In teoria non c’è differenza tra teoria e pratica, ma in pratica c’è differenza. La battuta erroneamente attribuita a Yogi Berra si applica perfettamente, rovesciandola, alla distinzione tra politica ambientale e politica industriale. In teoria tra le due c’è una differenza molto netta, ma in pratica l’una sovente sfuma nell’altra.
In principio, la politica ambientale dovrebbe occuparsi di “correggere” il funzionamento del mercato in modo tale da imporre l’internalizzazione dei costi esterni, allineando il costo “privato” e quello “sociale” della produzione e consumo di energia.
L’industria italiana si posiziona ai massimi livelli di efficienza energetica in Europa e nel mondo e proprio grazie all’ottimale utilizzo del gas nei propri processi produttivi contribuisce a rendere l’Italia uno dei paesi industrializzati a minore intensità energetica. È sulla base di tale considerazione che dobbiamo indirizzare il graduale processo di elettrificazione, oltre che sulla valutazione delle migliori tecnologie disponibili e della loro implementabilità nei cicli.
Nella transizione verso un’economia a basso contenuto di carbonio diventa cruciale il ruolo delle fonti rinnovabili (FER) anche nel settore dei trasporti, dove, con la Direttiva 2009/28/CE – cosiddetta RED, Renewable Energy Directive – si è fissato un obiettivo obbligatorio e uguale per tutti gli Stati membri del 10% per il 2020. Questo obiettivo è stato di recente aggiornato con la nuova Direttiva sulla promozione dell’uso dell’energia rinnovabile (RED II), in corso di emanazione: il target di impiego delle FER sale al 14% per il 2030 per il trasporto su strada e ferroviario (sono esclusi i trasporti marittimi ed aerei).
Si tende a parlare di decarbonizzazione solo in termini di elettrificazione degli usi finali. Ma come ha sottolineato anche il World Energy Outlook 2018 (WEO2018), senza l’adozione di misure aggiuntive, vi è il “rischio di un’elettrificazione che sposta semplicemente le emissioni di anidride carbonica da valle a monte, ossia dai settori finali alla generazione elettrica”. È d’accordo con questa visione?
Francamente, penso che quello di cui abbiamo bisogno sia non mettere in piedi una nuova “guerra di religione” sul tema “elettrificazione sì, elettrificazione no” con connesse scomuniche ed eretici.