Puntuale come sempre, lo scorso 13 novembre è stato presentato dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) il World Energy Outlook (WEO) che viene definito dalla stessa AIE la sua “nave ammiraglia”. In effetti il WEO presenta in modo dettagliato l’evoluzione in corso e le prospettive a lungo termine del mondo dell’energia viste dall’AIE, cioè da un organismo che raccoglie e analizza sistematicamente tutte le informazioni su quanto succede nel mondo dell’energia. Anche quest’anno l’ampio Rapporto (ben 661 pagine!) è diviso in tre parti. La prima e più corposa presenta le tendenze globali della domanda e dell’offerta dell’energia al 2040 con capitoli dedicati alle singole fonti: petrolio, gas naturale, carbone, efficienza energetica e rinnovabili. La seconda, riservata all’approfondimento di una fonte o di un settore, quest’anno è dedicata al settore elettrico. Infine la terza parte in questa edizione è più breve del solito e tratta dell’innovazione e delle performance ambientali della produzione di petrolio e gas. Data la vastità dei temi trattati, in questa nota ci limiteremo a commentare quale visione emerga dal WEO 2018 per la domanda, l’offerta e le emissioni di CO2 al 2040.
Anzitutto va ricordato che dal 2010 l’AIE presenta nel suo WEO tre scenari. Il primo è denominato “New Policies Scenario” (NPS) e mostra come potrebbe evolvere il settore energetico attuando le politiche decise o annunciate dai diversi Paesi. Il secondo è denominato “Current Policies” (CPS) e corrisponde alla prosecuzione delle tendenze in atto senza l’introduzione di nuove politiche. Infine il terzo scenario è chiamato “Sustainable Development Scenario” (SDS) e corrisponde all’ipotesi che a livello mondiale vengano definite e attuate politiche che mettano in primo piano lo sviluppo sostenibile e in particolare la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (GES). La tabella 1 mostra i principali dati che caratterizzano i tre scenari. Merita rilevare che l’AIE sottolinea che i tre scenari non vanno intesi come previsioni, ma solo come un’esplorazione del futuro sulla base delle ipotesi indicate.
Tab. 1 - Domanda mondiale di energia primaria per fonti e per scenario (Mtep)
Fonte: Elaborazione di RiEnergia su dati © OECD/IEA 2018 World Energy Outlook, IEA Publishing. Licence: www.iea.org/t&c
Gli elementi salienti che emergono dai dati dello scenario New Policies, che è quello considerato di riferimento dall’AIE, sono quattro. La domanda è prevista in crescita del 27% al 2040, con un incremento medio annuo dell’1%. I combustibili fossili sono destinati a rimanere largamente dominanti anche nel 2040 ma il loro peso è destinato a scendere dall’81% nel 2017 al 74% nel alla fine del periodo di previsione. All’interno dei combustibili fossili l’impiego di carbone non sarebbe inferiore a quello di oggi, mentre il consumo di petrolio e soprattutto di gas salirebbe. In particolare nel NPS il ricorso al gas, oltre a crescere molto in valore assoluto (+43%), conquista una maggior quota di circa il 3%. Infine le fonti di energia rinnovabile (FER) accresceranno la loro quota sul consumo energetico mondiale dal 14,3 al 20,3%. Ciò significa che le FER impiegheranno più di 20 anni per guadagnare circa sei punti percentuali nel peso della produzione energetica mondiale. Questo risultato può apparire sorprendente alla luce dell’impressionante ritmo di sviluppo delle FER soprattutto nell’ultimo decennio, tuttavia i dati della stessa tabella 1 aiutano a capire perché non è così facile modificare il panorama energetico. Per guadagnare quota in un mondo che cresce bisogna crescere più della media, ma se la quota di partenza è bassa bisogna crescere molto più della media. L’offerta di energia da FER è prevista in aumento dell’80% tra il 2017 e il 2040, ma nel frattempo anche la domanda mondiale è prevista aumentare del 27% e dato il basso peso iniziale delle rinnovabili (14,3%) ciò si traduce in un guadagno del “solo 6%” nel panorama dell’offerta energetica mondiale. Non va poi dimenticato che la maggior parte della crescita delle FER è sulle spalle dell’energia solare ed eolica (+380% tra il 2017 e il 2040) perché le altre fonti hanno sicuramente minori potenzialità di sviluppo. Infine un bias è rappresentato dal coefficiente di conversione utilizzato per convertire l’elettricità in energia primaria che penalizza il reale contributo delle FER elettriche (come l’energia eolica e fotovoltaica).
Lo scenario Current Policies è più “inerziale” e differisce dal NPS soprattutto per la più vigorosa crescita della domanda che passerebbe dai circa 14 Gtep (miliardi di tep) attuali a 19,3 Gtep nel 2040 con una crescita di quasi il 40%. Per far fronte a una crescita così robusta sarebbe necessario che tutti i combustibili fossili avessero un impiego crescente, seppure in misura diversa (+55% il gas, +27% il carbone, +26% il petrolio). Anche nello scenario CPS le FER avrebbero una crescita superiore alla media (+62% contro +38%). Tuttavia il più alto tasso di crescita della domanda rispetto al NPS e la bassa quota di partenza non consentirebbero alle FER di guadagnare che 2,5 punti percentuali nella quota di soddisfacimento della domanda energetica mondiale.
