Nonostante i proclami di una rinascita nucleare, dettati dalla disponibilità di nuove tecnologie a basso costo e dalla necessità di rimpiazzare i combustibili fossili con una generazione elettrica low-carbon, gli ordini di nuove centrali nucleari scarseggiano. E non da oggi ma da 30 anni a questa parte. Con la maggior parte dei reattori prossimi al fine vita, se non già oltre, e nonostante le proroghe concesse in alcuni paesi, si prospetta un consistente calo della capacità di produzione elettrica da nucleare nei prossimi anni.
La protezione del nostro pianeta non è un’esigenza nata oggi. La fine del precedente millennio, 20 anni fa, è stata segnata da due avvenimenti importanti: l’attenzione verso lo sviluppo sostenibile, ovvero la capacità di soddisfare le esigenze umane in termini di risorse senza intaccare la disponibilità di queste ultime per le generazioni future, e il protocollo di Kyoto (3° Conferenza delle Parti - COP 3). La COP 21, che si è svolta a Parigi nel 2015, e che si è conclusa con un accordo decisivo – qualora venisse applicato, quel che andrà dimostrato in un futuro si spera non troppo lontano – li ingloba entrambi, in quanto tentare di eliminare il consumo di fonti fossili è un obiettivo a favore dello sviluppo sostenibile e della lotta alle emissioni di gas serra, che non comprendono solo l’anidride carbonica ma anche altri gas – come il metano - ben più nocivi!
Entro il 2030, Tokyo ridurrà del 26% le proprie emissioni rispetto al livello del 2013. Un impegno che si è rinnovato con la pubblicazione di una strategia di lungo periodo che, se da un lato, punta ad una crescita sostenibile e a basse emissioni, dall’altro rimane ancora fortemente ancorata al nucleare e alle fonti fossili.
Si tratta delle nuove linee guida per lo sviluppo sostenibile di lungo periodo, pubblicate dal Governo giapponese lo scorso 11 giugno.