I paesi dell'Unione europea hanno iniziato a definire come intendono spendere i fondi del Next Generation Eu (NGEU), lo strumento di riferimento per la ripresa dalla pandemia, e già alla fine di aprile, hanno cominciato a presentare i loro piani di recupero e di resilienza. Una prima rapida analisi mostra che i piani dei quattro maggiori paesi dell'Ue, Francia, Germania, Italia e Spagna riflettono priorità piuttosto diverse, anche se tutti soddisfano i parametri minimi di spesa del 37% per il clima e del 20% per la digitalizzazione.
La più appropriata chiave di lettura del PNRR si trova nella parte del documento dedicata all’attuazione e al monitoraggio del Piano: «La Cabina di Regìa, istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha il compito di verificare l’avanzamento del Piano e i progressi compiuti nella sua attuazione; di monitorare l’efficacia delle iniziative di potenziamento della capacità amministrativa; di assicurare la cooperazione con il partenariato economico, sociale e territoriale; di interloquire con le amministrazioni responsabili in caso di riscontrate criticità; di proporre l’attivazione dei poteri sostitutivi, nonché le modifiche normative necessarie per la più efficace implementazione delle misure del Piano». Ma subito dopo si precisa che struttura, composizione e modalità di funzionamento saranno definite da un provvedimento legislativo.
Sebbene non sia scritto sulla pietra – attualmente è anzi in corso di valutazione da parte della Commissione europea –, è indubbio che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) abbia raggiunto un punto fermo: elaborato da Governo Draghi sulla base del lavoro realizzato dal precedente esecutivo, il Pnrr è stato approvato dal Parlamento e inviato a Bruxelles entro la deadline del 30 aprile.
Tra i temi più discussi e criticati del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza di recente approvazione vi sono la mobilità e i trasporti. Secondo i detrattori, vi è troppa timidezza nella visione del PNRR circa la mobilità elettrica e i trasporti urbani. Mentre gli investimenti previsti per l’Alta Velocità sono spropositati rispetto ai risultati in termini di emissioni. Si tratta davvero di un’occasione persa? O siamo di fronte a una svolta storica per un settore i cui mancati investimenti ne hanno ritardato un serio ripensamento in chiave di sostenibilità ed elasticità? Ne abbiamo discusso con il professor Ennio Cascetta, professore ordinario di Pianificazione dei Sistemi di Trasporto presso l'Università Federico II di Napoli e tra i massimi esperti di sistemi di mobilità in Italia e in Europa.