In merito all’acquisizione di 2i Rete Gas Spa (2iRG) da parte di Italgas, ASSOGAS non condivide la valutazione finale dell’Autorità Antitrust secondo la quale i rimedi proposti da Italgas, seppure rivisitati e migliorati, risultano di fatto idonei a risolvere le criticità derivanti dall’operazione.
E questo, nonostante il ruolo attivo all’interno dell’Istruttoria AGCM, di piccoli e medi distributori che hanno portato contenuti interessanti e di difficile contestazione, ma che hanno suscitato un marginale interesse.
A due anni dall’iniziativa ministeriale di revisione del DM Criteri, revisione ancora non approdata ad un testo definitivo e, dopo diversi interventi del MASE sulla volontà di revisionare il settore attraverso un ridimensionamento degli ambiti, le valutazioni sull’operazione di aggregazione appaiono asincrone.
Infatti, i rimedi approvati dell’Autorità risultano più deboli rispetto a quelli approvati per altre concentrazioni nel settore della distribuzione del gas aventi un ordine di grandezza notevolmente più piccolo: le precedenti operazioni avevano ad oggetto meno di decimo dei PDR della società target 2iRG.
Nonostante il caso straordinario sono state adottate misure ordinarie. Le risultanze istruttorie, infatti, non hanno tenuto conto del fatto che la società target detiene quasi un quarto del mercato nazionale della distribuzione (4,9 milioni di PDR su un totale di 21,9 milioni), finalizzando l’operazione secondo la classica logica dei singoli ATEM, come è stato fatto per le precedenti acquisizioni.
La totale mancanza di una valutazione globale, a livello nazionale, dell’operazione – che fa sorgere un incumbent con una quota del 56% dei PDR totali – determina, a nostro avviso, l’insufficienza delle misure correttive proposte per mitigare gli effetti distorsivi della concorrenza.
Nello specifico, i rimedi proposti non sono ritenuti sufficienti a superare le gravi criticità che sono state argomentate da ASSOGAS fin dall’inizio dell’istruttoria.
In primo luogo, non si comprende come la cessione di un numero così ridotto di PDR, pari a circa il 10-12% dei PDR della società target, possa ricostituire nei vari ATEM un concorrente avente dimensioni organizzative e una forza economico finanziaria comparabili con 2iRG. Inoltre, è proprio l’entità delle misure di dismissione indicate nelle risultanze a renderle inadeguate a far entrare nel mercato nuovi concorrenti o a rafforzare quelli già esistenti, in modo da compensare la perdita di 2iRG che finora ha partecipato alla maggior parte delle gare d’ambito.
In secondo luogo, l’istruttoria ha dimostrato l’infondatezza della tesi di Italgas secondo cui l’aggregazione porterà significativi benefici ai clienti finali, che è la motivazione principale veicolata all’AGCM per accogliere un’operazione il cui principale operatore supererà nel breve la soglia del 50% dei PDR a livello nazionale.
ASSOGAS già nel 2019 dimostrava, infatti, che il costo del servizio prestato dai grandi operatori non risultava - fino a quell’anno - inferiore per i consumatori rispetto a quello degli operatori di minori dimensioni, in presenza di livelli di servizio, come rilevati dalla stessa Autorità, perfettamente comparabili tra i due gruppi di operatori. Pur non avendo segnali che dimostrano un’alterazione sensibile delle risultanze numeriche rappresentate dall’elaborazione dati 2019, ASSOGAS di recente ha aggiornato l’analisi sulla base dati 2023, confermando il trend dei risultanze.
Anche l’ARERA, d’altronde, ha riconosciuto nelle risultanze istruttorie che la maggiore efficienza immediatamente trasferibile agli utenti finali, sotto forma di riduzioni della tariffa di distribuzione riconosciuta dalla stessa non appare univocamente confermata. Come noto, inoltre, l’Autorità per l’Energia, a partire dal 2026, intende modificare il meccanismo di approvazione delle tariffe, utilizzando criteri basati sul costo standard di servizi e investimenti. Nonostante ciò, il potere della nuova entità di influenzare le tariffe si confermerà effettivo.
Infatti, nel fissare i costi standard ARERA sarà obbligata a tener conto dei costi del servizio a livello di mercato, che, a loro volta, saranno fortemente influenzati dai costi di Italgas.
Se è vero che tale operazione porterà la struttura oligopolistica del gas a ricondursi a quella di un monopolio nazionale, qualche riflessione risulta spontanea per quei mercati verticalmente collegati a quello della distribuzione del gas, ad esempio attivi nella progettazione, produzione, fornitura e manutenzione dei contatori. Un soggetto in posizione del tutto preminente dal lato della domanda, sarebbe in teoria dotato di un potere contrattuale ancora più sbilanciato rispetto a quello delle proprie controparti commerciali; in questo senso le imprese più piccole verrebbero tagliate fuori dall’impossibilità di far fronte a una committenza di dimensione troppo elevata. Ma questo potrebbe essere uno dei tanti scenari ipotizzabili. Potrebbero tradursi anche questi in ulteriori costi aggiuntivi per i consumatori finali?
Lo spaccato della distribuzione gas risulta chiaro: frammentarietà da un lato e dominanza dall’altro. È per tali che ragioni che risulta oggi urgente e necessario un intervento delle Istituzioni, finora marginale, che punti ad un processo accelerato e incentivato di consolidamento degli operatori, definito sulla base dell’articolazione del mercato della distribuzione da un lato, e sulla base delle nuove sfide energetico ambientali, dall’altro. Quella da approfondire è sicuramente la modalità per consentire ai piccoli un’adeguata valorizzazione dei loro impianti e ai medi di permanere sul mercato con stabilità.
Il tentativo di ridisegnare l’assetto degli ambiti territoriali deve essere pertanto preceduta da un’attenta valutazione volta a trovare il giusto equilibrio tra la ricerca di un’efficienza minima dal punto di vista industriale e la garanzia di una sufficiente partecipazione degli operatori alla gare. Un principio più volte espresso da ASSOGAS, oggi ancora fortemente attuale.