Negli ultimi anni l’idrogeno ha assunto un ruolo sempre più importante nelle prospettive energetiche italiane. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dedica allo sviluppo di questo vettore un’intera linea di intervento con una dotazione finanziaria di circa 3,19 miliardi di euro e prevede contestualmente due interventi normativi volti a rimuovere gli ostacoli burocratici e a promuoverne la competitività. Il Governo, in particolare, vede l’idrogeno come una risorsa fondamentale nella decarbonizzazione dei settori industriali hard-to-abate (caratterizzati da alta intensità energetica e privi di opzioni di elettrificazione scalabili) e nei trasporti a lungo raggio su gomma e su ferro.
La via dell’idrogeno è la nuova via della seta? O meglio: si tratta di un’opportunità o si potrebbe trasformare invece in un boomerang per il settore? Con il talk “La Logistica sulla via dell’idrogeno” che il Freight Leaders Council ha organizzato nell’ambito dell’HESE, Hydrogen Energy Summit&Expo di Bologna, abbiamo provato a vederci chiaro sul tema dell’idrogeno verde, blu, grigio e del suo utilizzo futuro. Ha un senso spingere questa tecnologia in assenza di una vera e propria filiera produttiva nazionale? Quali sono le potenzialità, i vantaggi e gli eventuali punti deboli dell’impiego dell’idrogeno, che potrebbe ridurre e annullare l’impatto del trasporto sull’ambiente?
Sulla scia del crescente impegno nel settore idrogeno determinato dalle strategie Europee e nazionali, è sempre più diffuso l’interesse per le applicazioni degli impianti Power-to-Hydrogen (P2H), nei quali l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili viene impiegata per la produzione di idrogeno tramite elettrolisi. Gli elementi primari della tecnologia (v. Figura 1) sono l’impianto di generazione elettrica da fonte rinnovabile (es. eolico, solare, da biomasse, qui non rappresentato) e il sistema di elettrolisi per la produzione di idrogeno a partire da elettricità e acqua, a cui si aggiungono, a seconda delle applicazioni, eventuali unità di compressione e di accumulo.
L’idrogeno verde potrebbe ricoprire un ruolo di primo piano per il raggiungimento della neutralità climatica al 2050, come prevede l’Hydrogen Strategy for a Climate-neutral Europe lanciata dalla Commissione Europea l’8 luglio 2020; a dare concreta attuazione alla strategia UE sarà la European Clean Hydrogen Alliance che riunirà al suo interno industria, ricerca, istituzioni pubbliche e società civile.
Il Gruppo di Lavoro “Filiera Idrogeno” di Assorisorse, composto da rappresentati delle società del settore Oil&Gas italiano, si è posto due quesiti: 1) “L’utilizzo dell’idrogeno può costituire una soluzione - complementare ad altre tecnologie - per la decarbonizzazione della produzione di energia elettrica e dei settori che ad oggi impiegano varie fonti o vettori energetici, massimizzando l’utilizzo di fonti rinnovabili o con ridotta impronta carbonica?”. 2) “Quali sono le opportunità per le aziende e quali devono essere le strategie e le azioni concrete che devono includere nei loro piani per coglierle al meglio anche orientando il quadro normativo e gli stakeholder?”
L’idrogeno ha passato la fase di una promessa per il futuro sistema energetico, chiacchierato all’interno di convegni e conferenze e studiato nelle diverse soluzioni e tecnologie presenti in tutta la sua filiera. È orami entrato di fatto tra le soluzioni identificate come imprescindibili per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione profonda del sistema energetico, coinvolgendo la programmazione politica, lo sviluppo industriale, l’aumento della capacità manifatturiera, l’identificazione di percorsi e progetti pilota che permettono di implementarlo in maniera efficace ed economica.
Il Comune di Ravenna, insieme a Ravenna Holding, Start e Aess è al lavoro per la realizzazione di un impianto di produzione di energia elettrica rinnovabile e idrogeno verde per alimentare nuovi autobus in via delle Industrie. A tal fine i cinque soggetti hanno recentemente sottoscritto un accordo relativo alla realizzazione dello studio di fattibilità di un progetto che prevede l’integrazione di diverse tecnologie per produrre in loco l’energia necessaria a generare idrogeno e alimentare nuovi mezzi del trasporto pubblico.
La lotta al cambiamento climatico è tra le priorità dell’agenda internazionale. I gas serra in atmosfera hanno raggiunto infatti livelli senza precedenti e gli interventi per contenere l’aumento della temperatura terrestre non sono più rimandabili. Per salvaguardare il nostro Pianeta, è oggi più che mai essenziale dare vita a un insieme di interventi coordinati, che veda il coinvolgimento di tutti: istituzioni, studiosi, imprese, singoli cittadini.
Nell'ambito della Next Generation EU, la Recovery and Resilience Facility (RRF) dovrebbe assegnare sovvenzioni agli stati membri per 338 miliardi di euro e prestiti per 390 miliardi di euro (a prezzi attuali) entro il 2026. Il percorso di sviluppo del Recovery Plan Italiano è stato molto travagliato, complice anche il cambio di Governo. La prima bozza del Piano risale al 6 dicembre 2020, e in seguito si sono susseguite numerose versioni, che hanno affinato senza stravolgere l’impostazione iniziale. Nel complesso, l’ammontare complessivo delle risorse stanziate è cresciuto con il passare dei mesi.
Una rete di trasporto di idrogeno dedicata che abbraccia dieci paesi europei: è il progetto presentato nel 2020 da undici Transmission System Operators (TSOs) europei del gas attraverso il paper “European Hydrogen Backbone” (EHB). La dorsale a idrogeno descritta in quel rapporto ha innescato un dibattito sul ruolo che una rete di trasporto di un gas potenzialmente rinnovabile potrebbe giocare nel futuro sistema energetico europeo. Ad aprile 2021, è stato pubblicato un aggiornamento di quel rapporto, presentando una visione aggiornata ed estesa, che ad oggi coinvolge 23 società di 21 paesi, compresa Snam. Una visione che si articola al 2030, 2035 e 2040, e che in gran parte è basata su infrastrutture di trasporto e trasmissione del gas già esistenti e funzionanti.