Tra i temi più discussi e criticati del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza di recente approvazione vi sono la mobilità e i trasporti. Secondo i detrattori, vi è troppa timidezza nella visione del PNRR circa la mobilità elettrica e i trasporti urbani. Mentre gli investimenti previsti per l’Alta Velocità sono spropositati rispetto ai risultati in termini di emissioni. Si tratta davvero di un’occasione persa? O siamo di fronte a una svolta storica per un settore i cui mancati investimenti ne hanno ritardato un serio ripensamento in chiave di sostenibilità ed elasticità? Ne abbiamo discusso con il professor Ennio Cascetta, professore ordinario di Pianificazione dei Sistemi di Trasporto presso l'Università Federico II di Napoli e tra i massimi esperti di sistemi di mobilità in Italia e in Europa.

Nel PNRR di recente emanazione le risorse destinate alle infrastrutture, la mobilità e la logistica sostenibili ammontano a 63 miliardi di euro. Si tratta di una cifra storica? Come evitare di disperderla?

Si tratta certamente di una cifra enorme che deve essere utilizzata per recuperare ritardi storici del nostro sistema di mobilità. Ritardi che rappresentano un costo per le imprese, le famiglie e la salute. Basti pensare che ad oggi la bolletta logistica per le aziende, ossia l'extra-costo per una logistica inefficiente, vale fra gli 11 e i 30 miliardi all'anno secondo il metodo di calcolo, che abbiamo più auto per abitante di tutta l'Europa (663 ogni mille abitanti, contro le 519 della Spagna e le 482 della Francia) e che le condizioni di inquinamento della pianura padana producono un costo sia in termini di vite umane che di sanzioni da parte dell’Unione europea. Spendere bene significa fare bene i progetti. Su questo aspetto abbiamo molto da recuperare, dall’accelerazione delle procedure di approvazione fino all’assegnazione dei finanziamenti. Per questo è importante la parte di riforme proposte dal PNRR, ad iniziare da quelle per i lavori pubblici e la tutela della concorrenza.

Il 56% delle risorse è destinata a interventi nel Mezzogiorno. Condivide questa impostazione? Il divario è ancora così elevato?

Sì, la condivido. I ritardi del nostro Mezzogiorno sono evidenti in termini di accessibilità e se non puoi raggiungere un posto non puoi sperare che ci sia sviluppo economico. Un esempio per tutti: l'Alta Velocità ha funzionato talmente bene che ha purtroppo aumentato le diseguaglianze economiche e sociali fra la parte del Pease collegata e quella non collegata. E' come se negli anni 70 avessimo costruito solo l'autostrada del sole senza completare il resto della rete. Oggi vivremmo in un paese diverso. Ovviamente non bisogna commettere l'errore di sprecare risorse scarse su progetti troppo costosi o meno prioritari. Non tutti gli investimenti al Sud servono nello stesso modo .Per questo la progettazione è così importante.

PNRR a confronto: la Germania punta sulla mobilità elettrica, la Spagna anche. Francia e Italia, invece, concentrano la metà degli investimenti sullo sviluppo del sistema ferroviario. Quale impostazione la convince di più?

Ma la mobilità ferroviaria è mobilità elettrica! Noi abbiamo bisogno di riequilibrare la ripartizione modale fra gomma e ferro molto più della Germania e della Spagna che hanno già investito sulle reti ferroviarie nei decenni scorsi. Per quanto riguarda la transizione energetica del trasporto su gomma c' è attenzione alla e-mobility ma anche allo sviluppo dell'idrogeno e di altri carburanti sostenibili più vicini alle competenze e agli interessi economici dell’Italia. Piuttosto, quello che manca è un bilancio che dimostri se le misure ipotizzate sono eco-razionali e ci consentono di raggiungere gli obiettivi europei di riduzione dei gas clima-alteranti.