Il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) dell’Italia, presentato dal governo Meloni alla Commissione Europea il 1° luglio 2024, è un documento esaustivo che definisce gli obiettivi energetici e ambientali del Paese fino al 2030. Il piano, aggiornato rispetto alla versione del 2019, si adegua alle nuove normative comunitarie. Tra i principali obiettivi per il 2030, si prevede che il 39,4% del consumo energetico finale lordo provenga da fonti rinnovabili, un valore che sale al 63,4% se si considera solo la domanda elettrica, con una produzione di circa 237 TWh, inclusi 10 TWh destinati alla produzione di idrogeno verde (cioè 8/10 GW di fotovoltaico dedicato ad esempio o 5/7 GW di eolico, che allo stato attuale sembra più fantascienza che scienza…). Il piano prevede una capacità rinnovabile complessiva di 131 GW al 2030, che si ottiene sommando eolico, fotovoltaico, idroelettrico, geotermico e bioenergie.

Obiettivi di crescita della potenza da fonte rinnovabile al 2030 (MW) (Fonte RSE, GSE, Terna)

Fonte: PNIEC

Guardando al solo fotovoltaico, si prevede una capacità installata di 79,2 GW entro il 2030, con un aumento di 57 GW rispetto alla versione del PNIEC del 2019. Il tutto in un clima regolatorio e autorizzativo tutt’altro che semplice. Decreto agricoltura, Decreto aree idonee, moratoria della Regione Sardegna, nuovo testo unico per l’autorizzazione degli impianti FER, sembra facciano parte di un piano politico ben articolato creato per rallentare la transizione energetica dell’Italia forse creato ad hoc da chi le rinnovabili le vuole solo sulla carta e realizzate il più tardi possibile. Poco importa se Sardegna e Sicilia, ad esempio, hanno già enormi e crescenti problemi di siccità o se il clima si sta tropicalizzando sempre più in molte aree del Bel Paese e appaiono trombe marine e mucillaggini ove prima non erano mai apparse. Poco importa se l’agricoltura sta diventando sempre meno competitiva e smette di innovare…. ma siamo in Italia! E questo e’.

Tornando al fotovoltaico, che è uno dei pilastri della transizione energetica, ci si chiede se il piano sia davvero realizzabile. Con il quadro normativo attuale, caratterizzato da confusione, blocchi e contraddizioni, sembra improbabile. L’Italia, con il supporto di coloro che sono ancora legati ai combustibili fossili, rischia di non raggiungere molti degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra stabiliti a livello europeo. Inoltre, la responsabilità affidata alle Regioni per identificare le aree idonee alla realizzazione degli impianti non solo rallenta i processi autorizzativi, ma crea differenziazioni regionali che ostacolano ulteriormente l'avanzamento del settore. Se parliamo, ad esempio, di Sardegna appare quantomeno bizzarra e antistorica la barricata fatta da stampa e governo locale per l’autorizzazione e la realizzazione di impianti rinnovabili, in una regione  che è una delle più inquinanti in Italia, se si pensa alla sola produzione di energia elettrica nell’isola.

Mentre però in Italia si cerca di mantenere in modo improbabile (e il più a lungo possibile) il passato, una gran parte di mondo industrializzato corre verso il futuro, e lo sta facendo velocemente. L'"era delle batterie" (il vero strumento abilitante della transizione energetica) è ad esempio ufficialmente iniziata, e il grafico seguente ne spiega il motivo.

Prezzi delle batterie agli ioni di litio e delle celle, 2013-2023

Fonte: Fonte: OECD/IEA 2024 Batteries and Secure Energy TransitionsIEA Publishing. Licence: www.iea.org/t&c

I costi delle batterie agli ioni di litio continuano a diminuire, mentre le loro prestazioni migliorano costantemente. Nel 2023, la crescita del settore delle batterie ha superato quasi tutte le altre tecnologie legate all'energia pulita. L'adozione di batterie nel settore energetico è aumentata di oltre il 130% rispetto all'anno precedente e i dati per il 2024 indicano che questa tendenza al ribasso dei prezzi sta proseguendo. Gran parte di questo sviluppo è trainato dalla Cina, dove i costi delle batterie stanno crollando e probabilmente rimarranno bassi negli anni a venire, grazie alla riduzione dei costi delle materie prime, all'efficienza nei processi produttivi, all'eccesso di capacità e alla compressione dei margini. Questo livello dei prezzi avrà conseguenze significative. Con celle delle batterie che si aggirano intorno ai 50 dollari/kWh, la tecnologia necessaria per decarbonizzare gran parte del trasporto su strada a livello globale non è più in arrivo: è già qui. In Cina, i prezzi delle batterie sono già scesi sotto la soglia dei 100 dollari/kWh, rendendo i veicoli elettrici competitivi, se non più economici, rispetto ai veicoli a combustione interna (ICE) in molti segmenti.

Anche il settore dello stoccaggio energetico su larga scala sta beneficiando di questo calo dei prezzi, rendendo l'integrazione di batterie nelle reti elettriche molto più conveniente. Un esempio è l'Australia, dove l'adozione delle batterie sta crescendo in modo rilevante, così come in Cina (ovviamente), India ed in diversi stati USA (California e Texas in primis). Anche l’Italia presto farà la sua parte in materia di  accumulo di energia, con MACSE e Capacity Market pilastri del settore, affiancando lo stesso ad un vigoroso potenziamento e ammodernamento della rete elettrica nazionale.

Piano di sviluppo della rete

Fonte:Terna

E il nucleare? Il PNIEC ne parla in modo ottimistico, ma i problemi di localizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, l’accettazione sociale di questa tecnologia, la mancanza di regole tecniche e soprattutto la mancanza di una nuova tecnologia matura ed efficiente anche sotto il profilo dei costi di costruzione e gestione, ancora lo configura come un’arma di distrazione di massa o poco più, almeno in Italia. È di pochi giorni fa poi l’italica idea di fare nucleare off-shore, ma i problemi chiave rimangono.

Nel mentre il Bel Paese medita confusamente sul proprio futuro, per far fronte alle alte temperature di agosto, in cui è cresciuta la domanda di energia elettrica, portando a un maggiore utilizzo del gas per la sua produzione. Solo il 40% dell'elettricità consumata è stato generato da fonti rinnovabili e l’effetto è stato un incremento di quasi il 15% nel prezzo medio dell'energia elettrica (PUN) rispetto a luglio. L'Italia è il Paese europeo che dipende maggiormente dal gas per la produzione di energia elettrica, con il 96% del gas importato dall'estero, e questo ci rende particolarmente vulnerabili alle oscillazioni del prezzo del gas, influenzate da fattori geopolitici fuori dal nostro controllo, come la guerra tra Russia e Ucraina e il conflitto in Medio Oriente.

In attesa del FER X che dovrebbe consentire il collegamento di diversi GW autorizzati, l’unico effetto “positivo” (se così si può chiamare) dell’aumento dei prezzi dell’energia di questo periodo, è che diversi investitori inizieranno comunque la costruzione di impianti autorizzati ricorrendo a PPA (che in questo periodo sicuramente saranno più interessanti che in passato), ma che non libererà l’installazione di tutti i GW di impianti previsti nell’ottimistico, talvolta fantasioso (nonché controverso), PNIEC 2024.