Non è semplice addentrarsi nel labirinto di norme e codicilli, incentivi e sussidi che costituiscono l’intelaiatura della politica verde della UE. Io, almeno, non ne sono capace e non sono nemmeno interessato ad investire il mio tempo in questa impresa. Ho però una visione d’insieme e dei criteri di verifica basati sull’esperienza quotidiana e sulle conoscenze basilari delle tecnologie energetiche per capire che l’intero progetto richiede una ridefinizione profonda.
La European Climate Law, la quale fissa l’obiettivo di neutralità climatica al 2050, obbliga i legislatori a imporre nuovi target per il 2040 entro il prossimo ciclo politico/elettorale. È logico quindi aspettarsi che esso, con ogni probabilità, sia impostato sulla riduzione del 90% delle emissioni di gas serra entro il 2040. Obiettivo, questo, da ricondurre nella stessa traiettoria richiesta per il raggiungimento del traguardo net-zero al 2050.
Il 6 febbraio scorso, la Commissione Europea ha pubblicato la Comunicazione riguardante l’obiettivo climatico al 2040. Ora spetta agli Stati Membri trovare un accordo sul quantum di questo obiettivo e sul come raggiungerlo. Un endorsement veloce dei capi di stato e governo europei sarebbe cruciale per confermare l’impegno politico e la leadership globale dell’Unione Europea in materia climatica prima dell’inizio della prossima legislatura.
Un nuovo documento pubblicato dalla Commissione Europea “raccomanda” di ridurre le emissioni del 90% entro il 2040, in accordo con l’Accordo di Parigi, affinché l’UE continui a fare da apripista nell’azione internazionale sul clima, creando allo stesso tempo opportunità per l’industria europea di prosperare in nuovi mercati globali, soprattutto in ambito di tecnologia pulite. Affinché ciò accada, la strategia di crescita sostenibile, il Green Deal, dovrebbe diventare “un accordo di decarbonizzazione industriale”.