Numero 36 - Acqua: una crisi all'italiana

29 agosto 2017

Analisi

Roma senz’acqua, emergenza climatica o imprevidenza?

Il lago di Bracciano, ottavo per estensione e sesto per profondità tra i laghi italiani, è dopo il Trasimeno e Bolsena il più grande del centro Italia. E’ una riserva idrica essenziale per gli usi civili e agricoli dei tre comuni rivieraschi (Bracciano, Anguillara e Trevignano) e dei comuni dell’intorno ed è anche la loro risorsa turistica fondamentale. Anche per Acea, la multiutility che fornisce acqua alla Capitale, dal 1990 il lago costituisce una risorsa idrica importante in forza della concessione del Ministro dei Lavori Pubblici che consente di prelevare da 1,1 a 5,0 mc al secondo (da 34 a 154 milioni di mc/anno) vincolata però al mantenimento dello zero idrometrico di 161,74 mt/slm; è il livello fissato dal Genio Civile del Tevere (esecutore del contratto) per garantire l’autodepurazione completa di tutta l’acqua, un processo biologico essenziale per la salute ambientale di un bacino lacustre con poco ricambio idrico. E lo zero idrometrico ci serve per capire perché manca l’acqua a Roma.

Approfondimento

Roma e il caso ACEA: (non) piove sul bagnato

Come era prevedibile, è bastato che Regione Lazio e Acea trovassero un accordo perché l’“emergenza idrica” dell’estate 2017 transitasse dalle prime pagine alla cronaca locale. Ancora qualche giorno di Purgatorio nelle pagine interne, poi finalmente potremo tornare a disinteressarci dell’acqua, come d’abitudine.

È il destino delle catastrofi all’Italiana: un ciclo prevedibile fin nei dettagli, che inizia con un lungo sonno, in cui nessuno fa niente, salvo poche cassandre che segnalano a chi di dovere la necessità di intervenire in modo duraturo e sostenibile, facendo manutenzioni e investimenti, accolte da alzate di spalle, sguardi impotenti, rinvii al domani di quel che si potrebbe fare oggi. 

Approfondimento

Il mondo è fatto di gocce: da Legambiente le regole blu del risparmio idrico

Il nostro mondo è fatto di gocce. Il 70% del pianeta è costituito d’acqua, tra mari, laghi, fiumi, falde, ghiacciai, terreno, nell’atmosfera, che attraverso il ciclo idrologico alimentato dal sole, si muove in continuazione e si trasforma nelle diverse forme di pioggia, neve, ghiaccio, acqua salata, acqua dolce. Il 97,5% di quest’acqua però è salata mentre solo il 2,5% è dolce; di questa solo lo 0,1% è accessibile per il consumo umano. L’acqua potabile non è rinnovabile così velocemente come si può pensare, secondo una stima, ci vogliono ben 40 anni prima che la goccia di pioggia caduta sulle montagne arrivi a noi uscendo dal rubinetto di casa. Circa 800 milioni di persone soffrono la crisi idrica, tra Asia, Africa e America Latina, e nel 2050 saranno 4 miliardi. 

Approfondimento

Perché l’Italia alla prova della siccità non deve fare come la Sicilia

Dalle Alpi a Roma. La protagonista degli ultimi mesi è stata senza dubbio l’acqua, o meglio la sua carenza. La mancanza idrica è diventata da questa estate un problema nazionale non più confinato alle sole regioni che ne sono storicamente afflitte quali Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia, dove in realtà quest’anno, pur nelle stesse condizioni climatiche del resto d’Italia, le conseguenze della siccità si sono manifestate sino ad adesso nel solo comparto agricolo e in misura ancora limitata. E’ tuttavia interessante analizzare con maggiore dettaglio la situazione attuale siciliana, anche perché per la sua numerosa popolazione e la ricorrenza di periodi siccitosi rappresenta un caso emblematico del perché, pure in presenza di acclarati fenomeni climatici, le politiche di contrasto alla carenza idrica si sono dimostrate parziali e non risolutive.

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