Non ci sono solo le missioni militari e la famosa guerra in Abissinia tra gli eventi straordinari finanziati con prelievi fiscali sui carburanti. Parte delle accise sono servite anche per sostenere un fondo per lo spettacolo, per rinnovare la flotta di autobus pubblici e per il contratto degli autoferrotranvieri. Esigenze specifiche che il legislatore ha deciso di far pagare a tutti gli automobilisti in misura quasi impercettibile sul totale di un pieno, ma che sommate sono pari a 0,72840 su un litro di benzina e 0,61740 su un litro di diesel. Una cifra immutata ormai dal 2015, dall'ultimo ritocco effettuato, che fa dell'Italia il secondo paese dell'area euro per le accise su benzina (dopo l'Olanda) e diesel (dopo il Regno Unito).

Quando oggi si dice che queste accise sono “anacronistiche”, ignorando che l'accisa è fiscalmente una e seminando il dubbio che oggi non serva più, non si tiene conto di un dato: una volta terminati gli eventi da finanziare, i balzelli sono finiti nella fiscalità generale contribuendo annualmente al bilancio dello stato. Nel 2017 le accise hanno portato nelle casse pubbliche 26,7 miliardi di euro, un dato in calo rispetto ai cinque anni precedenti, quando l'importo aveva sempre superato i 27 miliardi. Le previsioni di Unione petrolifera per il 2018 vedono le entrate derivanti da accise ancora in diminuzione a causa delle minori vendite di benzina, non sufficientemente compensate dalle maggiori vendite di gasolio e altri prodotti. Tuttavia il gettito fiscale complessivo degli oli minerali sarà maggiore rispetto all'anno scorso (620 milioni in più) per via delle entrate Iva in aumento e dovrebbe raggiungere i 39,6 miliardi.

In valore assoluto le accise italiane sono superiori anche a quelle francesi, dove il solo annuncio di Emmanuel Macron di voler aggiungere alcuni centesimi per finanziare la transizione energetica nazionale ha scatenato le violente proteste dei gilet gialli, tanto ingestibili da determinare il definitivo passo indietro del presidente. Eppure l'aumento prospettato di 6,5 centesimi al litro per la benzina e di 2,9 centesimi al litro per il diesel avrebbe comportato un aumento del prezzo finale comunque più basso di quello italiano.

Anche per questo motivo, il dato sulle accise da solo non basta per fare un confronto esaustivo della fiscalità sui carburanti tra i paesi europei. Sul prezzo finale incide anche l'Iva ed è la somma di entrambe queste componenti, messa in relazione con il prezzo al netto delle tasse, l'indicatore che si usa per verificare la pressione fiscale applicata da ogni paese. Secondo l'ultima rilevazione del Mise del 10 dicembre, la componente fiscale italiana sulla benzina è pari al 66% e quella sul diesel al 60%. Questo significa che su un litro di benzina, che al momento della rilevazione costava in media 1,53 euro, accise e Iva sono pari a poco più di un euro, mentre il prezzo industriale del carburante è di circa 50 centesimi. Tuttavia, visto che il prezzo al netto delle tasse subisce delle variazioni in base al costo delle materie prime, è chiaro che la pressione fiscale percentuale sia leggermente diversa a ogni rilevazione effettuata.

La componente fiscale di benzina e gasolio: Italia vs media UE

Fonte: UP, Preconsuntivo petrolifero 2018. I prezzi sono in media annua.

Nonostante i lievi aggiustamenti settimanali, gli automobilisti italiani sono tra quelli su cui la componente fiscale pesa di più in Europa insieme a un’altra manciata di paesi, come Francia, Grecia e Olanda. In questi ultimi tre, però, fare un pieno di benzina costa meno. C’entra l’Iva, superiore solo in Grecia, e il prezzo al netto delle tasse, che in Italia nel 2018 si è mantenuto entro i 2 centesimi al di sopra della media europea. Per il gasolio il dato è leggermente diverso. Il costo medio italiano è più basso di quello medio europeo ed è solo per via delle tasse che al distributore gli automobilisti pagano di più rispetto al resto d'Europa.

Oltre alle accise nazionali va inoltre tenuto conto di quelle regionali. Al primo ottobre 2018 sono sette le regioni in cui è vigore un’addizionale sulla benzina: Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Molise, Piemonte e Marche. Sia per la Liguria che per le Marche si va verso l'abolizione del balzello, con il rinnovo che dovrebbe essere stoppato nel 2019.