Lo scenario Sustainable Development è più volontaristico ovvero ipotetico, cioè basato sull’ipotesi che le politiche energetiche mondiali si orientino decisamente verso le FER e la sostituzione del carbone nella produzione di energia elettrica dal lato dell’offerta e sull’efficienza energetica dal lato della domanda. In effetti lo scenario SDS è l’unico nel quale la domanda al 2040 sarebbe, seppure di poco, inferiore a quella del 2017. Per quanto riguarda le FER la loro penetrazione sarebbe molto forte, soprattutto nell’ultimo decennio portando la loro quota a più che raddoppiare nel periodo (dal 14,3% nel 2017 al 30,9% nel 2040). Il carbone invece vedrebbe il suo impiego più che dimezzato a livello globale, ma ridotto di ben il 79% nella produzione elettrica sostituito dalle FER (ma anche dal nucleare in questo scenario).
E’ evidente che lo scenario SDS è guidato dalla preoccupazione di adeguare il sistema energetico alla lotta ai cambiamenti climatici. A questo proposito va precisato che fino al WEO-2016 questo scenario si chiamava “450 Scenario”. Il nome derivava da un “mito” affermatosi con la pubblicazione del quarto Rapporto dell’IPCC (AR4) nel 2007 secondo il quale occorreva puntare a “stabilizzare la concentrazione atmosferica dei GES a 450 parti per milione di CO2-equivalente. Questo è il livello che ci darebbe una ragionevole probabilità di limitare l’incremento della temperatura a 2°C, il livello fissato nell’Accordo di Copenhagen (del 2009)” (WEO 2010, p. 377). L’espressione “mito” che abbiamo usato è giustificata dal fatto che questo livello di concentrazione non era già più raggiungibile quando è stato proclamato come obiettivo. Infatti l’AR4 affermava chiaramente che le 450 parti per milione (ppm) erano di CO2-eq, cioè includevano non solo la CO2, ma anche l’effetto degli altri gas di serra e il livello dei 450 ppm era già stato superato sia al momento dell’Accordo di Copenhagen sia quando l’AIE ha continuato a pubblicare gli scenari “450 ppm” (vedi tab. 2). Sarà forse per questa ragione che dal 2017 l’AIE non solo ha cambiato da “450” a “SDS” il nome dello “scenario ecologico”, ma non lo ha legato esplicitamente agli obiettivi dell’Accordo di Parigi del 2015, bensì ai Sustainable Development Goals (SDG) dall’Agenda ONU per il 2030 e in particolare a quattro obiettivi: energia accessibile e pulita per tutti (SDG7), la lotta ai cambiamenti climatici (SDG 13) e riduzione dell’inquinamento locale-città sostenibili (SDG 3 e 11). Nel WEO non vi è quindi l’affermazione esplicita che con i numeri di questo scenario si potrebbe contenere l’aumento della temperatura entro 2 °C e ancor meno entro 1,5 °C.
Tab. 2 – Evoluzione della concentrazione dei gas a effetto serra in atmosfera (in ppm di CO2-eq)
Fonte: NOAA, Earth System Research Laboratory, Spring 2018
Le emissioni di GES legate al settore energetico rappresentano circa il 70% delle emissioni totali. Dipenderà quindi soprattutto dalla riduzione delle emissioni del settore energia se si riuscirà a contenere la crescita della concentrazione di GES in atmosfera. Lo scenario SDS è l’unico che mostra una riduzione delle emissioni rispetto ad oggi già nel 2025 (-9,5%) e molto di più nel 2040 (-46%). Negli altri due scenari del WEO-2018, invece, le emissioni del settore energetico nel 2040 sarebbero superiori a quelle odierne del 10% (NPS) e del 30% (CPS). Poiché l’AIE considera come scenario di riferimento l’NPS non vi sarebbero grandi speranze di contenere la crescita della temperatura media mondiale al di sotto dei 2°C. A conferma di questa conclusione che può apparire pessimistica si possono confrontare l’evoluzione dei dati presentati dall’AIE nel suo WEO dal 2014, cioè da quando l’arco temporale considerato ha come data ultima il 2040. Come si può osservare (vedi tab. 3), nell’arco di cinque anni la domanda prevista è rimasta quasi inalterata (-3%). La modifica più significativa è stata la riduzione della quantità di carbone impiegato per soddisfare la domanda, ma il consumo di petrolio e gas è stato previsto in aumento lasciando la quota dei combustibili fossili sul totale dei consumi quasi inalterata. In altri termini negli ultimi cinque anni le “new policies” hanno fatto registrare solo un arretramento della quota del carbone al 2040 del 3%, un cambiamento significativo specie per le emissioni di CO2, ma non certo una rivoluzione.
Tab. 3 – Evoluzione della domanda e dell'impiego di combustibili fossili al 204o nel NPS
Fonte: AIE, WEO, anni 2014-2018
Malgrado i sempre più frequenti richiami alla necessità di un cambiamento radicale del sistema energetico mondiale (si pensi al Rapporto speciale dell’IPCC sul Global Warming a 1,5°C pubblicato lo scorso 8 ottobre), l’AIE con il suo WEO-2018 ci ricorda che il settore energetico è sottoposto a importanti cambiamenti, ma non può essere rivoluzionato in pochi anni e che non basta proclamare alcuni obiettivi perché questi siano a portata di mano.