Negli ultimi 150 anni il sistema industriale predominante è rimasto invariato, basato sul modello lineare di produzione e consumo cosiddetto “take-make-dispose”, in cui i beni sono prodotti a partire da materie prime estratte ex novo, sono venduti, utilizzati (spesso neppure sfruttandone appieno le potenzialità) e infine eliminati come rifiuti.
Negli anni più recenti, si è avviata una fase di transizione, caratterizzata da un ripensamento dei modelli di business e spinta anche dal bisogno di ridurre la dipendenza del business stesso, in termini di crescita e profitti, da risorse tradizionalmente economiche, la cui disponibilità è sempre stata ritenuta illimitata. La scoperta che, al contrario, molte di queste stiano diventando sempre più scarse (si pensi ad esempio alle terre rare), rendendo più concreti i rischi potenziali di business continuity, associata ad altri trend globali non più ignorabili, ha fatto sì che il modello tradizionale fosse messo in discussione.
Un impianto in grado di trasformare circa 135.000 tonnellate di rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata in 7,5 mil. di mc di biometano, combustibile rinnovabile al 100% che verrà immesso in rete sia per uso domestico sia per autotrasporto. Il tutto in un’ottica che rispecchia i valori dell’economia circolare. È quello che verrà realizzato entro il 2018 dal Gruppo Hera, prima multiutility in Italia ad avviare un progetto simile, grazie a un investimento di 30 di mil. di euro. L’impianto, sviluppato dalla controllata Herambiente, sorgerà a Sant’Agata Bolognese, in provincia di Bologna, nel sito di compostaggio già attivo, e al biometano affiancherà la produzione di 20.000 tonnellate di compost, un fertilizzante naturale di alta qualità.
L’Italia oggi sta vivendo un nuovo protagonismo nel settore dell’economia circolare. Non è più il paese dell’emergenza rifiuti, ma può contare sull’attività di tanti campioni dell’economia circolare Made in Italy – tra amministrazioni, piccole e medie imprese, aziende, start-up - che già percorrono questa strada e che recuperano o utilizzano materie prime seconde che fino a ieri finivano in discarica. Ed è proprio questo il punto di forza dell’economia circolare che, a differenza di quella lineare, dà vita a un processo di autogenerazione in cui tutte le attività sono organizzate in modo che i rifiuti di qualcuno diventino risorse per qualcun altro. Ecco allora che guardando con più attenzione la nostra Italia scopriremo che negli anni la Penisola è diventata culla di buone pratiche ed esperienze innovative che vanno in questa direzione, ottimizzando virtuosamente la raccolta differenziata, il riutilizzo, il riuso, il riciclo e la riparazione di prodotti.