Il settore energetico, come noto, sta attraversando importanti trasformazioni nella direzione di decarbonizzare i modelli di produzione e di consumo dell’energia. Un impegno che ha richiesto coesione e convergenza di intenti nella comunità internazionale e ancora di più tra i Paesi dell’Unione Europea che hanno definito direttive per traguardare importanti obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e al 2050.
La transizione energetica rappresenta un processo di trasformazione profonda, volto alla decarbonizzazione del sistema energetico. Questa sfida, per essere vinta, ha bisogno che alcune tecnologie crescano e si diffondano il più possibile, e perché questo accada occorre far fronte all’aumento della domanda di materie prime.
Il settore delle bonifiche ambientali sta assumendo un ruolo sempre più strategico per il raggiungimento degli obiettivi della transizione ecologica, favorire l’innovazione e stimolare lo sviluppo economico dei territori. Nonostante ciò, le reali potenzialità di questo mercato non sono mai state analizzate in modo organico e strutturato. La governance del settore risente infatti di una marcata frammentazione istituzionale: competenze divise tra ministero, regioni, enti locali e agenzie ambientali hanno prodotto disomogeneità nell’accesso ai dati e nelle conoscenze sulla gestione dei procedimenti e sul reale valore del comparto.
Il tema delle emissioni di metano è stato al centro delle discussioni a Gastech 2025 a Milano, confermando ancora una volta come il settore dell’energia stia affrontando una delle sfide più complesse della transizione. Tecnologie avanzate e intelligenza artificiale offrono strumenti sempre più efficaci per individuare e ridurre le perdite, ma il quadro normativo resta frammentato e incerto.
Ne parliamo con tanta disinvoltura, ma cosa è realmente questa IA? Andrebbe fatta innanzi tutto una bella scrematura mediatica di quelli che sono i termini che oggi, impropriamente e inconsapevolmente, si attribuiscono all’intelligenza artificiale, che, come per le “buzz words”, che abbiamo incontrato nei redazionali scorsi, racchiude, come una fucina magmatica, altri concetti, che sarebbero ben delineabili, se non si fosse tutto fuso – magari per moda – in un termine unico, che, ahinoi, rischia di non voler significare più niente. E in questo modo, ci siamo dimenticati di un glossario che esiste da anni.