Nel 2022, il mercato petrolifero ha conosciuto una volatilità insolita anche per una commodity storicamente volatile quale è il petrolio. Perché e quali sono le prospettive per il prossimo anno?
Anche prima che la Russia invadesse l'Ucraina, i prezzi internazionali stavano esibendo una forte ripresa post-COVID. Questi ultimi, infatti, hanno iniziato il 2022 nell’intorno degli 80 dollari al barile. Il recupero della domanda globale combinato ad un'offerta relativamente tirata, produzione OPEC+ contenuta e cauti investimenti da parte dei producer USA di unconventional oil hanno determinato un maggior ricorso alle scorte globali, che si sono così attestate su livelli bassi.
Poi, con lo scoppio della Guerra e con i timori che le esportazioni di greggio e prodotti petroliferi dalla Russia potessero essere interrotte, i prezzi del petrolio hanno registrato un rally e il Brent Dated, benchamark globale, ha raggiunto, a inizio marzo, un picco di 133 doll/bbl. Successivamente, benché fosse evidente che i flussi dalla Russia non si fossero ridotti in maniera significativa, i prezzi sono rimasti sopra i 100 doll./bbl per gran parte della primavera e dell'estate. Infatti, dopo un calo iniziale dovuto al ridimensionamento degli acquisti da parte delle società europee, l'offerta russa è tornata a crescere in ragione della maggiore richiesta proveniente da paesi come India e Cina, capaci di ottenere sconti significativi, fino a 30 doll/bbl.
Andamento del Brent Dated nel 2022 (in doll/bbl)
Fonte: EIA DOE
Tuttavia, negli ultimi mesi del 2022, gli alti prezzi del petrolio unitamente a un rallentamento della crescita economica hanno determinato un indebolimento della domanda. Infatti, se nei primi tre trimestri 2022, secondo i dati dell’Oil market report dell’AIE, i consumi sono stati più alti dei corrispondenti periodi del 2021 (+ 5 mil. bbl/g nel Q1, +2,3 nel Q2 e + 2 nel Q3), per il 4° trimestre si stima già un leggero ripiegamento.
Contestualmente, alla riduzione dei consumi ha fatto da contraltare un’accelerazione dell'offerta globale. Lato OPEC+, i paesi hanno allentato i vincoli al taglio della produzione messi in atto durante la pandemia, mentre sul fronte dei produttori USA si registra una maggiore propensione a trivellare, soprattutto da parte delle aziende private. Il che ha consentito un incremento dell’output petrolifero di un ulteriore milione di barili al giorno. A ciò si aggiunga la decisione dei membri dell'AIE a rilasciare, su base annua, in maniera coordinata, circa 250 milioni di barili dalle scorte strategiche.
Il combinato disposto di domanda debole e offerta in aumento ha aiutato il mercato petrolifero globale a passare da una condizione di deficit a una di surplus e, quando le scorte hanno ripreso ad aumentare, i prezzi del petrolio sono diminuiti. A poco è valsa la decisione di attuare nuovi tagli alla produzione da parte del gruppo OPEC+ (con una riduzione di 2 mil bbl/g attuata a novembre), visto che i prezzi del petrolio hanno continuato a scendere.
Anche l’imposizione, a inizio dicembre, di un embargo quasi totale da parte dell’Europa agli acquisti di petrolio dalla Russia e, in parallelo, l’imposizione da parte del G7 di un price cap sulle esportazioni petrolifere dalla Russia hanno fallito a smuovere i prezzi, che, al contrario, hanno toccato, a metà dicembre, il minimo di 76 doll/bbl. A sostenere il calo è soprattutto la paura sulla tenuta della domanda.
Dove andrà quindi il mercato nel corso del 2023? Pur nella sua imprevedibilità, è possibile individuare alcuni fattori, e correlati interrogativi, che potrebbero condizionarne il trend:
- L’Europa ha in programma di applicare un embargo sui prodotti raffinati russi a partire dal 5 febbraio, accompagnato anch’esso dal price cap del G7. Prima della crisi, la Russia era il secondo esportatore al mondo di prodotti raffinati (dopo gli Stati Uniti). E oggi, quale può essere l’impatto di tale politica? I mercati del gasolio e diesel reagiranno debolmente, come hanno fatto con il greggio, oppure le dinamiche saranno differenti?
- Come risponderà la Russia? Esponenti del governo hanno già affermato che Mosca non venderà il proprio greggio sottostando alle regole del price cap; di rimando, i rappresentanti del G7 sembrano avere imposto un tetto al prezzo del greggio russo che non impatta materialmente sui guadagni della Russia. Come procederà questo equilibrio nel 2023?
- Sarà capace l’OPEC+ a rimanere proattivo e difendere i prezzi petroliferi? Quando pochi mesi fa il gruppo ha annunciato il taglio di 2 milioni di barili al giorno, i prezzi erano sui 90 dollari al barile. Fino a giugno non sono previsti nuovi incontri, ma nulla esclude si possano fissare nuovi meeting prima e nuovi accordi per un taglio della produzione, soprattutto nel caso in cui le condizioni di mercato si deteriorassero ulteriormente.
- La domanda rimarrà debole in futuro, visto che Stati Uniti ed UE rischiano una potenziale recessione? Quanto a lungo la domanda petrolifera della Cina rimarrà frenata a causa delle chiusure relative al COVID?
Il petrolio rimane di gran lunga la principale fonte energetica. L’incremento marcato dei prezzi nel 2022 e l’insorgere di turbolenze geopolitiche ha ricordato ai consumatori e ai governi che il petrolio rimane una commodity di importanza critica. Anche se il mondo continua ad essere alla ricerca di una transizione rapida verso un futuro Net Zero, nel 2023 assisteremo probabilmente ancora ai dibattiti sull’accessibilità e sicurezza del petrolio.
La traduzione in italiano è stata curata dalla redazione di RiEnergia. La versione inglese di questo articolo è disponibile qui.