Anche quest’anno il ponderoso volume del World Energy Outlook (WEO) dell’AIE (810 pagine) è arrivato puntuale con il suo carico di numeri, analisi, proiezioni, considerazioni. Per chi si occupa di energia il WEO è sicuramente una preziosa miniera di informazioni, ma al di sopra di tutto nell’edizione di quest’anno troneggia in modo sempre più chiaro un messaggio: vorremmo, si potrebbe, non ci stiamo riuscendo. Forse sarebbe più onesto dire: non ci riusciremo. Stiamo parlando ovviamente della lotta ai cambiamenti climatici in quanto da tempo ormai la politica energetica è sottoposta all’imperativo di riuscire a soddisfare la domanda di energia riducendo le emissioni di gas serra di cui la produzione e l’impiego delle fonti energetiche sono di gran lunga i principali responsabili.

Il messaggio “vorremmo” non è altro che l’obiettivo dell’accordo di Parigi del 2015 che prevede di impedire che l’incremento di temperatura rispetto al periodo pre-industriale superi i 2°C e di fare anzi tutti gli sforzi perché non superi 1,5°C. Ovviamente il WEO condivide totalmente questo obiettivo-desiderio e gli dedica molta attenzione menzionando l’Accordo 26 volte.

Il “si potrebbe” si basa su un esercizio di simulazione a ritroso: partendo dai modelli attualmente disponibili, si calcola il tetto di emissioni cumulate ancora possibili per non superare il traguardo desiderato (2 o 1,5°C ), dopo di che si mostra come con una combinazione di riduzione della domanda, di sviluppo delle fonti rinnovabili, di ricorso a tecnologie di cattura e sequestro della CO2 e di altre misure sarebbe possibile non superare il limite di emissioni prestabilito, rimanendo poi in una situazione “climate neutral” (obiettivo programmatico dichiarato dall’UE nel suo recente documento “A Clean Planet for all”). Lo scenario “Sviluppo sostenibile” (SDS) del WEO adotta appunto questo tipo di procedimento per dimostrare che “si potrebbe”. Va anche segnalato che lo scenario SDS opportunamente ricorda che la sostenibilità include altre preoccupazioni tra le quali il WEO pone l’obiettivo di raggiungere l’accesso universale all’energia elettrica e a sistemi di cucina moderni.

Il messaggio “non ci stiamo riuscendo” si riferisce sia al passato che alle prospettive. Il WEO ricorda fin dalle prime righe che “le emissioni legate all’energia hanno raggiunto un altro picco storico nel 2018” (+1,9% rispetto al 2017). Ma ancora più preoccupante è il loro andamento atteso. Come da tradizione, il WEO considera tre scenari: lo Scenario a politiche correnti (CPS), lo Scenario “a politiche dichiarate” (denominato Stated Policies Scenario chiamato anche STEPS) e il già menzionato dello “Sviluppo Sostenibile” (SDS). Come già ricordato, lo scenario SDS è una costruzione teorica dell’Agenzia. Lo scenario CPS corrisponde a mantenere invariate le politiche attuali, mentre lo scenario STEPS (fino all’edizione del 2018 denominato New Policies Scenario) ipotizza che vengano attuate tutte le politiche che gli Stati hanno dichiarato di voler mettere in opera. Nei fatti alcuni Stati hanno dimostrato di fare fatica a mantenere gli impegni presi. Ben pochi sono andati oltre. Ne deriva che ad oggi anche fare riferimento allo scenario STEPS appare un po’ ottimistico, pur essendo quello privilegiato dal WEO. Accettando comunque di prendere a riferimento questo scenario, non è in vista il raggiungimento del picco di emissione da combustibili fossili neppure nel 2040 (vedi tab. 1).

