Anche se l’UE non imporrà un embargo totale al petrolio russo, le sanzioni ad oggi decise avranno comunque effetti molto pesanti sull’industria Oil&Gas di Mosca. Prima di tutto, per le compagnie russe sarà particolarmente difficile assicurarsi linee di credito internazionali e questo rappresenta un problema dato che queste ultime hanno tassi di interesse di gran lunga inferiori a quelli oggi praticati sul mercato russo che sono arrivati a toccare il 20%. Un dato senza precedenti.
Il passaggio della Cina da esportatore netto a importatore netto di petrolio avvenuto a metà degli anni ‘90 ha certamente rappresentato uno dei momenti topici nel mercato petrolifero delle ultime tre decadi. Da lì, spinta da una apparentemente instancabile crescita economica, Pechino ha costantemente accresciuto la propria posizione nel mercato globale, fino al punto di superare gli Stati Uniti come maggiore importatore di petrolio a partire dal 2017. In tale contesto, soprattutto dal 2004 in avanti, la Cina ha messo in atto un significativo sforzo di diversificazione, sia per quanto riguarda l’origine che le vie di transito del petrolio, nell’ottica di mantenere una certa capacità di resilienza di fronte a situazioni di riduzione nella capacità di offerta dei principali partner petroliferi.
Il conflitto russo-ucraino ha radicalmente cambiato il panorama degli scambi internazionali di combustibili fossili. L’Unione Europea ha improvvisamente realizzato che il suo livello di dipendenza dal gas, dal petrolio e dal carbone proveniente dalla Russia è politicamente insostenibile, e incompatibile con la piena sovranità della sua politica estera. Sebbene la Russia non abbia inizialmente affatto minacciato l’interruzione delle forniture, è l’Unione Europea che si sta muovendo, seppure a fatica, nella direzione di ridurre drasticamente le importazioni di petrolio e gas russo, mentre le importazioni di carbone verranno interrotte a partire da agosto.
A differenza degli altri pacchetti di sanzioni imposti dall’Unione Europea, sembra che il sesto – relativo all’embargo del petrolio e dei prodotti petroliferi russi - stia dividendo gli stati membri e non sia di facile attuazione. Quali sono le vere ragioni che non rendono praticabile quest’opzione e che esulano dalla mera opposizione di alcuni paesi come l’Ungheria? Ce lo spiega in una lunga e puntuale intervista Salvatore Carollo, Oil and Energy Analyst and Trader.