Nell'ambito della Next Generation EU, la Recovery and Resilience Facility (RRF) dovrebbe assegnare sovvenzioni agli stati membri per 338 miliardi di euro e prestiti per 390 miliardi di euro (a prezzi attuali) entro il 2026. Il percorso di sviluppo del Recovery Plan Italiano è stato molto travagliato, complice anche il cambio di Governo. La prima bozza del Piano risale al 6 dicembre 2020, e in seguito si sono susseguite numerose versioni, che hanno affinato senza stravolgere l’impostazione iniziale. Nel complesso, l’ammontare complessivo delle risorse stanziate è cresciuto con il passare dei mesi. La bozza del 6 dicembre prevedeva in totale 196 miliardi di euro; nella versione finale, si è passati a circa 235 miliardi, anche in considerazione della scelta di attivare un apposito Fondo alimentato con uno scostamento di bilancio con una dotazione complessiva di circa 31 miliardi di euro.
Evoluzione della ripartizione di spesa nelle varie versioni del PNRR italiano
Fonte: elaborazione degli autori
Nota. La versione del 12 gennaio (non rappresentata nel grafico) risulta identica alla versione del 13 marzo, ad eccezione di una previsione di stanziamento di 80 miliardi da scostamento di bilancio che non ha avuto seguito.
Da un confronto generale, tra la prima versione di dicembre e quella di fine aprile, emerge come cinque delle sei missioni (digitalizzazione, mobilità sostenibile, istruzione, parità di genere, salute) abbiano visto accrescere il valore dei propri stanziamenti, anche in termini significativi – tra tutte, le risorse per la salute sono più che raddoppiate, mentre istruzione e parità di genere sono cresciute rispettivamente del +76% e del +74%. L’unica missione che di fatto ha visto una riduzione del proprio peso è proprio quella dedicata alla “rivoluzione verde e alla transizione ecologica” (-5,9% circa).
Nonostante il livello assoluto degli stanziamenti non ne abbia tratto beneficio, la missione dedicata a “rivoluzione verde e transizione energetica” è stata affinata nel tempo, con un processo di “messa a fuoco” lenta (e comprensibilmente complessa, viste le numerose parti coinvolte).
Un esempio significativo riguarda l’idrogeno. Alcune versioni intermedie lasciavano sospesa la scelta relativa alla gradualità del processo di decarbonizzazione del gas oggi in uso e all’evoluzione dell’idrogeno stesso da “grigio” a “verde”. Anche la versione di marzo, a un mese circa dall’invio a Bruxelles, conteneva ben poche indicazioni sulle priorità di spesa e sull’allocazione tra le diverse tipologie d’investimento. La versione finale ha richiesto una presa di posizione da parte del Governo rispetto alle diverse ipotesi di sviluppo avanzate dagli stakeholder. Secondo una parte del settore, l’idrogeno rappresenta una possibilità inefficiente di sviluppo rispetto alla pura elettrificazione (ad es. mobilità elettriche e riscaldamento domestico) e pertanto i settori hard to abate rappresentano la priorità di applicazione dell’idrogeno verde. Secondo altri, è emersa la possibilità di una evoluzione graduale anche facendo ricorso a gas rinnovabili e decarbonizzati. Nell’ultima versione, si rileva che la promozione dell'idrogeno (3,2 miliardi di euro, a fronte dei 2 miliardi della versione di marzo) si concentrerà principalmente (quasi due terzi) sui settori hard-to-abate (ad esempio, chimico e raffinazione del petrolio), con un passaggio “graduale” dall'idrogeno grigio a quello verde. Altre attività denotano un’attenzione all'idrogeno verde. Ad esempio, la produzione di idrogeno mediante FER rappresenta la via maestra per la produzione in aree industriali dismesse; per il trasporto ferroviario, si prospetta l’istallazione di elettrolizzatori in prossimità delle stazioni di rifornimento.
Un ulteriore caso di revisione (questa volta al ribasso) delle posizioni del Plan riguarda l’offshore. Inizialmente fortemente supportati (anche con misure specifiche di contributi a sostegno di progetti fotovoltaici galleggianti ed eolici offshore), le reazioni degli stakeholder sono state diverse. Secondo alcuni, l’eolico offshore avrebbe potenziali vantaggi di diversificazione; secondo altri, presenta alcuni problemi strutturali (i mari italiani sono poco ventosi o troppo profondi, vi possono essere vincoli paesaggistici, e subisce la forte concorrenza dell’eolico onshore). Anche per questo, l’ultima versione è ricaduta sull’agrivoltaico, soluzione auspicata da Enel nelle audizioni di febbraio.
Un ultimo caso (questo di rafforzamento graduale) riguarda le smart grid. Alle reti elettriche sono stati destinati € 4,11 mld (rispetto ai € 2,72 mld di marzo). Il primo obiettivo è un aumento della capacità delle reti di distribuzione e il rafforzamento delle reti elettriche per ridurre gli effetti di fenomeni climatici estremi sul sistema. Probabilmente, la maggiore attenzione alle reti riflette anche la maggiore gestibilità di tali importi, di per sé meno controversi dal punto di vista della disciplina degli aiuti di stato. Peraltro, questa scelta di “smartizzare” le reti con il PNRR è comune ad altri Paesi, come la Spagna e la Polonia.
Il processo di confronto da parte degli stakeholder potrebbe non esaurirsi con l’invio della versione di aprile. Infatti, i piani nazionali saranno valutati dalla Commissione europea nei prossimi due mesi e dovranno poi essere approvati dal Consiglio europeo entro un mese. Inoltre, c'è ancora molto lavoro da fare per definire ulteriormente alcuni aspetti del piano. Per esempio, per garantire che la transizione verde sia attuata in modo efficiente dal punto di vista dei costi e senza portare a distorsioni indebite della concorrenza e del commercio, i progetti finanziati dall'RRF devono essere in linea con le regole sugli aiuti di stato. Per quanto riguarda la politica energetica, gli RRF sono concepiti per accelerare le tendenze di decarbonizzazione in tutta Europa. Tuttavia, ci si aspetta che i piani nazionali per l'energia e il clima siano rivisti per riflettere il più alto livello di ambizione stabilito nel recente accordo sulla legge europea sul clima.Per questo motivo, saranno necessari ulteriori interventi di policy per raggiungere la neutralità climatica.