo europeo per gli investimenti strategici, Innovfin e LIFE. 1,8 miliardi di euro di finanziamenti della Cohesion Policy sono stati forniti alle PMI per l'adozione di tecnologie eco-innovative e almeno 100 milioni di euro sono stati destinati a più di 80 progetti di economia circolare attraverso i finanziamenti LIFE.

Il piano d'azione per l'economia circolare dell'UE ha coinvolto tutta l’economia e ha interessato diverse aree geografiche e i dati ci dicono che parte dell'economia europea sta diventando più circolare. Ad esempio, secondo Eurostat, attività circolari come la riparazione, il riutilizzo e il riciclaggio hanno generato un valore aggiunto di quasi 155 miliardi di euro nel 2017 e tra il 2012 e il 2016 si è registrato anche un aumento del 6% dei posti di lavoro legati all'economia circolare. Inoltre, tra il 2004 e il 2016 il tasso di circolarità complessivo, ovvero la percentuale di materiali recuperati e riciclati utilizzati nella produzione, è passato dal 3,4% all'11,7%. Aumenti che non possono essere attribuiti esclusivamente all'adozione di politiche circolari ma che ne dimostrano l’efficacia.