Tutte le previsioni di lungo termine, a 20-30 anni, individuano la fonte petrolifera come una componente essenziale per l’approvvigionamento energetico. In Europa, grazie agli importanti programmi di efficienza che si stanno perseguendo da molti anni, il fabbisogno energetico complessivo conoscerà una riduzione ma il petrolio, pur perdendo il proprio peso specifico attuale, rimarrà comunque indispensabile per coprire un quarto di tale fabbisogno. Nel settore trasporti, poi, i prodotti petroliferi resteranno la fonte principale con percentuali di copertura vicine all’80%.

In termini di materia prima, oggigiorno l’approvvigionamento di petrolio greggio risente poco delle contingenze geo-politiche locali perché disponibile a livello globale. Basti pensare alla crisi libica, quella più vicina a noi: l'approvvigionamento di grezzo a prezzi in equilibrio con il sistema globale non è mai venuto meno.

Diversa è la situazione dei prodotti finiti, la cui disponibilità è sempre più localizzata nelle uniche aree su cui si continua ad investire in nuova capacità di raffinazione (Medio Oriente, India, Cina). Senza produzione locale ci troveremmo nella condizione di dover contendere tali prodotti (peraltro a specifiche europee, quindi più stringenti) ad aree con forte crescita della domanda interna, con un costo degli approvvigionamenti che renderebbe il conto energetico - per l'Italia e per l'Europa - molto elevato. Con un danno evidente per tutto il sistema industriale ed - ovviamente - per il settore della raffinazione in particolare. In questo contesto, e a ragion veduta, il PNIEC sostiene che sia necessario “salvaguardare l’industria della residua raffinazione italiana, con lo scopo di consentire al mercato di disporre di prodotti ad alta compatibilità ambientale realizzati seguendo i più alti standard ambientali”. 

Se da un lato la sicurezza degli approvvigionamenti rappresenta un fondamento della strategia energetica nazionale, dall’altro il rispetto dell’ambiente la rende sostenibile nel tempo. Non a caso, quindi, le emissioni industriali delle raffinerie italiane sono state ridotte dell'80-90% grazie ai significativi investimenti che il settore ha sostenuto negli ultimi 20 anni.

Facendo riferimento alla raffineria di Augusta, negli ultimi 10 anni sono stati spesi circa 200 milioni di euro (più del 50% del totale investimenti) per la realizzazione di progetti in campo ambientale (con l’adozione delle migliori tecniche disponibili) e dell’efficienza energetica. A titolo di esempio: nuove attrezzature di monitoraggio camini; integrazione termica tra gli impianti di raffineria; bruciatori a bassa emissione di ossido di azoto; miglioramento efficienza impianto abbattimento zolfo; nuova unità cogenerativa e sostituzione di bruciatori ad olio combustibile con gas naturale; attività su serbatoi; installazione di un sistema di recupero vapori dai pontili; copertura delle vasche nell’impianto di trattamento acque. Tutti investimenti significativi che hanno portato alla riduzione specifica di emissioni gassose del 75% rispetto ai valori del 2011 (anno del rilascio della prima Autorizzazione Integrata Ambientale - AIA) e ad un significativo aumento dell’efficienza energetica (direttamente correlata alle emissioni di CO2).

In generale, possiamo senz'altro affermare che gli impianti sono all'avanguardia dal punto di vista ambientale. A questo va aggiunto che la qualità dei prodotti finiti ha avuto un costante miglioramento su tutte le specifiche ritenute più dannose; inoltre, l’uso di componenti di origine vegetale nel gasolio per autotrazione è ormai massimizzato, arrivando oggi a coprire il 7% del gasolio utilizzato dai consumatori (da cui la sigla B7 alla pompa), grazie - anche in questo caso - ad investimenti fatti negli anni passati sui sistemi di stoccaggio, movimentazione e miscelazione. Abbiamo prodotti praticamente privi di zolfo e che rispettano i più severi standard ambientali.

L’evoluzione, tuttavia, continua. Elevare continuamente gli standard dell’efficienza energetica è una scelta strategica, tanto per proseguire sulla strada del contenimento delle emissioni quanto per aumentare la nostra competitività in un mercato globale, acquisendo le tecnologie di nuova concezione per renderle operative anche all’interno del normale ciclo di revisione delle Autorizzazioni Integrate Ambientali.

In quest’ottica è di fondamentale importanza, al fine di garantire la strategicità del settore, che il territorio sia sempre pronto ad accogliere investimenti ed intenzionato a snellire potenziali sovrapposizioni burocratiche tra le istituzioni, garantendo certezza normativa in una visione di medio e lungo termine. Uno scenario che si può realizzare solo attraverso un confronto costante, dialettico ma allo stesso tempo sinergico, tra istituzioni e impresa, che porti ad una seria valutazione dei reali benefici per l'ambiente ed i costi di sistema: in un contesto (quello italiano) dove sarebbe opportuno recepire la normativa europea senza inasprimenti, cosa che non sempre avviene. Inoltre, sarebbe auspicabile la modernizzazione e lo sviluppo del sistema logistico per renderlo efficiente ed adeguarlo alle necessità operative del settore.

Quello petrolifero rimane un settore fondamentale nello scenario energetico mondiale dei prossimi 20-30 anni. Un settore che, se adeguatamente supportato, non potrà che garantire sicurezza e sostenibilità all’Europa, all’Italia e alla Sicilia.