L’ondata di caldo che ha colpito la penisola in queste ultime settimane è l’ennesima testimonianza delle conseguenze dei cambiamenti climatici che vedono proprio l’area mediterranea come uno dei cosiddetti “hot spot”. Le temperature “record”, termine a cui, da un pò di tempo, sembra dover fare riferimento praticamente ogni anno, hanno causato danni alle colture
Le Alpi, da sempre percepite come un baluardo di stabilità, sono in realtà una delle regioni del pianeta più vulnerabili ai cambiamenti climatici, vere e proprie "sentinelle del clima". I dati scientifici confermano che l'arco alpino si sta riscaldando a un ritmo doppio rispetto alla media dell'emisfero settentrionale, con un aumento di circa 2 gradi Celsius registrato negli ultimi 120 anni.
Nel 2024, il mondo ha vissuto un punto di svolta nella crisi climatica: per la prima volta la temperatura media della superficie terrestre ha segnato un aumento superiore agli 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali, raggiungendo gli 1,55°C± 0,13°C. È il segnale che la Terra sta entrando in un territorio inesplorato. L’analisi scientifica di questa fase storica proposta dallo State of Global Climate 2024 dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) fa riflettere
Nel bel mezzo dell'ondata di caldo, il 30 giugno Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, ha proposto “un grande piano di equipaggiamento per la climatizzazione”, rivolto a “ospedali, scuole, case di riposo e trasporti pubblici”. Dal Primo Ministro a Gabriel Attal, Marine Tondelier e LFI, il dibattito pubblico ha ruotato intorno a questa proposta, come documentato da Les Echos.
Mentre gran parte d'Europa soffre il caldo torrido, la domanda di energia elettrica sta aumentando marcatamente e la tensione sui sistemi energetici si sta manifestando in tempo reale. Dai prezzi serali alle stelle, ai servizi ancillari sovraccarichi e alla riduzione della produzione nucleare, ogni parte del sistema ha un ruolo specifico nel complesso puzzle del sistema elettrico.
Le reti elettriche di distribuzione, specie nei contesti urbani, svolgono un ruolo cruciale, destinato ad assumere ancor più rilievo in futuro: costituiscono un indispensabile elemento abilitatore, sia per la crescente elettrificazione del carico, sia per la connessione di nuovi impianti da fonte rinnovabile.
Nelle ultime settimane il mondo dell’energia italiano ha visto due eventi importanti, che meritano una riflessione preoccupata. Il primo riguarda l’ultimo progetto di riorganizzazione dell’Eni, con la creazione di un contenitore, la nuova società Eie (Eni Industrial Evolution), in cui sono stati inseriti gli impianti di raffinazione ancora sopravvissuti ed il sistema di logistica primario (polmone fondamentale per l’alimentazione del sistema di distribuzione dei prodotti petroliferi).
Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un cambiamento radicale nel mondo dell’energia, di cui colpisce la velocità e il suo essere imprevisto. Eventi che si sono sommati a determinare uno scenario radicalmente diverso da quello che ci si attendeva. Per questo, continuare a guardare il mondo con lo specchietto retrovisore non porta a niente, atteggiamento che si contesta all’Unione europea e al grande numero di burocrati che di fatto decidono di tutto e di più.
Durante l’Assemblea Annuale di Assopetroli, tenutasi il 3 luglio 2025 a Roma, il Presidente della Fondazione Med-Or, Marco Minniti, ha letto la transizione energetica nel contesto del nuovo disordine globale regalando un’analisi geopolitica lucida del cambiamento epocale a cui stiamo assistendo. RiEnergia ha raccolto i principali spunti di questa analisi.
“Green Deal o Green Dogma?” il titolo di questo nostro appuntamento. Abbiamo voluto il punto interrogativo perché non abbiamo la pretesa di sentenziare, ma quella di argomentare. Porci domande. Mettere in luce faglie e contraddizioni di un processo così complesso. Fiduciosi, come sempre, nella forza trasformativa del confronto. Faremo una riflessione a più voci sulle politiche energetiche dell’ultimo decennio.