Il 2019 potrebbe essere un anno fondamentale per ripensare il ruolo delle materie plastiche nella società attuale. Se da una parte la sua versatilità si sposa bene in applicazioni di alto livello in ambito medico, elettronico, automobilistico, dall’altra, la plastica, è stata spesso categorizzata come simbolo di un’economia dell’eccesso che ha fatto dei fast-moving-consumer-good un’ancora di salvataggio dando vita alla società dell’usa e getta che ha letteralmente inondato il mondo di rifiuti.
Il quadro nazionale relativo al governo dei rifiuti urbani deve affrontare a breve un profondo rinnovamento a seguito della pubblicazione nel luglio 2018 nella sua versione definitiva del “Pacchetto sull’Economia Circolare”, significativamente sottotitolato “un programma Rifiuti Zero per l’Europa” a testimoniare il solido legame reciproco tra visione circolare di una economia efficientata a livello UE e l’implementazione delle strategie Rifiuti Zero, che ne possono essere lo strumento attuativo nei programmi locali.
Acqua ed energia sono strettamente interdipendenti: in quanto importanti consumatori l’una dell’altra, le scelte compiute in un campo hanno conseguenze dirette o indirette sull’altro. Da un lato, l’energia è indispensabile per l’estrazione, il trattamento e la distribuzione dell’acqua: basti pensare che l’elettricità conta per un 5-30% (stima) dei costi operativi totali delle utilities che operano in ambito idrico. Dall’altro, l’acqua è necessaria per produrre, trasportare e utilizzare quasi tutte le forme di energia. I prelievi di acqua dolce per la produzione di energia contano per circa il 15% del consumo mondiale di acqua, percentuale che è attesa aumentare al 20% entro il 2035 (IEA, 2013, ultimo dato disponibile).
Orders for new nuclear power plants have been in short supply for more than 30 years. This is despite a number of predictions that a renaissance in ordering, driven by new lower cost nuclear technologies and the need to replace fossil fuel generation with lower-carbon generation. With the majority of the world’s reactor near or beyond their design life and despite life-time extensions being allowed in some countries, the prospect is that nuclear capacity will begin to decline sharply as existing reactors are retired and are not replaced by new ones.
Nonostante i proclami di una rinascita nucleare, dettati dalla disponibilità di nuove tecnologie a basso costo e dalla necessità di rimpiazzare i combustibili fossili con una generazione elettrica low-carbon, gli ordini di nuove centrali nucleari scarseggiano. E non da oggi ma da 30 anni a questa parte. Con la maggior parte dei reattori prossimi al fine vita, se non già oltre, e nonostante le proroghe concesse in alcuni paesi, si prospetta un consistente calo della capacità di produzione elettrica da nucleare nei prossimi anni.
Da almeno una quindicina di anni sempre più spesso si parla di idrocarburi non convenzionali. In molti casi, la provenienza di questi particolari idrocarburi ha generato, anche nel pubblico attento e di buona cultura, qualche problema legato alla comprensione della natura di questa risorsa energetica primaria. In altri termini, cosa significa non convenzionali? A quali ulteriori rischi ci espongono? Dopo aver precisato che, dal punto di vista della composizione chimica, del contenuto energetico e del loro utilizzo finale gli idrocarburi convenzionali e quelli non convenzionali sono del tutto identici, la differenza risiede solo nel tipo di giacimento in cui sono intrappolati nel sottosuolo.
Nonostante siano estratti su scala industriale in un solo Paese - gli USA - il light tight oil e lo shale gas sono ormai da almeno 5 anni i principali market movers globali nel settore dell'energia. I giacimenti non convenzionali da cui vengono estratti con tecniche di perforazione e trivellazione avanzate hanno, infatti, una caratteristica che li ha resi un game-changer straordinario: la produttività.
Nel panorama delle fonti fossili non convenzionali, la notorietà delle sabbie bituminose (oil sands in inglese) è stata sinora ampliamente inferiore a quella dello shale gas. Probabilmente per l’effetto superiore che quest’ultima risorsa ha avuto sul mix energetico della maggiore superpotenza mondiale, ovvero gli Stati Uniti d’America.
Oltre 4.000 km separano Roma da Capo Nord, ma con i cambiamenti climatici il Circolo polare artico è più vicino di quanto si pensi. La pesante ondata di freddo e maltempo che ha colpito il maggio italiano – e quello di larga parte dell’Europa centrale – trova il suo primo responsabile nell’Artico, che tende a surriscaldarsi in maniera superiore rispetto al resto dell’emisfero nord, determinando una serie di modifiche alla circolazione atmosferica che sono responsabili (anche) del freddo anomalo che abbiamo sperimentato nella primavera appena conclusa.
I combustibili fossili, come il carbone e il gas naturale, sono classificati in base alla composizione chimica e alle proprietà fisiche. Il tight oil, chimicamente parlando, presenta una composizione identica a quella del greggio convenzionale, ma si differenzia per la tecnologia utilizzata per estrarlo: la fratturazione idraulica orizzontale.
La fratturazione della rocce di scisto è in uso dal 1940 ed è stata generalmente impiegata su piccola scala.