Intervista a Toni Volpe, CEO di Falck Renewables

La delibera 300/17 dell’ARERA segna un percorso che, dati i target europei di diffusione delle fonti rinnovabili al 2030, sembra inevitabile: si sta procedendo nella giusta direzione?

La sfida al surriscaldamento globale, causa dei cambiamenti climatici in atto, sta spingendo la società a perseguire obiettivi di decarbonizzazione. La transizione energetica verso fonti di produzione rinnovabile, che consentirà la graduale fuoriuscita della generazione centralizzata da fonti fossili, passa necessariamente attraverso la revisione delle regole di mercato per continuare a garantire sostenibilità, sicurezza e adeguatezza del sistema elettrico. Bisogna pertanto creare i presupposti per adeguarne il funzionamento alle nuove fonti di produzione e per consentire lo sviluppo delle tecnologie idonee alla gestione della produzione rinnovabile ed in particolare quella non programmabile.

La Delibera 300 si pone proprio questo obiettivo, definendo i criteri di partecipazione a MSD della domanda, delle unità di produzione alimentate da fonti rinnovabili non programmabili, e più in generale la generazione distribuita, nonché dei sistemi di accumulo.

La direzione, quindi, sembra quella corretta.

Le Rinnovabili sono esplicitamente indicate come fonti protagoniste di queste nuove configurazioni, per quanto si tratti ad oggi di progetti pilota. Da operatore del settore qual è la vostra visione?

Al momento, solo il 35% dei 1.000 MW di capacità messi a disposizione dai progetti pilota è stato assegnato. Le tipologie di tecnologie coinvolte risultano limitate: la gran parte degli aggregati sono costituiti da impianti di taglia medio-grande, principalmente unità di consumo associate ad impianti di produzione, o reti di teleriscaldamento. In entrambi i casi le unità di produzione sono prevalentemente di tipo cogenerativo e non rinnovabili. L’avvio dei progetti pilota avviene in un quadro regolatorio non del tutto definito, giustificato dalla necessità riscontrata dal regolatore di “consentire a tutti i soggetti coinvolti di sperimentare fin da subito, anche da un punto di vista tecnico/pratico, le nuove modalità di fornitura delle risorse di dispacciamento, garantire al sistema di poter beneficiare da subito della maggior concorrenza nel mercato, individuare rapidamente le modalità di partecipazione della domanda al mercato della capacità di prossimo avvio” (DCO 298/2016/R/EEL). È quindi ora fondamentale superare le problematiche, riscontrate in fase di avvio dei progetti pilota, che inibiscono di fatto la partecipazione delle rinnovabili alla sperimentazione.

Ritenete dunque che esistano degli ostacoli che oggi non permettono un completo coinvolgimento delle rinnovabili negli schemi proposti dalla delibera?

Sono i dati che lo dicono: vi sono dei limiti significativi alla partecipazione delle fonti rinnovabili ai progetti pilota che non consentono né alle FER di testare da un punto di vista tecnico la capacità di fornitura dei servizi, né di valutare eventuali benefici al sistema derivanti dalla loro partecipazione. Per ciò che concerne l’erogazione di servizi a scendere, l’impianto FER andrebbe a perdere sia la valorizzazione dell’energia che quella dell’incentivo, poiché la quasi totalità degli impianti FER beneficia di incentivi sull’energia che immette in rete. La FER è poi tendenzialmente poco propensa ad elargire servizi a salire poiché non ha costo marginale e per poter reagire ad una possibile chiamata di Terna “a salire”, dovrebbe quindi produrre meno di quanto nelle sue possibilità.

Ci sono proposte attuabili per superare questa impasse?

Per ovviare a tali problemi per prima cosa sarebbe decisiva la presenza di sistemi di accumulo da abbinare agli impianti rinnovabili: si ritiene fondamentale che siano valutate misure in grado di favorirne la diffusione nel breve periodo.

Sarebbe inoltre opportuno che si valutassero altri sistemi per stimolare la partecipazione delle fonti rinnovabili, quali ad esempio il prolungamento del periodo incentivante equivalente al periodo di riduzione/fermo dell’impianto per rispondere alle chiamate di Terna, così come sarebbe opportuno includere nell’approvvigionamento a termine da parte di Terna una molteplicità di nuovi servizi, funzionali alle mutate condizioni operative del sistema elettrico.

L’Autorità sta lavorando per definire il nuovo Testo Integrato del Dispacciamento: sarà l’occasione per integrare i progetti pilota superando le criticità riscontrate in fase sperimentale e garantendo agli operatori una visibilità sul medio/lungo periodo dei progetti, fondamentale perché sostengano gli investimenti necessari.

Cosa aspettarci dal prossimo futuro?

Ci tengo a sottolineare che la delibera 300 è da considerarsi come un punto di partenza e non come un punto di arrivo: l’integrazione organica delle rinnovabili necessita di ulteriori sforzi e di una revisione profonda dei mercati, tanto dell’energia quanto dei servizi.

Ad oggi esiste poi un grave blocco allo sviluppo del mercato competitivo dell’aggregazione: l’aggregatore, per inserire nell’UVA le unità di produzione e di consumo, deve ottenere l’assenso da parte dei relativi Utenti del Dispacciamento (trader), pur non subendo questi alcun pregiudizio alla propria operatività dalla partecipazione dei clienti ai progetti. La normativa attuale dà loro dunque la possibilità di negare la partecipazione di un’unità al progetto pilota senza dover fornire motivazione alcuna per tale diniego.

Ritengo invece fondamentale che si sviluppi una vera e propria filiera del mercato della flessibilità, in cui il ruolo principe sarà giocato dalla figura del Balancing Service Provider, soggetto aggregatore indipendente, che sviluppi le competenze tecniche e di mercato, ricerchi ed identifichi proattivamente ulteriore flessibilità e definisca soluzioni tecnologiche sempre più adeguate per rispondere alle esigenze di cui il mercato avrà bisogno.