Quel che sta succedendo in UK ha molte analogie con quanto tipicamente succede alla politica italiana. Il 20 ottobre 2022 un altro Primo Ministro britannico si è dimesso dopo soli 45 giorni al potere. A sostituirlo sarà Rishi Sunak, il quinto Primo Ministro conservatore dal 2016. Al centro della scena di questi tempi politici tumultuosi c'è la politica energetica e, più specificamente, il tetto ai prezzi dell’energia. Gli ultimi mesi hanno visto l’implementazione di una serie di misure che si sono sostituite a vicenda, nonostante tutte avessero un comune obiettivo: mitigare gli impatti dell'aumento dei costi energetici per i consumatori. Prima si è parlato di price cap, poi di una garanzia di prezzo della durata di due anni, ora ridottasi a 6 mesi.
Il cap ai prezzi era stato introdotto già nel 2019 dal governo di Theresa May in risposta a un'indagine, durata due anni, sul mercato energetico del Regno Unito condotta dall'Autorità per la concorrenza e i mercati, che giunse alla conclusione che i clienti con tariffe predefinite (previste per la fornitura di ultima istanza) erano sovraccaricati di oneri aggiuntivi per 1,4 miliardi di sterline all'anno (una sorta di loyalty penalty – tassa fedeltà).
Da un punto di vista di impatto sul mercato energetico, l'introduzione del price cap non ha sortito gli effetti sperati. Vi sono evidenze che dimostrano come la struttura alla base del cap ai prezzi esponesse i consumatori a rischi considerevoli e i fornitori al fallimento. Di fatti, sebbene il limite di prezzo non abbia colmato in modo significativo, fino a metà del 2021, il divario di circa 200-300 sterline tra le tariffe più convenienti e quelle predefinite, di contro ha ridotto i profitti delle utilities per un ammontare pari a 55 sterline per cliente rispetto alle bollette pre-crisi.
L'impennata dei prezzi dell'energia, poi, ha messo in luce l’incapacità del mercato al di funzionare nell'interesse di tutti i consumatori. Quindi, durante il governo di Boris Johnson, nel maggio 2022, l'allora cancelliere Rishi Sunak ha introdotto un pacchetto di supporto da 15 miliardi di sterline che prevedeva sconti di 400 sterline per i consumatori finali. Lo stesso Boris Johnson ha sostenuto la necessità di un ulteriore sostegno del governo alle famiglie, soprattutto a quegli otto milioni di utenti particolarmente vulnerabili. Si è mostrato però contrario a imporre un cap ai prezzi per "le famiglie più ricche del paese". "Non dovremmo contenere i prezzi per tutti", ha detto Johnson nel luglio 2022. Poco dopo si sarebbe dimesso, per scandali non legati alla politica energetica.
A succedergli come Primo Ministro, sarà Liz Truss, che fra le prime misure annunciate fa rientrare l’implementazione di una garanzia del prezzo, attraverso la quale il governo riconosce ai venditori di energia la differenza tra il prezzo all'ingrosso e il prezzo unitario riconosciuto ai consumatori.
Tale misura dovrebbe mantenere bassi i prezzi dell'energia in modo che la bolletta di una famiglia con un consumo tipo sia limitata a non oltre 2.500 sterline all'anno per un periodo di due anni.
Inoltre, alla garanzia del prezzo sarebbe stato affiancato un tetto massimo di sei mesi sui prezzi del gas e dell'elettricità che riguardava imprese, enti di beneficenza e settore pubblico. La garanzia del prezzo (o "blocco dei prezzi", come è stato anche chiamato dai media) non era solamente l'opposto di ciò che aveva pianificato il predecessore di Liz Truss, ma andava anche contro il parere di quasi tutti gli economisti energetici e le organizzazioni che si occupano di povertà energetica. In un'intervista per Energy Live News, lo scorso settembre, avevo fatto notare come senza meccanismi per limitare i prezzi all'ingrosso, il deficit complessivo sarebbe stato molto alto. Quindi buono per i consumatori, buono per i fornitori, ma non per la spesa pubblica.
Alcune stime, infatti, indicano in 100 miliardi di sterline l’ammontare di spesa pubblica da destinare alla copertura della garanzia del prezzo per un solo anno. Per fare un confronto, in 18 mesi, il programma Coronavirus Job Retention Scheme per i dipendenti in congedo ha avuto un costo lordo di 70 miliardi di sterline. I mercati finanziari hanno reagito male alla prospettiva di un enorme disavanzo pubblico da ripagare attraverso le tasse delle generazioni future. La sterlina si è svalutata a livelli record rispetto alle altre principali valute e la Banca d'Inghilterra ha dovuto intervenire per salvare i fondi pensione e i titoli di stato. In questo marasma, Truss ha cercato di salvare la sua posizione politica da un lato, licenziando il suo Cancelliere, dall’altro, sottolineando come questa scelta avesse almeno salvato le famiglie da enormi aumenti delle bollette energetiche.
Solo tre giorni prima delle dimissioni di Liz Truss, il suo nuovo Cancelliere, Jeremy Hunt, aveva annunciato la riduzione del prezzo garantito da 2 anni a 6 mesi (fino ad aprile 2023). Il resto è storia. In poche settimane Liz Truss ha perso ogni consenso e si è dimessa. Probabilmente il suo approccio rischioso al tetto dei prezzi dell'energia è stata la causa principale della sua inaffidabilità e, di conseguenza, della sua sconfitta.
Dovendone dare un giudizio, la decisione recente di ridurre la garanzia del prezzo a sei mesi è positiva per il mercato energetico britannico? La risposta potrebbe essere affermativa, se si considera che una garanzia di prezzo per due anni avrebbe potuto potenzialmente portare i venditori di piccole dimensioni e che perseguono strategie non sostenibili, a offrire un servizio ai clienti più scadente. La garanzia, infatti, avrebbe ridotto notevolmente il rischio associato ai prezzi elevati dell'energia all'ingrosso, in quanto tale costo sarebbe stato socializzato attraverso la spesa pubblica.
Inoltre, un accorciamento dei tempi dell’applicazione della misura contribuirà a ridurre la spesa pubblica per l'energia, risparmiando risorse che possono essere investite nell'innovazione di cui un mercato del 21° secolo ha bisogno. Il mercato al dettaglio dovrebbe cambiare nel corso del prossimo decennio. Dovrebbero aumentare le tariffe flessibili, si dovrebbe puntare alla trasformazione digitale, all'integrazione di trasporti, alla combinazione di calore con elettricità e si dovrebbero avere maggiori investimenti nella decarbonizzazione domestica. Ciò ridurrà l'attuale attenzione del mercato sul prezzo, incentiverà le relazioni a lungo termine con i clienti e creerà opportunità per nuovi modelli di business, prodotti e servizi per i consumatori. Soprattutto si spera che per le famiglie dopo l'aprile 2023, si attuino delle misure mirate alla riduzione delle tariffe e aumentino gli aiuti verso coloro che ne hanno davvero bisogno.