L’invasione russa dell’Ucraina, il caro energia e la dinamica inflattiva, che si aggiungono alla grave crisi climatica in atto, impongono di accelerare la transizione energetica per uscire dalla dipendenza da gas e fossili. Una dipendenza tossica, che nuoce gravemente anche alla democrazia e ai diritti umani. Per dare risposte strutturali a queste crisi che si intersecano non servono ricette del passato. Bisogna, invece, aumentare la velocità con cui installiamo nuova potenza rinnovabile e con cui investiamo su sistemi di accumulo, autoproduzione, ammodernamento delle reti, efficienza e risparmio energetici.
Sul caro bollette scontiamo il ritardo nella transizione ecologica: se si fosse accelerata l'installazione delle rinnovabili il peso del gas nel nostro mix elettrico sarebbe stato decisamente inferiore. Lo ha spiegato bene il vice presidente della Commissione europea, Frans Timmermans, dicendo che solo un quinto dell'attuale aumento dei prezzi dell’energia può essere attribuito alla crescita del prezzo della CO2 e soprattutto che se avessimo fatto il Green Deal cinque anni fa saremmo meno dipendenti dalle fonti fossili e dal gas e non saremmo in questa situazione.
L’uso crescente dell’usa e getta in plastica, il basso tasso di riciclo e la sua pervasiva dispersione nell’ambiente hanno spinto l’Unione europea ad adottare una Strategia ad hoc nel 2018 e, l’anno successivo, la direttiva Single Use Plastics (Sup). Iniziative che hanno fatto seguito all’allarme delle Nazioni Unite sull’inquinamento da plastica. Secondo l’Onu, infatti, ogni anno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono nei mari del globo, scomponendosi in pezzi sempre più piccoli.
Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, gasdotto TAP, stoccaggio della CO2, eolico offshore e agrofotovoltaico. L’Italia è ancora una volta bloccata sulle barricate dei NO e la confusione è tale che è difficile capire quale decarbonizzazione è accettabile da parte dell’opinione pubblica. Con il rischio che per difendere gli interessi locali si perda di vista l’interesse nazionale e il benessere pubblico legato agli obiettivi climatici. Ne parliamo con Rossella Muroni, già presidente di Legambiente e oggi vicepresidente della Commissione Ambiente presso la Camera Dei Deputati.
Con l’arrivo dei finanziamenti legati al Recovery Fund e la pubblicazione della prima bozza di linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, l’Italia sembra finalmente orientata a investire nella transizione ecologica. Una battaglia che negli ultimi anni ha riscosso grande interesse presso l’opinione pubblica ma che ha attecchito poco a livello politico. Ne abbiamo parlato con Rossella Muroni,