«I forti fanno ciò che possono, i deboli soffrono ciò che devono». Sembra incredibile come, a distanza di più di due millenni, uno degli aforismi più noti di Tucidide spieghi ancora l’escalation di tensione che nelle ultime settimane sta avvolgendo l’Ucraina. La prolungata crisi interna di quest’ultima, infatti, ha innescato un braccio di ferro tra grandi potenze, Federazione Russa e Stati Uniti, con i Paesi europei nel ruolo di osservatori partecipanti.
Il recente attacco missilistico degli Houthi ad Abu Dhabi rischia d'innescare un'escalation tra le parti che minaccia la stabilità della regione e dei mercati petroliferi globali.
Lunedì 17 gennaio, cinque missili e un numero imprecisato di droni sono stati lanciati sul territorio degli Emirati Arabi Uniti. Nonostante i sistemi avanzati di difesa aerea, un drone ha raggiunto l'aeroporto di Abu Dhabi provocando un incendio, mentre un altro ha colpito la zona industriale di Mussafah facendo esplodere tre autocisterne e provocando tre morti e sei feriti.
La prima tempesta geopolitica che ha colpito il mondo – e i mercati – nel 2022 è stata quella che ha interessato il Kazakistan. Nel gigante geografico ed energetico centro asiatico, a inizio gennaio, si sono infatti registrate partecipatissime mobilitazioni di piazza, scoppiate per il rincaro del carburante. Che nulla ha avuto a che vedere con il ricatto geopolitico di Putin nei confronti dell’Europa, ma molto con l’autoritarismo e le disuguaglianze interne.