Negli Stati Uniti il Covid-19 ha avuto ricadute pesanti sul settore Oil & Gas, accentuando le criticità legate a un contesto internazionale caratterizzato da prezzi bassi. Così come per altri paesi produttori, il comparto energetico sta risentendo del calo dei consumi conseguente alle misure di lockdown imposte per contenere la pandemia. Un calo che secondo le stime della Energy Information Agency (EIA) nel primo trimestre del 2020 si è attestato sui 5,8 mil.bbl/g rispetto allo stesso periodo del 2019.

Le previsioni per i prossimi mesi non sono meno ottimiste e stimano il perdurare di questa tendenza. Negli Stati Uniti, un calo generalizzato riguarderà tutti i prodotti petroliferi: tra il primo e il secondo trimestre 2020 il consumo di benzina per autotrazione dovrebbe passare da una media di 8,6 mil. bbl/g a 7,0 mil. bbl/g, prima di riportarsi a 8,7 mb/d nella seconda parte dell'anno; quello di jet fuel da 1,6 mil. bbl/g dovrebbe scendere a 0,8 mil. bbl/g, mentre quello di olio combustibile si dovrebbe ridurre di 0,6 mil. bbl/g, per un valore medio di 3,3 mil. bbl/g. Su base annua, quindi, nel 2020, il consumo di benzina per autotrazione dovrebbe conoscere un calo dell'11% rispetto al 2019, mentre quello di jet fuel e di olio combustibile rispettivamente del 25% e del 10%.

Domanda di prodotti petroliferi negli USA (mil. bbl/g)

Fonte: Dati EIA DOE

In questo contesto di scarsa domanda a risentirne sono stati soprattutto i prezzi che hanno conosciuto una brusca caduta e che hanno costretto i producer a rivedere la propria attività di sfruttamento dei pozzi petroliferi e quindi la produzione. Una contrazione dell’output petrolifero che sembra destinata a durare più a lungo, nonostante la ripresa delle attività economiche potrebbe ridare fiato ai prezzi. Secondo l’ultimo Drilling Productivity Report di EIA, la produzione di greggio nei sette principali bacini shale degli Stati Uniti (Anadarko, Appalachia, Bakken, Eagle Ford, Haynesville, Niobrara e Permian) subirà, in maggio, una riduzione di 197.000 bbl/g, passando dagli 8, 019 mil. bbl/g di aprile a 7,822. Su base annua, invece, al calo previsto nel 2020 (-0,5 mil. bbl/g rispetto al 2019, per una media di 11,7 mil. bbl/g) dovrebbe aggiungersene uno di -0,8 mil. bbl/g nel 2021, in buona parte legato alla scelta di molti operatori di ridurre produzione e investimenti.

Così come per il comparto oil, anche il settore del gas naturale sarà interessato da un taglio produttivo: l’EIA DOE stima infatti per il 2020 una produzione media di 89,8 miliardi di piedi cubici al giorno rispetto ai  92,2 del 2019.  A risentirne sarà soprattutto la produzione di shale gas, specie quello estratto in associazione al petrolio, protagonista indiscusso della recente ‘rivoluzione energetica’ del Paese.

Per gli operatori, le difficoltà nascono soprattutto da un contesto di prezzi internazionali del greggio ancora troppo bassi per poter rendere profittevole la loro produzione e che solo in parte sembra avere beneficato dell’accordo sul taglio produttivo siglato in aprile dai membri dell’OPEC Plus. Inoltre, se si aggiunge il calo dei consumi interni e, a livello globale, le criticità sul fronte della logistica e degli stoccaggi, risultano ancora più evidenti le ragioni alla base della crisi di questo comparto. Molte imprese grandi hanno già ridimensionato il loro impegno nel settore, specie per ciò che riguarda l’avvio di nuovi progetti, mentre fra gli attori finanziariamente più deboli aumentano i fallimenti e le fusioni e acquisizioni.

Cosa ha fatto la politica per fronteggiare questa crisi? Nonostante la volontà dichiarata di sostenere un settore considerato strategico, la risposta politica è stata, tutto sommato, limitata; soprattutto, essa non sembra essersi distaccata in modo particolare dalla linea adottata in favore degli altri comparti industriali. Nel Congresso, l’adozione di misure a sostegno del settore Oil & Gas si è inoltre scontrata con le resistenze opposte da una parte del Partito democratico, intenzionata a sfruttare la situazione attuale per imprimere al Paese una chiara svolta ‘green’. Visto l’effetto potenzialmente divisivo della questione, la scelta fatta sembra, quindi, essere stata quella di valutare gli effetti delle misure adottate e della possibile ripresa delle prossime settimane prima di decidere eventuali nuove misure, fra cui il ritorno ad acquistare greggio a beneficio della Strategic Petroleum Reserve, il più grande sito di stoccaggio di petrolio al mondo.

Si tratta comunque di una scelta rischiosa, soprattutto se - come appare probabile - uno scenario di prezzo ‘sotto quota 30’ dovesse perdurare ancora a lungo. Il ruolo che negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno assunto sui mercati energetici mondiali e le ricadute politiche che questo ha comportato sono strettamente legati alle dinamiche del settore unconventional; proprio il settore che, in mancanza di un intervento adeguato della mano pubblica, oggi rischia di subire di più gli aggiustamenti brutali imposti dalle logiche di mercato.

Gianluca Pastori insegna Storia delle relazioni politiche fra il Nord America e l’Europa, Facoltà di Scienze Politiche e Sociali, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano.