Nel bel mezzo dell'ondata di caldo, il 30 giugno Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, ha propostoun grande piano di equipaggiamento per la climatizzazione”, rivolto a “ospedali, scuole, case di riposo e trasporti pubblici”. Dal Primo Ministro a Gabriel Attal, Marine Tondelier e LFI, il dibattito pubblico ha ruotato intorno a questa proposta, come documentato da Les Echos. Interrogato, il Primo Ministro ha affermato che “l'aria condizionata quasi gratuita dovrebbe essere installata ovunque”, grazie all'energia geotermica. Agnès Pannier-Runacher ha sottolineato che una diffusione massiccia di aria condizionata sarebbe un “disadattamento”.

 Questa soluzione a breve termine, ad alto consumo energetico, rischia di aggravare il fenomeno delle isole di calore urbane. Il ministro della Sanità, da parte sua, ha difeso una “soluzione ibrida”: “migliore isolamento” e “aree di raffreddamento all'interno di ogni scuola”. Per Vivian Dépoues, responsabile dell'adattamento ai cambiamenti climatici di I4CE, è sorprendente che “questo tema sia stato lasciato in sospeso dagli altri partiti politici”. Nonostante “l'aumento del potere negli ultimi diciotto mesi, nessuno ha una dottrina chiara ed efficace sull'argomento”. Il think tank chiede che si apra un dibattito sui servizi essenziali da mantenere in caso di ondate di calore: “È un peccato che avvenga in questo modo, e solo sul tema dell'aria condizionata”. In effetti, l’osservazione è legittima. Certo, l’ondata di caldo è stata forte, specie nel sud della Francia (tra l’altro, feudo del partito RN). Ma non è stata la prima, e soprattutto non sarà l’ultima.

Si potrebbe pensare che si tratti di un soprassalto per le questioni ambientali. A torto. In questo momento, la Francia non è risparmiata dal retro-pedalare sul clima. Per esempio, gli obiettivi di decarbonizzazione all’orizzonte 2040 non sono stati ancora fissati. E tra l’altro, Macron ha recentemente mostrato un certo scetticismo su come la Commissione Europea avanza su tali obiettivi, reiterando la necessità di un dibattito che chiarisca i mezzi prima del fine. Allora, nell’interregno climatico, la canicola diventa un buon mezzo per polarizzare l’opinione e indebolire l’attuale governo Macron, che naviga a vista su una maggioranza risicata. Questa polarizzazione della questione illustra un'inversione critica: invece di generare sostegno per misure di adattamento, il dibattito si è frammentato, contrapponendo la protezione sanitaria all'interrogativo sugli impatti energetici e ambientali.

Eppure, degli studi documentati sono disponibili. Sarebbe stato utile metterli al centro del dibattito. L’Ademe (Agence pour la Transition Ecologique) si è regolarmente interessata al problema della climatizzazione. L’Agenzia propone un approccio equilibrato tra adattamento passivo e uso mirato della climatizzazione. Priorità viene data all’isolamento termico, alla ventilazione naturale e alla protezione solare per garantire il comfort estivo senza eccessiva dipendenza dall’aria condizionata. Quando la climatizzazione è inevitabile, l’ADEME raccomanda tecnologie efficienti e sostenibili, come pompe di calore, reti urbane di raffreddamento e sistemi a basso consumo. L’uso responsabile prevede una temperatura minima di 26 °C e il collegamento con la produzione solare. L’agenzia insiste anche sull’importanza di evitare abitazioni energivore nei quartieri vulnerabili, per non aggravare la povertà energetica. Inoltre, si incoraggiano le autorità locali a integrare strategie di adattamento climatico nei piani territoriali, incluse soluzioni basate sulla natura. Ma l’ADEME fa parte di una schiera di agenzie pubbliche che sono sul banco degli imputati, nell’ondata (anch’essa molto calda) di riduzione della spesa pubblica. Quindi non è “audibile” nel dibattito politico.

Ma neanche un altro studio, del CEREMA, agenzia che accompagna le comunità territoriali nella transizione energetica, ha potuto fare breccia. Attraverso il metodo ABCD (Adattamento degli Edifici al Clima Futuro), il CEREMA aiuta le autorità locali a valutare l’esposizione e la vulnerabilità degli edifici al calore estivo, fornendo una tabella di marcia per le priorità d’intervento. In caso di canicola, propone l’adozione di soluzioni temporanee (modifica degli orari, ventilazione, nebulizzatori) integrate in un piano operativo ufficiale. Raccomanda il ricorso a soluzioni tecniche ‘sobrie’, come il raffrescamento passivo (pozzi climatici, geocooling) e pompe di calore geotermiche, per limitare il consumo energetico e l’aggravarsi delle isole di calore urbane.  Queste soluzioni sono giudicate eccessivamente tecniche e costose, quindi scartate dal dibattito. Stessa sorte per il rapporto del CSTB, Comitato tecnico del Settore Immobiliare, che ha sviluppato una metodologia accurata per identificare le isole di calore urbane, con strumenti che aiutano le città a migliorare la resilienza termica.

Invece di analizzare e di dibattere su studi precisi, argomentati e aperti a soluzioni multiple, che si impongono visto che la Francia è uno dei paesi europei che subisce più in fretta i danni del cambiamento climatico, in realtà il termometro si è fermato sulle opinioni dei francesi. Appunto, cosa pensano i francesi ? Ebbene, sono…indecisi. Alcuni si dichiarano favorevoli alla climatizzazione (ma non sono informati sull’impatto ambientale dei gas refrigeranti utilizzati), altri climatizzano ma sono presi dalla sindrome della colpevolezza da climatizzazione, altri non vogliono aderire al modello americano del freddo sempre e comunque. Questo panorama frammentato è il terreno ideale per le diatribe politiche. The Guardian ha segnalato che i partiti di estrema destra alimentano la sfiducia verso le politiche ambientali, valorizzando misure pragmatiche come la climatizzazione a scapito di iniziative più strutturali. Questo fenomeno si inserisce in una dinamica più ampia: la dissociazione dei cittadini tra il riconoscimento del cambiamento climatico e il rifiuto delle soluzioni imposte, soprattutto quando queste sono percepite come costose o inadeguate.

Per ora, il dibattito è calato, come le temperature. E questo fenomeno della memoria corta è un’altra arma che il partito RN non esiterà a riutilizzare quando il termometro salirà sopra i 30 gradi.