Sarà perché l'andamento dell’economia è sì in ripresa ma non certo “in spolvero”, sarà perché il mondo pare cambiare più velocemente del passato, sarà perché fa scena ma le start-up continuano a fare notizia.
Un’attenzione che trova riscontro in un quadro normativo organico – la cui cornice è data dalla Legge 221/2012 – volto a favorire la nascita e la crescita dimensionale di nuove imprese innovative ad alto valore tecnologico. Un quadro che continua ad arricchirsi, come dimostrano le diverse norme contenute nell’ultima legge di bilancio dedicate alle start-up e alle PMI innovative: dall’esonero dell'imposta di bollo, agli incentivi per investimenti innalzati sino al 30%, passando per il rinnovo degli strumenti di super ammortamento e l’introduzione dell’iper ammortamento per beni strumentali.
Strumenti, inseriti nel Piano nazionale Industria 4.0, che vanno ad affiancarsi e ad integrare altre forme di finanziamento, innovative esse stesse, come l’equity crowdfunding, che permettono di raccogliere capitali e soci a costi di transazione ridotti rispetto ai canali istituzionali. La raccolta viene realizzata su piattaforme web che permettono di rendere pubbliche e condividere informazioni sull’idea imprenditoriale e di raccogliere a costi molto bassi quote di finanziamento da un ampio numero di soggetti interessati. Così come non mancano le competizioni per start up organizzate da grandi aziende, che sarebbe riduttivo considerare come mere iniziative di comunicazione e non anche come un’ulteriore occasione per generare altro valore sul territorio offrendo un supporto concreto a idee e proposte imprenditoriali. Limitandoci al campo dell’energia, citiamone due conclusesi di recente, Edison Pulse e Erg Re-Generation Challenge, e una che scade il 30 luglio: Iren Startup Award.
Diversi, dunque, sono i motivi della continua crescita delle start-up. L’ultimo lavoro disponibile in materia, il Rapporto sull’innovazione energetica dell’I-Com, sviluppato nell’ambito dell’Osservatorio Innov-E, individua 7.045 nuove imprese registrate, oltre il triplo rispetto al 2015. Di queste 1.045 - il 15,4% - sono attive in ambito energetico. Nell’ultimo quadriennio il loro numero è cresciuto in maniera esponenziale, con un tasso medio annuo del 142% per il campione complessivo e del 138% per le sole start-up energetiche (dati InfoCamere aggiornati al 2 maggio 2017).
I-Com stima che alle sole start-up energetiche attive sul territorio nazionale è associabile un contributo al PIL nazionale tra i circa 73 milioni di euro e gli oltre 244 milioni di euro, un valore in altre parole pari quasi al 17% del valore complessivo stimato per tutte le start-up.
Sono le regioni settentrionali ad assorbire la maggior parte del valore economico complessivamente generato dalle start-up energetiche (circa il 70%), con la restante parte ripartita tra le regioni del Centro e del Sud. Anche in termini di valore mediamente prodotto da ciascuna start-up, il Nord si posiziona al primo posto con 873.000 euro per impresa, mentre il valore medio prodotto da quelle attive nel Centro e nel Sud d’Italia è di oltre 550.000 euro.
Tuttavia, sono proprio due regioni del Mezzogiorno a distinguersi per propensione all’attività brevettuale: in Sardegna e Molise, poco meno della metà del numero (in verità molto piccolo) di start-up energetiche ha depositato un brevetto o registrato un software. A differenza della Lombardia dove, a dispetto dei valori assoluti, sono meno di un terzo (32%) le start-up che brevettano (v. Fig. 1). Circostanza che conferma l’importanza di questa forma imprenditoriale in economie regionali più deboli, dove può rappresentare un volano per la crescita.
Fig. 1 – Start-up energetiche che brevettano per Regione (in valore %)
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Fonte: dati InfoCamere (aggiornati al 2 maggio 2017)
I-Com ha elaborato anche un indicatore regionale di performance che tiene conto, congiuntamente, del numero pro-capite di start-up innovative attive sul territorio e della capacità di sopravvivenza delle neo-imprese (v. Figura 2).
Fig. 2 – Performance 2016 delle Regioni italiane per numero e mortalità delle start-up energetiche
Fonte: Elaborazioni I-Com su dati InfoCamere (aggiornati al 2 maggio 2017)
Le regioni più attive sono Trentino Altro Adige, Marche, Umbria, Lombardia, Veneto e Molise, quest’ultima con un tasso di mortalità nullo. Il Trentino Alto Adige, in particolare, si fa notare sia per il numero di start-up energetiche pro-capite particolarmente elevato, pari a 55, ben più consistente del dato nazionale (17,8), ma anche per il basso tasso di mortalità delle imprese costituite che, nel semestre oggetto d’analisi, è pari all’8,2%, praticamente la metà del dato medio nazionale.
È possibile seguire Antonio Sileo su Twitter come @ilFrancoTirator