Tab. 1- Emissioni di CO2 da combustione dei combustibili fossili

Fonte: Elaborazione di RiEnergia su dati © OECD/IEA 2019 World Energy Outlook, IEA Publishing. Licence: www.iea.org/t&c

La ragione di questo risultato è piuttosto semplice. La crescita della popolazione e del benessere mondiale richiedono più energia malgrado gli sforzi per promuovere l’efficienza energetica, come testimoniano le previsioni del WEO. Inoltre, le fonti fossili, anche se con un peso leggermente inferiore a quello di oggi, continueranno a pesare per circa ¾ del totale nello scenario di riferimento (vedi tab. 2). E’ ben vero che secondo lo scenario STEPS del WEO il carbone, cioè il combustibile fossile a più alta emissione di CO2 per unità di energia, dovrebbe perdere un po’ di peso a vantaggio soprattutto del gas, ma tale riduzione non è sufficiente a compensare la crescita complessiva dei consumi di fonti fossili.

Tab. 2 – Evoluzione della domanda e dell'impiego di combustibili fossili al 2040 (Mtep)

Fonte: Elaborazione di RiEnergia su dati © OECD/IEA WEO 2014-2019

A fronte di questi dati viene quindi spontaneo chiedersi se l’evoluzione attesa nello scenario STEPS potrà essere rovesciata fino al punto da conseguire l’obiettivo proclamato di voler contenere la crescita della temperatura media mondiale al di sotto dei 2°C. La risposta sembra dover essere negativa per due ragioni tra loro collegate.

In primo luogo, i paesi con ampio potenziale di crescita (economica e di emissioni) non si sono sbilanciati finora con promesse di rovesciare rapidamente il loro trend di crescita delle emissioni. Molti, infatti, nell’Accordo di Parigi hanno promesso di ridurre l’intensità carbonica del loro PIL o rispetto a un tetto molto alto, ma questo non significa che si siano impegnati a ridurre il valore assoluto delle emissioni (vedi tab. 3). Si prenda il caso della Cina che ha promesso di ridurre la sua intensità carbonica del 60-65% nel 2030 rispetto al 2005. In teoria sembra un impegno molto gravoso, in pratica al pur “basso” ritmo di crescita attuale del PIL cinese (intorno al 6%), questo le consentirebbe di accrescere ancora le proprie emissioni da combustione di combustibili fossili tra 2,5 e 4,5 miliardi di tonnellate di CO2 (Gt CO2) dopo averle già aumentate da 5,4 a 9,3 Gt tra il 2005 e il 2017 (a titolo di confronto si tenga presente che l’intera UE ha emesso nel 2017 3,3 Gt di CO2 da combustione di combustibili fossili).

In secondo luogo le trasformazioni richieste richiedono tempo e devono fare i conti con l’accettabilità sociale di misure che tendono a rendere più costosi per i consumatori i combustibili fossili (per uso trasporti o residenziali) o l’elettricità acquistata. Le rivolte contro l’aumento del prezzo dei carburanti o dell’elettricità in paesi così diversi come la Francia, l’Iran o il Cile ricordano a tutti che un conto è accettare l’idea che bisogna fare ogni sforzo per lottare contro i cambiamenti climatici e un altro è accettarne le conseguenze.

Tab. 3 - Impegni di riduzione delle emissioni nell'Accordo di Parigi al 2030

Fonte: AIE, CO2 emissions from fossil fuels, Ed. 2019

Dire che è poco probabile che si riesca a ridurre rapidamente le emissioni in modo sufficiente per stare al di sotto dei due gradi non vuol dire che allora tanto vale rinunciare ad impegnarsi.  Al contrario, dal WEO 2019 emerge implicitamente un invito a fare il massimo sforzo per la mitigazione delle emissioni, ma a pensare anche all’adattamento e soprattutto a promuovere lo sviluppo sostenibile, cioè a promuovere la riduzione delle emissioni pensando nello stesso tempo allo sviluppo economico e ai problemi sociali. Questo messaggio andrebbe probabilmente raccolto anzitutto dall’UE che ha appena lanciato il suo green new dealche non può essere portato avanti in modo isolato né all’interno né ignorando la realtà internazionale.