Nella lotta alla pandemia e nella risposta all’invasione russa dell’Ucraina, l’Unione Europea ha mostrato una certa solidità e una capacità di risposta comune. Ora, però, la risposta alla crisi energetica sembra porre una sfida molto più divisiva e fa emergere una serie di tensioni e crepe, soprattutto nei rapporti tra i paesi fondatori maggiori. A dinamizzare il quadro ha contribuito sicuramente la decisione tedesca di varare un poderoso piano nazionale di sostegno alla sua economia. I 200 miliardi di euro stanziati rappresentano, infatti, un bazooka che la Germania utilizzerà non solo per evitare che le famiglie e le imprese tedesche vengano gelate dalla stretta energetica, ma anche per far sì che il complesso dell’economia tedesca rimanga competitivo nonostante la crisi.
Quel che sta succedendo in UK ha molte analogie con quanto tipicamente succede alla politica italiana. Il 20 ottobre 2022 un altro Primo Ministro britannico si è dimesso dopo soli 45 giorni al potere. A sostituirlo sarà Rishi Sunak, il quinto Primo Ministro conservatore dal 2016. Al centro della scena di questi tempi politici tumultuosi c'è la politica energetica e, più specificamente, il tetto ai prezzi dell’energia. Gli ultimi mesi hanno visto l’implementazione di una serie di misure che si sono sostituite a vicenda, nonostante tutte avessero un comune obiettivo: mitigare gli impatti dell'aumento dei costi energetici per i consumatori. Prima si è parlato di price cap, poi di una garanzia di prezzo della durata di due anni, ora ridottasi a 6 mesi.
Un malcontento generale sta pervadendo la Francia da alcune settimane. La mobilitazione inizia nelle raffinerie: gli scioperi nel comparto mettono in ginocchio il paese a corto di carburante e con file chilometriche in tutti i distributori di benzina. Ma quel che è peggio è che il malcontento si sta estendendo ad altri settori professionali (centrali nucleari, trasporti) facendo tremare il governo Macron. Quale è la ragione alla base delle proteste? La risposta è chiara: molti francesi vedono il proprio potere d’acquisto ridursi a causa di un aumento generalizzato dei costi a cui non si riesce a far fronte, soprattutto nell’energia.