Alla fine il 2020 è arrivato e costituisce, a livello europeo e nazionale, il momento per un bilancio sulle politiche adottate negli ultimi anni in ambito energetico e ambientale.
Il 2020 ha infatti rappresentato il primo orizzonte temporale fissato dal Pacchetto per il clima e l’energia dell’Unione Europea, il cosiddetto 20-20-20, che richiedeva – tra gli altri obiettivi - che il 20% del fabbisogno energetico UE fosse ricavato dalle fonti di energia rinnovabile (FER).
L’Italia, con la legge 9 gennaio del 1991, avviò una trasformazione importante del sistema elettrico, creando le premesse per la diffusione della generazione distribuita, a testimonianza del ruolo di leader svolto dal nostro Paese sul tema. Inizialmente si diffusero i sistemi di cogenerazione, più convenienti e meglio promossi dal provvedimento CIP 6/92 di quelli alimentati da fonti rinnovabili. In seguito, sulla scia di diversi schemi di incentivazione, è toccato alle fonti rinnovabili (anche se non sempre finalizzate all’autoconsumo).
Comunità energetiche, autorizzazioni e accettabilità sociale: dove non arriva lo stimolo dello Stato possono arrivare le Regioni? Una sintetica risposta a questa domanda possiamo già darla: sì, le Regioni possono fare molto! Tuttavia, servirebbe un maggiore coordinamento con lo Stato, specialmente nel nostro paese dove l'energia è, come si dice in gergo normativo, "una materia di legislazione concorrente". Insomma, per compiere appieno il "Green New Deal" voluto dall'Europa servirebbe innanzitutto un "deal" tra Stato e Regioni.
Intervista al CEO Toni Volpe
Larry Fink, CEO di Black Rock, non perde occasione per rimarcare la rivoluzione “sostenibile” delle loro strategie di investimento. Possiamo dire, quindi, che il tema è entrato definitivamente nella stanza dei bottoni?
Finalmente, voglio aggiungere: stiamo vivendo un tempo dove eventi estremi, inquinamento e depauperamento delle risorse planetarie stanno alimentando l’insorgenza di crisi ambientali, sociali ed economiche.