Intervista al CEO Toni Volpe

Larry Fink, CEO di Black Rock, non perde occasione per rimarcare la rivoluzione “sostenibile” delle loro strategie di investimento. Possiamo dire, quindi, che il tema è entrato definitivamente nella stanza dei bottoni?

Finalmente, voglio aggiungere: stiamo vivendo un tempo dove eventi estremi, inquinamento e depauperamento delle risorse planetarie stanno alimentando l’insorgenza di crisi ambientali, sociali ed economiche. Se la svolta in favore della sostenibilità dello sviluppo non viene affrontata con un’azione corale degli attori della società globale, rischiamo di non riuscire a invertire la rotta in tempo. In questo senso, una presa di posizione così aperta da parte di uno dei massimi attori della finanza internazionale fa ben sperare. Sostenibilità non è solo una questione etica o di responsabilità nei confronti delle generazioni future: è anche, e sempre più, un tema di protezione del proprio business e dei propri investimenti.

E alla Falck Renewables che importanza attribuite alla sostenibilità?

Operiamo in un settore cruciale per lo sviluppo socioeconomico. Attraverso l’elettricità pulita che eroghiamo – in Europa come negli Stati Uniti - contribuiamo a evitare l’emissione in atmosfera di inquinanti e di gas serra. In relazione alla natura del nostro business, potremmo accontentarci di pensare che siamo “intrinsecamente” sostenibili. Per noi, però, è importante non solo quello che si fa ma anche come lo si fa, infatti la sostenibilità è l’elemento guida del nostro modo di fare impresa. Ci siamo interrogati sul senso della nostra missione aziendale e, coerentemente con il DNA del nostro Gruppo – attento da sempre alle condizioni di vita delle famiglie della propria forza lavoro – ci siamo posti l’obiettivo di andare oltre la generazione di profitto puntando a massimizzare il valore che generiamo per gli azionisti e per gli altri portatori di interesse – gli stakeholder –, con una sensibilità particolare allo sviluppo compatibile dei territori nei quali operiamo. Per noi, oltre a guardare l’utile netto, è altrettanto importante considerare indicatori quali il valore aggiunto distribuito agli stakeholder - 165 milioni di euro nel solo 2018 - o anche le emissioni di gas serra evitate, che nella stessa annualità abbiamo calcolato in 867.800 tonnellate di CO2 equivalenti. Attraverso i nostri asset, ci muoviamo in un sistema di relazioni locali. Siamo ospitati in un territorio per tutto il ciclo di vita dei nostri impianti e siamo consapevoli che è il territorio stesso ad offrirci le risorse che ci servono per generare valore, nonché la “licenza sociale” per operare. Di fatto, offriamo un’opportunità di sviluppo locale attraverso partenariati con le comunità e gli altri attori locali, supportando iniziative di impatto sociale, ma anche contribuendo all’economia e all’occupazione. Abbiamo capito che possiamo essere doppiamente abilitatori, abilitando l’impiego di energia pulita e, al tempo stesso, contribuendo allo sviluppo sostenibile dei luoghi che ci ospitano.

Dal punto di vista più operativo, come si concretizza il vostro impegno di sostenibilità?

Abbiamo adottato la “Carta della Sostenibilità Falck Renewables”, basata sull’esperienza quindicennale di interazione con le comunità locali nel Regno Unito, più precisamente in Scozia, dove tuttora si trova la maggiore concentrazione dei nostri impianti eolici. La Carta della Sostenibilità, che individua cinque assi di azione, enfatizza gli aspetti di sostegno all’economia e all’occupazione locali, di redistribuzione del profitto, di sostegno alle iniziative di impatto sociale e di rispetto dell’ambiente.

La sua implementazione può far sì che le comunità locali avvertano la presenza di impianti rinnovabili come un reale portatore di valore aggiunto. Nel 2018, le ricadute economiche della nostra presenza nel solo Regno Unito, ad esempio, sono state superiori ai 32 milioni di euro. A tendere, intendiamo esportare i benefici di questo approccio in tutti i Paesi di nostra presenza, calibrandolo alle varie specificità locali.

Entriamo nel merito dei vari temi: l’occupazione è un tema universalmente molto sentito. Il vostro settore non è però particolarmente labour intensive

Certamente. Va, però, tenuto presente che di norma operiamo in contesti rurali, dove il peso relativo di un posto di lavoro addizionale è più elevato.  Nel Regno Unito, abbiamo messo in atto un meccanismo per la creazione di competenza tecnica nell’industria rinnovabile, avvicinando domanda e offerta di lavoro: alimentiamo un fondo di sostegno per i giovani locali che vogliono diventare tecnici eolici e li accompagniamo fino al colloquio di selezione con i nostri partner tecnologici. Se sono bravi, verranno selezionati. Vogliamo replicare questo schema in Svezia, Norvegia e Spagna. Prospetticamente, anche in Italia e anche nel settore fotovoltaico. Inoltre, con l’espansione della nostra presenza nel settore dei servizi energetici e dell’asset management, anche il nostro organico è cresciuto in 3 anni di più del 150%.

Come approcciate il tema del sostegno all’economia locale?

