Lo scorso febbraio, il Ministero dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministero dell’Ambiente e quello dei Beni Culturali, ha diramato le linee guida per il decommissioning delle strutture offshore destinate alla coltivazione di idrocarburi. Una serie di incontri e seminari a più livelli istituzionali ha coinvolto, oltre agli operatori delle piattaforme, Enti locali, esponenti delle Regioni, associazioni ambientaliste, sindacati, esperti universitari e le principali associazioni di settore, tra cui Assomineraria. Ciò ha costituito la base tecnica per la determinazione di queste linee di intervento, in uno sforzo mirato ad ottenere una strategia a breve e lungo termine compatibile con le esigenze e la complessità della materia.

Gli operatori Eni ed Edison, associati ad Assomineraria, hanno raccolto l’impegno a portare avanti le attività di decommissioning nel rispetto del proprio ruolo e della propria responsabilità. Sono state identificate le prime strutture oggetto dei futuri provvedimenti, a testimoniare la volontà delle due Compagnie di contribuire a definire il quadro degli interventi da effettuare nei prossimi anni, in piena trasparenza, in coerenza con le norme vigenti e nel rispetto delle esigenze dei territori.

Il possibile cronoprogramma identifica le piattaforme da poter avviare a decommissioning in una prima e in una seconda fase: nella prima fase (vedi tab. 1) si tratta di impianti diversi - si va dalle grandi strutture reticolari alle teste pozzo sottomarine - che hanno ormai esaurito la loro attività di coltivazione di idrocarburi. Sono tutti impianti per la produzione di gas naturale presenti nel bacino dell’Adriatico, alcune operative da più decenni (la piattaforma Porto Corsini MWA, ad esempio, è attiva fin dal 1968).

Tab. 1: Elenco delle strutture oggetto di decommissioning - Fase 1

Fonte: Assomineraria su dati Eni ed Edison

Della seconda fase (vedi tab.2) fanno parte strutture presenti anche nello Jonio e nel Canale di Sicilia, la maggior parte delle quali dedicate alla produzione di gas, che stanno per esaurire la loro attività.

Tab. 2: Elenco delle strutture oggetto di decommissioning - Fase 2

Fonte: Assomineraria su dati Eni ed Edison

In base allo status delle concessioni e degli stessi impianti, il Ministero dello Sviluppo Economico pubblicherà ogni anno l’elenco delle piattaforme oggetto di decommissioning. Alcune di esse potrebbero essere recuperate grazie alla possibilità di presentare dei progetti specifici di riutilizzo, fermo restando che sia i piani di decommissioning che quelli di riutilizzo dovranno essere compatibili con le norme ambientali. In tal senso sono previsti meccanismi che indirizzeranno i singoli casi al vaglio o meno della procedura di VIA.

Eni ha già presentato a marzo 2019 le prime tre strutture da rimuovere o da riconvertire per altri usi: Ada 3, Azalea A e Porto Corsini 73. Il 4 settembre scorso il MiSE ha annunciato che due di queste sono potenzialmente riutilizzabili e che i soggetti interessati, e in possesso dei requisiti indicati nelle stesse linee guida, possono presentare istanza di riutilizzo.

La disponibilità degli operatori è confermata dalla volontà di concordare con le autorità le migliori soluzioni tecnologiche da utilizzare in ciascuno dei complessi processi di decommissioning. Le tecnologie da mettere in campo, infatti, dovranno essere compatibili con le specifiche esigenze ambientali nonché sostenibili sia a livello tecnico che economico.