Dai dati forniti dal GSE nel “Rapporto statistico 2023 sul solare fotovoltaico” risulta che gli impiantì con potenza superiore a 1 MW, per la maggior parte presumibilmente installati a terra, erano 1.360 nel 2022 e 1.664 nel 2023. In un solo anno se ne sono aggiunti 304. Poiché in totale a fine 2023 erano in esercizio 1.597.447 impianti fotovoltaici, per una potenza complessiva pari a 30.319 MW, senza alcun dubbio le installazioni fotovoltaiche hanno modificato il panorama italiano.
I parchi eolici sono inferiori in numero: 7.449 per una potenza pari a 12.051 MW, ma sono molto più visibili e praticamente tutti installati a terra.
La numerosità complessiva di eolico e fotovoltaico moltiplica il numero delle vertenze create dall’opposizione delle comunità locali coinvolte, che rallentano o in più casi impediscono la realizzazione degli impianti. Opposizione di cui è in larga misura responsabile la prolungata reticenza della Commissione europea e di gran parte del mondo delle rinnovabili e delle associazioni ambientaliste a far presente che la transizione energetica non è a costo zero, ma perdere la battaglia contro la crisi climatica avrebbe un costo largamente maggiore. Di conseguenza, quando la transizione energetica ha reso evidenti le trasformazioni paesaggistiche, una parte non piccola degli abitanti nelle aree coinvolte nell’installazione di impianti eolici e fotovoltaici si è sentita ingannata e ha reagito con un rifiuto.
Il permitting delle rinnovabili è stato ulteriormente reso difficoltoso da normative come il D.L. 63/2024 (convertito con la legge 101/2024) che ha posto praticamente fine all’installazione di impianti fotovoltaici a terra nei terreni agricoli, e come la Legge Regionale sarda n. 20 del 5 dicembre 2024, che ha introdotto il divieto di realizzare nuovi impianti di produzione e accumulo di energia elettrica da fonti rinnovabili nelle aree individuate come non idonee, ossia nella sostanza su quasi tutto il territorio dell’isola.
Per contro, l’Europa sta aiutando la diffusione delle rinnovabili in Italia. Infatti, in applicazione della Direttiva europea 944/2019 relativa a norme comuni per il Mercato interno dell'energia elettrica, anche l’Italia, unico Stato membro in cui il prezzo del kWh era determinato dal Prezzo unico nazionale (media ponderata di quelli zonali), ha dovuto abbandonarlo e passare ai prezzi zonali.
Le zone in Italia sono sette, determinate in base alle specifiche caratteristiche geografiche e infrastrutturali delle diverse regioni: Nord, Centro-Nord, Centro-Sud, Sud, Calabria, Sicilia, Sardegna.
Salta subito all’occhio che solo tre zone coincidono con tre regioni, tutte caratterizzate da elevati potenziali eolici e fotovoltaici. Dispongono pertanto di un duplice vantaggio: possono realizzare impianti eolici e fotovoltaici con elevata produzione a basso costo, e la loro incidenza sul prezzo zonale non è condizionata dalle decisioni prese da altre regioni.
Il passaggio dal PUN ai prezzi zonali è entrato in vigore nelle sue parti essenziali dal gennaio scorso, con un periodo transitorio allungato fino al 1°febbraio 2026, per permettere a Terna di completare l’aggiornamento del Codice di Rete. E anche se il provvedimento introduce meccanismi perequativi per evitare differenze troppo marcate nel Paese, nelle zone dove la produzione rinnovabile sarà più elevata cresceranno le ore in cui saranno loro a determinare il prezzo marginale sul Mercato del Giorno Prima (MGP), di conseguenza abbassando il prezzo zonale.
Ad esempio, in Spagna, dove le rinnovabili hanno coperto quasi il 60% della domanda elettrica, come conferma un recente rapporto del Banco de España (“The impact of renewable energies on wholesale electricity prices”) la penetrazione delle rinnovabili ha raggiunto un livello tale da determinare prezzi sul MGP per un numero di ore sufficiente a ridurre per più del 40% quello sul mercato all’ingrosso.
La crescita della produzione rinnovabile porterebbe dunque vantaggi tangibili in termini di riduzione delle bollette a tutti i consumatori, anche se la materia energia ne rappresenta solo una parte. Di conseguenza, i vantaggi saranno più rilevanti per le imprese industriali, capaci di contrattare con i loro fornitori di energia prezzi più bassi a seconda dell’area geografica.
Non appena il passaggio ai prezzi zonali sarà completamente operativo, a trarne immediatamente il maggior vantaggio sarà la Sicilia, seconda in Italia per potenza eolica installata, pari al 17,9% del totale nazionale, grazie a 912 impianti eolici sul territorio, per una potenza complessiva di 2.122,68 MW, e settima in Italia per potenza fotovoltaica installata, pari al 7% del totale nazionale.
Il confronto sui prezzi dell’energia elettrica fra Sicilia e Sardegna rappresenterà dunque un notevole incentivo alla crescita del consenso sociale all’installazione di impianti elettrici alimentati da fonti rinnovabili, in primis eolici e fotovoltaici, ma anche mini-idro, geotermici, a biomasse.