Favoriamo la filiera corta di approvvigionamento, sia nella costruzione che nell’esercizio degli impianti. Prima di aprire un cantiere, ad esempio, organizziamo un open day sul progetto, consentendo alle imprese locali di presentare le loro offerte di fornitura e massimizzando, così, l’impatto sull’indotto locale. A tendere, ci stiamo organizzando per assistere quei fornitori locali a cui mancherebbe poco per raggiungere le condizioni tecnico-economiche richieste a ottenere la qualifica. Di fatto, intendiamo essere da stimolo (e guida) alla creazione di nuova competenza, secondo una modalità dinamica e moderna dell’attività di procurement.

Cosa intende quando accenna alla redistribuzione del profitto?

Intendo un meccanismo, di cui siamo riconosciuti pionieri internazionali, di redistribuzione di parte del valore monetario generato dalla vendita dell’elettricità. Proponiamo, infatti, ove la consistenza del progetto lo consenta, compartecipazioni locali al finanziamento dei nostri impianti. Nel Regno Unito, dove è nato il nostro business eolico, abbiamo attivato sette cooperative locali di finanziamento, che offrono a chi vive intorno ai nostri parchi eolici la possibilità di ricevere, per tutta la vita attiva dell’impianto, un interesse vantaggioso su un prestito individuale veicolato dalla cooperativa. Ad oggi alimentiamo sette cooperative, per un totale di oltre 3.000 membri, e negli anni abbiamo distribuito circa 6 milioni di euro in interessi sui prestiti. Si tratta di uno strumento di grande valore strategico e ci stiamo attrezzando per mutuarlo nelle altre geografie di presenza, a partire dall’Italia, magari con l’adozione di strumenti online di lending crowdfunding.

In che modo, invece, sostenete le iniziative di impatto sociale locale?

Nel Regno Unito, e più recentemente in Svezia, eroghiamo annualmente liberalità per il finanziamento di progetti locali di impatto sociale, con importi parametrati alla dimensione dell’impianto. Qualora necessario, assistiamo la comunità locale nella creazione del soggetto no-profit ricevente (associazione o trust). Rispettiamo le scelte locali nell’impiego dei fondi, per le quali non poniamo vincoli particolarmente stringenti, secondo il principio per cui la comunità locale conosce i propri bisogni meglio di chiunque altro. Sulla scorta di questa esperienza, organizziamo annualmente in Scozia un Forum dedicato alle Comunità Locali, momento di ascolto/confronto tra i delegati delle circa trenta comunità che insistono intorno ai nostri impianti. Abbiamo compreso, durante questi eventi, che il nostro sostegno consente loro di attuare quelle iniziative che non riuscirebbero ad essere priorità per la pubblica amministrazione. Di questo, le comunità locali ce ne sono particolarmente grate. Assistenza, rispetto e ascolto del territorio: questi i cardini della nostra azione. Anche in questo caso, lavoriamo per esportare progressivamente questo approccio nelle altre geografie di presenza.

Come si mantiene desta l’attenzione per la protezione dell’ambiente?

Oltre ad una gestione delle attività che non ammette compromessi in materia di compliance ambientale, stiamo adottando delle linee guida interne per il green procurement che definiscono azioni, obiettivi e tempi di integrazione della sostenibilità all’interno della nostra catena di fornitura, partendo dalla revisione del questionario di qualifica fornitori, ai quali chiediamo di esplicitare le loro performance ESG. Per aggiornarci o contribuire al dibattito sulla sostenibilità, siamo presenti nei tavoli internazionali in cui si discutono tali temi e prospettive, quali Wind Europe, IRENA Coalition For Action, il Global Reporting Initiative e CEO Call to Action di Fondazione Sodalitas. Inoltre, per avere maggior contezza del nostro impatto, abbiamo attivato uno studio pilota per il calcolo della carbon footprint delle opere di costruzione del parco eolico di Hennøy, aperto il mese scorso in Norvegia.

Quanto è importante, per voi, la diffusione della conoscenza sui temi della sostenibilità e dell’energia sostenibile a più livelli?

Molto. È necessario mettere le persone nella condizione di poter capire la rilevanza, e l’urgenza, di queste tematiche. Il nostro impegno per la diffusione della cultura e della conoscenza sull’energia sostenibile si declina, ad esempio, negli interventi in scuole e università, in Italia come all’estero. Nel 2019 abbiamo dato il via, nel Regno Unito, a una campagna biennale dedicata a formare bambini e maestri elementari, nelle aree di nostra presenza, sul tema della sostenibilità energetica. Mettiamo, inoltre, a disposizione della ricerca accademica i nostri dataset, come nel caso della Western Norway University of Applied Sciences, e abbiamo sviluppato con il Politecnico di Milano un MOOC (massive online open course) per perfezionare la formazione dei nostri colleghi sui temi della sostenibilità e del community engagement.

Dal vostro Rapporto di Sostenibilità 2018, in effetti, emerge l’approccio innovativo del Gruppo nel rapporto con i territori locali, mostrando il tema della sostenibilità da un angolo finora poco esplorato.

Ci piace pensare di aver dato vita ad un modello distintivo, moderno, integrato e strategico di business che poggia su un ascolto attento del territorio e sull’individuazione di risposte concrete alle esigenze da esso espresse.