Il gas naturale contribuisce a soddisfare circa un quarto della domanda di energia mondiale. Se vi sommiamo petrolio e carbone, questa quota sale all’ 84%. Mentre il mix energetico UE mostra una quota simile relativamente al gas, quello italiano vede il gas superare il 40%, per di più, quasi esclusivamente da importazione.
L’aumento dei prezzi del gas cominciato a inizio anno e proseguito in estate con preoccupanti impennate non accenna ad oggi a diminuire. Da metà settembre i prezzi hanno raggiunto picchi intorno ai 70 euro/MWh, segnando un rincaro di quasi il 250% da inizio anno e di circa il 1500% da gennaio 2020. Il verificarsi di un tale andamento già da settembre non fa ben sperare in vista dell’inverno e dell’ulteriore rialzo che sarà trainato dalle esigenze di riscaldamento del settore residenziale.
La recente impennata dei prezzi del gas naturale era ampiamente prevista come risultato della ripresa economica dell'era post-pandemica. Nei primi giorni di luglio 2021 il prezzo spot dell’hub olandese TTF ha superato i 36 €/MWh, ma già nel mese di giugno aveva visto un’impennata di circa il 28%, con quotazioni giornaliere che tra fine maggio e inizio giugno si aggiravano intorno ai 25 €/MWh. Simili rialzi si sono verificati anche nei principali hub europei e mondiali.
Nel 2020, a fronte di una caduta del consumo di energia del 5%, la domanda di petrolio ha registrato un crollo senza precedenti di circa l’8%, dai 98 milioni di barili al giorno (mb/g) del 2019 ai 90 mb/g di quest’anno. La domanda di gas naturale ha mostrato maggiore resilienza, con una contrazione del 3%.
Secondo l’AIE le diverse reazioni alla crisi delle fonti energetiche dipende dal loro impiego in diversi settori dell’economia.