Research on AI's potential to solve operational complexity and sustainability issues has grown, making it a disruptive force in the oil and gas sector. In order to take advantage of AI's predictive and diagnostic powers, the industry must manage concerns about data privacy, explainability, and professional training, according to studies by Velasco (2022), Kaur et al. (2023), and Nishant et al. (2020). Applications ranging from production forecasting to seismic data analysis and intrusion detection are highlighted in reviews like Ahmad et al. (2021) and Zhuang et al.
Avanza la ricerca sul potenziale dell’intelligenza artificiale (IA) nel risolvere le complessità operative e le questioni di sostenibilità, così come la sua applicazione nel settore petrolifero e del gas. Tuttavia, al fine di sfruttare le capacità predittive e diagnostiche dell’IA, l’industria deve gestire le preoccupazioni relative alla privacy dei dati, alla spiegabilità e alla formazione professionale, così come si evince dagli studi di Velasco (2022), Kaur et al. (2023) e Nishant et al. (2020).
Fanno discutere le ultime decisioni di Trump contro la Russia. Sono tanti gli osservatori internazionali che si stanno occupando del tema, mostrando non poche preoccupazioni per quelle che potrebbero essere le conseguenze sugli altri paesi.
Nelle ultime settimane il mondo dell’energia italiano ha visto due eventi importanti, che meritano una riflessione preoccupata. Il primo riguarda l’ultimo progetto di riorganizzazione dell’Eni, con la creazione di un contenitore, la nuova società Eie (Eni Industrial Evolution), in cui sono stati inseriti gli impianti di raffinazione ancora sopravvissuti ed il sistema di logistica primario (polmone fondamentale per l’alimentazione del sistema di distribuzione dei prodotti petroliferi).
Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un cambiamento radicale nel mondo dell’energia, di cui colpisce la velocità e il suo essere imprevisto. Eventi che si sono sommati a determinare uno scenario radicalmente diverso da quello che ci si attendeva. Per questo, continuare a guardare il mondo con lo specchietto retrovisore non porta a niente, atteggiamento che si contesta all’Unione europea e al grande numero di burocrati che di fatto decidono di tutto e di più.
“Green Deal o Green Dogma?” il titolo di questo nostro appuntamento. Abbiamo voluto il punto interrogativo perché non abbiamo la pretesa di sentenziare, ma quella di argomentare. Porci domande. Mettere in luce faglie e contraddizioni di un processo così complesso. Fiduciosi, come sempre, nella forza trasformativa del confronto. Faremo una riflessione a più voci sulle politiche energetiche dell’ultimo decennio.
In un contesto economico e geopolitico sempre più incerto e teso, il tema della competitività dell’industria manifatturiera europea si impone come prioritario. Non si può pensare di fare una sana ed equa transizione se si dipende eccessivamente dall’estero e non si dà priorità alle filiere industriali europee. Di questi temi e degli impatti che l’apparato normativo europeo, troppo sbilanciato verso il “tutto elettrico”, avranno per l’industria del Vecchio Continente si è parlato all’Assemblea di Unem di ieri 12 giugno. RiEnergia, a valle dell’evento, vi propone alcune considerazioni fatte dal Presidente di Unem, Gianni Murano.
La raffinazione in Europea è in una fase di transizione. Non mi riferisco alla transizione energetica, che per ora è solo iniziata, ma piuttosto a quella da una congiuntura ad alti margini verso uno scenario meno favorevole. Sono state annunciate recentemente chiusure a Grangemouth (PetroIneos), Wesseling (Shell) e una riduzione di capacità a Gelsenkirchen (BP).
Sia a livello europeo che su scala mondiale, lo sviluppo di carburanti sostenibili alternativi a quelli tradizionali è un passo essenziale verso la decarbonizzazione del settore dei trasporti, sia nello stradale (verso la transizione ad altri vettori energetici, quali elettrico ed idrogeno) che nei segmenti del trasporto pesante su strada, quello marittimo e quello aereo. Tali settori sono peraltro interconnessi, in quanto in numerosi casi le configurazioni delle bioraffinerie generano diverse tipologie di prodotti energetici, e non un singolo biofuel.
Si può arrivare ad una stessa destinazione attraverso strade diverse. E chi viaggia dovrebbe poter scegliere quella che meglio si adatta alle proprie capacità, alle proprie esigenze ed obiettivi. È un errore togliere al viaggiatore la libertà di scelta, ed imporre arbitrariamente una strada obbligata. Fuor di metafora, di cosa parliamo?