Garantirsi la disponibilità e l’approvvigionamento sicuro dei minerali critici si sta imponendo come priorità sia per gli operatori industriali del settore sia per il futuro del percorso di transizione energetica. Per evitare di dipendere totalmente da quei paesi che queste risorse le detengono, a volte anche in forma quasi monopolistica, è necessario agire su tre principali linee di azione indicate anche a livello europeo: riciclo, recupero e estrazione, oltre a sviluppo tecnologico per ridurre i fabbisogni e individuare materiali alternativi. Anche l’industria italiana è consapevole di questa sfida e ad accompagnarla in questo processo vi è il supporto dell’Osservatorio Italiano Materie prime Critiche Energia (OIMCE), l’iniziativa nata un anno fa dalla collaborazione  WEC Italia - Comitato Nazionale Italiano del World Energy Council ed Assorisorse - Associazione di Confindustria per le Risorse Naturali ed Energie sostenibili. Dell’impegno di OIMCE e delle principali questioni che ruotano intorno a questa materia, ne abbiamo parlato con l’Ing. Giuseppe Montesano, coordinatore dell’Osservatorio.

La transizione ha sempre più bisogno di alcuni metalli e di materiali critici, per lo più ubicati in paesi extraeuropei che, in alcuni casi ne detengono, il monopolio. Da qui, la necessità di mettere in atto sistemi di recupero e riciclo? Come fare? Cosa si può recuperare e in che modo?

Il tema ha assunto negli anni sempre maggiore rilevanza. A livello europeo, il riferimento è il Critical Raw Material Act che definisce in sostanza una strategia comunitaria per costruire una indipendenza strategica rispetto al fabbisogno dei materiali che sono necessari in particolare per la transizione energetica. Nell’ambito di questo strategia,  un ruolo significativo viene attribuito al recupero e al riciclo, da cui dovrebbe derivare il 25% del fabbisogno europeo di materie prime strategiche.

Si tratta in sostanza di recuperare dalle apparecchiature esistenti quei materiali che possono essere utilizzati per nuove apparecchiature. Mi riferisco ai rifiuti derivanti da dispositivi elettrici ed elettronici, dal riciclo delle batterie, dai catalizzatori esausti e anche dai pannelli fotovoltaici e dagli aerogeneratori. Si tratta di un’ampia gamma di apparecchiature, da cui attraverso processi tecnologici tipicamente chimici è possibile recuperare materiali come rame, nichel, cobalto, litio, terre rare, silicio. Ovvero quei materiali utili per le apparecchiature elettriche che supportano la transizione energetica.

In Italia a che punto siamo: potenzialità, prospettive e criticità del nostro paese?

Relativamente al nostro paese, OIMCE ha condotto in questi mesi un approfondimento sul tema, attenzionando il potenziale del recupero dai RAEE, dalle batterie, dai catalizzatori, dagli aereogeneratori e dai pannelli fotovoltaici. Il risultato a cui siamo giunti è che, in particolare per quanto riguarda i RAEE, non sembra esserci un grande potenziale di riciclo rispetto al fabbisogno. Il che si spiega in ragione di un tasso relativamente basso di recupero dei materiali e della complessità delle tecnologie e dei relativi costi.  Appaiono, invece, più promettenti le prospettive di recupero da batterie, catalizzatori, aereogeneratori e pannelli fotovoltaici. Le potenzialità e le prospettive sono quindi diversificate in base alla fonte. Quello che è sicuramente necessario è creare le condizioni perché possano essere realizzati gli investimenti per gli impianti di recupero, la cui realizzazione diventa imprescindibile e che nel nostro paese devono essere sviluppati su grande scala.

Al recupero e al riciclo si aggiunge un altro comparto, fondamentale per espandere l’offerta di minerali critici: la ricerca e l’estrazione mineraria.

Anche quello dell’estrazione è un tema di approfondimento e analisi da parte di OIMCE. In questo caso però, il primo passo che deve essere compiuto è quello di fare o rifare una mappatura del potenziale minerario presente in Italia, finalizzata a individuare, in primis, la disponibilità di questi materiali. Ad oggi, in Italia esiste una mappatura accurata dello stato dell’arte, ma purtroppo è datata e risale a diversi anni fa e non è puntuale sull’individuazione della disponibilità di questi materiali che spesso si trovano come sottoprodotti o prodotti secondari rispetto a quelli che erano finora tradizionalmente tipici prodotti minerari. Dopo averne individuato le potenzialità, serve mettere in campo processi estrattivi che siano efficienti da un punto di vista economico e ambientale e creare le condizioni perché le aziende possano investirci.

Vista quindi la necessità imminente di questi materiali, è necessario agire in tempi brevi e in maniera efficiente. Serve un maggiore impegno da parte di tutti gli stakeholder interessati. In questo quadro quale è il ruolo di OIMCE?

Il primo obiettivo che  OIMCE ha cercato di portare avanti in questo primo anno di vita è stato quello di  offrire una piattaforma e una opportunità di dialogo fra i vari stakeholder interessati ai critical raw materials per l’energia. Nell’ambito dell’osservatorio si possono scambiare esperienze e mettere a disposizione informazioni. L’Osservatorio, poi, vuole svolgere una serie di approfondimenti tematici e diffonderne e divulgarne i risultati, come lo studio sul recupero e il riciclo dimostra. Si tratta di un lavoro di approfondimento che non vuole replicare quanto già fatto a livello istituzionale nei tavoli creati dal Ministero delle imprese e del Made in Italy, ma piuttosto essere complementare ad esso. Il tutto per chiarire il quadro d’insieme necessario per dare impulso agli investimenti per concretizzare la capacità dell’Italia di soddisfare almeno in parte il fabbisogno di questi materiali.

A tal proposito, a breve come OIMCE vorremmo condurre un’analisi di tipo scenaristico su quelli che possono essere i fabbisogni del nostro paese, per capire, ad esempio, se è più conveniente per l’Italia approvvigionarsi di queste materie prime oppure pensare di impostare il raggiungimento degli obiettivi prefissati nel PNIEC sulla base di un’acquisizione di apparecchiature realizzate da altri paesi. Si tratta di un aspetto che riteniamo essere un importante elemento di scelta per acquisire autonomia strategica che sia anche economicamente sostenibile.