In modo ancor più evidente rispetto a quanto già avvenuto nella crisi economica del 2008, l’emergenza sanitaria legata alla diffusione del COVID-19 e le conseguenti limitazioni agli spostamenti e alle attività produttive hanno determinato il risultato apparentemente positivo di un incremento della quota dei fabbisogni energetici coperta dalle fonti rinnovabili di energia (FER). In particolare, nel settore elettrico le FER hanno raggiunto un nuovo massimo storico coprendo, sulla base delle stime dell’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano dell’ENEA, oltre il 50% dei consumi finali lordi complessivi nel mese di maggio. Si tratta di un dato di poco inferiore al target settoriale del 55% al 2030 recentemente definito nell’ambito del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC).
Mai come oggi la sostenibilità economica e ambientale è in cima alle priorità dell’agenda politica dell’Unione europea. Per la prima volta la Commissione europea, nominata il 27 novembre 2019, ha istituito una delega ad-hoc per il clima e previsto un piano da 1.000 miliardi di Euro per rendere l’Europa un continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050, attraverso jl programma “European Green Deal”.
Oltre a una crisi sanitaria senza precedenti e al baratro della conseguente crisi economica la pandemia da Covid-19 ha aperto una parentesi che, dal punto di vista squisitamente ambientale, sembra invece contenere risultati più che incoraggianti. Nel secondo trimestre del 2020 i consumi di energia italiani sono calati del 22% rispetto al 2019 (mentre su base semestrale segnano -14%) e «anche nell’ipotesi ottimistica di un ritorno alla normalità nella seconda parte dell’anno, a fine 2020 la flessione sarà probabilmente superiore al record negativo del 2009 (-6%)», spiega Francesco Gracceva, il ricercatore che ha curato l’ultima Analisi trimestrale del sistema energetico italiano di Enea.