La produzione di elettricità, sostanzialmente a partire dal Dopoguerra, è stata resa possibile soprattutto grazie allo sfruttamento delle risorse di origine fossile (petrolio, gas e carbone) che hanno alimentato le grandi centrali termoelettriche fino ai giorni nostri. Il carbone, in maniera particolare, ha giocato un ruolo da protagonista nell’elettrificazione del pianeta, grazie alla facilità di trasporto e al costo relativamente contenuto rispetto ad altre fonti. Il rovescio della medaglia, di cui tuttavia si è preso coscienza troppo tardi, è che questa modalità di produzione elettrica ha un costo decisamente troppo elevato in termini di emissioni inquinanti.
La riduzione della CO2 nei trasporti è un obiettivo ambientale legato alla lotta ai cambiamenti climatici ed è cosa ben differente da quello della qualità dell’aria, che riguarda invece particolari tipi di inquinanti dannosi per l’uomo. Il primo è un obiettivo di lungo periodo che va affrontato con azioni coordinate a livello globale, mentre per il secondo servono risposte immediate a livello locale.
L'Unione Europea è nel mondo la regione economica che più di nessun'altra ha fatto della protezione dell'ambiente una forte priorità. Non deve dunque sorprendere che la lotta all’inquinamento urbano faccia parte delle strategie dell'UE. In particolare stiamo assistendo a una focalizzazione sull'inquinamento dovuto al traffico urbano. Di là dalla problematica certamente molto rilevante del rumore, la principale fonte di preoccupazione ambientale è l'inquinamento atmosferico causato dall'utilizzo dell'energia fossile nei motori termici. È quindi sul piano dell’energia che occorre cercare in primis la soluzione.
Nella fase di transizione che sta attraversando il sistema dei trasporti a livello mondiale il tradizionale motore a combustione interna compare spesso nel ruolo di imputato per le sue emissioni di sostanze tossiche e di gas ad effetto serra. Questo atteggiamento di diffidenza, particolarmente accentuato circa i motori diesel, ha raggiunto il suo apice negli ultimi tre anni a seguito dello scandalo cosiddetto “Dieselgate”. In realtà, varie ragioni hanno contribuito a minarne la fama, incentivando la ricerca di soluzioni alternative per una propulsione sostenibile.