Da circa 160 anni il petrolio è protagonista della scena energetica mondiale: dalla fase pionieristica della seconda metà dell’ottocento, a tutto il XX secolo che ha segnato l’apogeo del suo sviluppo, agli anni 2000 caratterizzati dalla specializzazione nei settori chiave dei trasporti e della petrolchimica, alla prospettiva odierna di un lento declino a favore delle rinnovabili, i prezzi del petrolio sono sempre stati espressi in dollari USA.
La sollecitazione della Commissione europea verso gli Stati membri affinché si promuovano scambi in euro nei settori strategici, petrolio e derivati in primis, segnala il protagonismo di un sovranismo europeo con il quale le istituzioni comunitarie intendono difendere il proprio ruolo e uscire dalla morsa dell’attuale congiuntura internazionale. Al fronte “esterno”, con una Brexit ancora in bilico e le guerre commerciali sino-americane, si sovrappone quello “interno” con le incerte elezioni alle porte.
Quando accendiamo la luce, stiamo indirettamente comprando dollari. È un’affermazione surreale, ma solo in apparenza. Esplorandone il fondamento, intravediamo gli scenari che potrebbero aprirsi per il mercato elettrico al termine del percorso di de-dollarizzazione recentemente dichiarato dall’Unione europea.
Sebbene il prezzo unico nazionale dell’energia elettrica (PUN) sia denominato in euro, le centrali elettriche italiane bruciano combustibili fossili quotati in dollari sui mercati internazionali a pronti e a termine.
La proposta di legare il prezzo dei combustibili fossili all’euro piuttosto che al dollaro USA è oggetto di dibattitto ormai da tempo, almeno in Europa, e non rappresenta di certo una novità dell’ultima ora, anche se spesso è stata connotata da caratteristiche puramente politiche. Ma il documento pubblicato lo scorso 5 dicembre dalla Commissione europea e firmato dal suo vicepresidente Valdis Dombrovskis e la relativa consultazione, tuttora attiva rivolta a tutti gli operatori pubblici e privati che svolgono un ruolo nei mercati finanziari e nella compravendita di commodities energetiche, hanno accesso nuovamente i riflettori sull’argomento.