Dal quadro descritto dal Blue Book della Fondazione Utilitatis, presentato il 22 marzo in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, si evince innanzitutto l’urgenza di agire per contrastare gli effetti del cambiamento climatico e mettere in atto azioni concrete di risposta alle crisi climatiche già in corso. Grazie anche alle nuove ulteriori collaborazioni rispetto all’edizione precedente, è stato possibile mappare le zone colpite da siccità estrema e individuare puntualmente gli incrementi di temperatura medi che si sono verificati negli ultimi anni. Il Mediterraneo è un hotspot del cambiamento climatico, ovvero una delle zone del mondo che subirà maggiormente gli effetti del riscaldamento globale, in quanto più vulnerabile di altre zone del continente. Negli ultimi 70 anni, una porzione sempre crescente di territorio italiano è stata interessata da fenomeni di siccità estrema su scala nazionale, mentre nel periodo 1991-2020 la disponibilità di risorsa idrica rinnovabile naturale, nell’intorno dei 133 miliardi di metri cubi, ha registrato una diminuzione di circa il 20% rispetto al periodo 1921-1950.

 

 

 

 

Disponibilità di risorsa idrica rinnovabile naturale sull’Italia, riportata per medie climatologiche trentennali successive e come LTAA (long term annual average) sul periodo 1951-2021

Fonte: ISPRA, elaborazioni su dati BIGBANG 6.0 e su dati CNA

Lo studio evidenzia dunque che le cause delle crisi idriche sono sì certamente da ricondurre alla crisi climatica, ma anche a fattori di vulnerabilità del settore che si devono necessariamente superare. Se è vero che molte delle conseguenze delle crisi idriche sono state attenuate grazie all’intervento efficace di diversi soggetti, non solo gestori ma ad esempio il Servizio Nazionale della Protezione civile, Autorità di bacino, Enti territoriali, è necessario attuare una strategia operativa che combini alle misure di breve termine (quali l’utilizzo autobotti, serbatoi, nuove interconnessioni), orientate prevalentemente alla minimizzazione degli impatti e dei disagi alla popolazione, degli interventi di medio-lungo termine anche infrastrutturali, finalizzati a migliorare la resilienza dei sistemi di approvvigionamento idrico.

I dati del comparto confermano comunque numeri e segnali importanti. Gli investimenti risultano ancora cresciuti, pur con differenze a seconda delle tipologie di gestione e delle aree del Paese. Nel 2021 gli interventi effettuati dai gestori industriali si sono attestati   su 56 euro per abitante, valore in aumento rispetto al 2020 (quando si attestavano a 54 euro per abitante), confermando il trend di crescita cominciato nel 2012, anno di avvento della regolazione indipendente da parte dell’ARERA. Da allora gli investimenti si possono dire incrementati del 70%, ma purtroppo ancora sotto la media quinquennale europea che al 2021 risulta pari a 82 euro per abitante. Di altro standard, invece, rimangono gli investimenti realizzati dalle gestioni in economia, che nel quinquennio 2016-2021 si sono attestati mediamente a                8 euro per abitante.

Investimenti realizzati dai gestori industriali (sottoinsieme serie storica) –(euro/AB, Anni 2012-2023)

Fonte: Utilitatis su dati gestori

Viene confermato il divario tra il Meridione e il resto del Paese, anche se al Sud la situazione di attuazione di governance – fondamentale per l’affidamento del servizio a gestori industriali in grado di mettere a terra i grossi investimenti – sembra aver dato alcuni segnali positivi. Il divario odierno parte dagli investimenti realizzati che hanno un riflesso anche sulla qualità del servizio.

Con riferimento all’anno 2021, il Centro Italia ha difatti investito un ammontare pari a 75 euro per abitante, le zone del Nord Ovest e del Nord Est si sono dimostrate quasi allineate tra loro, con valori rispettivamente di 53 e 56 euro per abitante, mentre al Sud gli investimenti pro capite sono risultati sensibilmente più bassi, ovvero di 32 euro per abitante.

Per quanto riguarda i dati di qualità tecnica del servizio sul periodo 2016-2021, relativi alle sole gestioni industriali, si osserva un generale miglioramento. Un esempio sono le perdite di rete, da circa il 44% del 2016 al 41% del 2021, o la frequenza degli allagamenti e/o sversamenti da fognatura, dai 12 ogni 100 km di rete del 2016 ai 5 del 2021. Tuttavia, vi sono performance differenti tra il Nord e il Sud del Paese come nel caso del numero di interruzioni del servizio, che nel Meridione risulta superiore di 2 ordini di grandezza rispetto al Nord, o le perdite di rete, che nelle regioni del Sud si attestano a circa il 47% , contro il 31% del Nord-Ovest.

Crisi climatica e stato del servizio appena descritti, evidenziano, quindi, come tutto il settore sia chiamato sempre più a un approccio preventivo alla gestione della risorsa, nonché al coinvolgimento e coordinamento dei soggetti competenti per l’attuazione di strategie comuni e integrate. In sostanza, il sistema deve necessariamente superare le attuali criticità gestionali e implementare, attraverso investimenti e l’uso di tecnologie avanzate, un sistema che permetta di utilizzare l’acqua in maniera efficiente e che abbia caratteristiche di resilienza e con un approccio preventivo, nel quale Raccolta, Ripristino, Riuso e Riduzione costituiscano le azioni necessarie per la circolarità della risorsa.

Il Blue Book 2023 della Fondazione Utilitatis comprende le collaborazioni di – in ordine di collocazione dei contributi nel volume – ISPRA, Istat, Dipartimento della Protezione Civile, Autorità di Bacino, Cassa Depositi e Prestiti e The European House – Ambrosetti.