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La risorsa idrica rappresenta un elemento strategico per lo sviluppo dell’economia italiana, un driver di competitività che va tutelato in maniera sostenibile. Una delle maggiori sfide nell’ambito della gestione dell’acqua è rappresentata dalla continua modifica della disponibilità della risorsa, per quantità e qualità, accentuata dai cambiamenti climatici, con effetti che vanno dalle importanti variazioni dei regimi pluviometrici all’intensificazione dei fenomeni meteo estremi, oltre che dalla normativa sempre più stringente a tutela dai microinquinanti di nuova generazione.
L’emergenza idrica è tra i rischi a maggior impatto per il pianeta. La domanda mondiale di acqua è, infatti, prevista in aumento del 30% nei prossimi 30 anni, in considerazione della rapida crescita demografica ed economica, con un incremento repentino nei prossimi due decenni. Emerge dunque la necessità di elaborare politiche per una gestione sostenibile delle risorse idriche.
Pochi se ne sono accorti, ma quest’anno ricorre il trentesimo anniversario della “legge Galli” (l.36/1994), la legge che trasformò radicalmente il sistema di gestione dei servizi idrici in Italia. Il compleanno ci dà l’occasione per un bilancio di quella riforma, e insieme per riflettere sull’adeguatezza di quel modello a fronte delle sfide che il settore ha di fronte, in primis quelle derivanti dal cambiamento climatico.
L’acqua è un elemento vitale e da sempre regola la vita sulla Terra, disciplinandone gli equilibri. Negli ultimi decenni i mutamenti nel clima globale hanno avuto conseguenze significative sul ciclo dell’acqua e sulle risorse idriche del pianeta. Eventi meteorologici estremi, come inondazioni e siccità, sono sempre più frequenti e intensi, comportando impatti negativi in tutto il mondo.
Con un deficit di precipitazione registrato su scala nazionale pari a circa il -24% rispetto alla media 1951-2020, il 2022 è stato uno degli anni più avari di precipitazioni negli ultimi anni. Le fasi siccitose, ormai sempre più frequenti, sono il sintomo di un mutamento nelle dinamiche climatiche, con ripercussioni evidenti anche sul ciclo idrologico.
Il primo elemento che occorre constatare è come non si disponga di soluzioni uniche, capaci di rispondere alle esigenze della domanda di energia in Europa. Il mondo della ricerca, ben rappresentato nel nostro convegno svoltosi all’interno della manifestazione K.EY Energy, ci dice che vi è molta incertezza su quale sia il percorso migliore per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione. Dall’altra, le scelte politiche – soprattutto a livello europeo – sembrano non avere dubbi su quale sia questo percorso, rendendo assai difficile trovare un compromesso condiviso tra la politica, che regola, e l’industria, che agisce sul campo.
Il servizio idrico ha cambiato marcia negli ultimi dieci anni. La regolazione ARERA, l’avvio e l’operatività degli enti di governo d’ambito e l’affermarsi della gestione industriale disegnano quella che, in più occasioni, abbiamo chiamato “rivoluzione industriale” delle regole. Un percorso nato per affrancare la gestione dell’acqua dall’ingerenza e dai bilanci dei Comuni per restituire al Paese operatori in grado di esprimere economie di scala e competenze, chiudere le distanze nella qualità del servizio e negli investimenti che ancora ci separano dall’Europa che conta.
Dal quadro descritto dal Blue Book della Fondazione Utilitatis, presentato il 22 marzo in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, si evince innanzitutto l’urgenza di agire per contrastare gli effetti del cambiamento climatico e mettere in atto azioni concrete di risposta alle crisi climatiche già in corso. Grazie anche alle nuove ulteriori collaborazioni rispetto all’edizione precedente, è stato possibile mappare le zone colpite da siccità estrema e individuare puntualmente gli incrementi di temperatura medi che si sono verificati negli ultimi anni. Il Mediterraneo è un hotspot del cambiamento climatico, ovvero una delle zone del mondo che subirà maggiormente gli effetti del riscaldamento globale, in quanto più vulnerabile di altre zone del continente.
Non è più possibile rimandare un dibattito serio e approfondito sulla risorsa acqua. Oggi, a maggior ragione, i cambiamenti climatici ci spingono a riflettere con estrema urgenza sulla gestione di una risorsa tanto preziosa quanto sempre più scarsa. Il 2022, infatti, rappresenta l’anno più caldo e meno piovoso della storia italiana, con anomalie termiche che hanno raggiunto i +2,7 °C rispetto alla media 1981-2010 e anomalie pluviometriche che sono state pari a -48 mm nell’anno.
Ancora oggi, a quasi un anno di distanza, non so dire cosa abbia attirato la mia attenzione. Era un giorno di luglio, contavo i giorni alle mie vacanze in Finlandia e scorrevo rapidamente le foto del giorno sul portale dell’Ansa. Clic, clic, clic, sempre più velocemente, senza nemmeno avere il tempo di guardarle davvero, quelle immagini. Poi, all’improvviso, mi sono fermata. Ancora, oggi, non so spiegare bene perché, ma quella foto aveva qualcosa di strano.