Ambiente, clima ed energia giocano un ruolo cruciale nella campagna elettorale per le elezioni europee di giugno 2024. A renderli potenziali aghi della bilancia sono i numerosi episodi di emergenza climatica registrati nel continente europeo negli ultimi anni, che hanno lasciato tensioni irrisolte e desiderio di risposte concrete soprattutto nelle giovani generazioni, più sensibili e attente alle questioni climatico-ambientali. L'Europa, infatti, è la regione “che si sta riscaldando più velocemente” a livello globale. Solo in Italia, nel 2023 si sono verificati 378 eventi meteorologici estremi, il 22% in più rispetto al 2022, a conferma di quello che gli scienziati hanno definito come “hotspot mediterraneo”, ovvero un’area identificata come particolarmente esposta all’alterazione climatica.

In Italia, inoltre, i livelli di biodiversità raggiungono valori molto elevati, ma circa l’89% degli habitat di interesse comunitario si trova in uno stato di conservazione sfavorevole, con ricadute dirette sul settore economico. Secondo l’Impact Assessment Study della Commissione Europea, il rapporto costi/benefici legato a interventi di conservazione e di ripristino risulterebbe pari a 14,7 il che equivale a dire che ogni euro investito in biodiversità è in grado di generare un ritorno di 14,7€ sotto forma di benefici per la collettività. È evidente quindi come  i temi climatico-ambientali riguardino più sfere di governance e - per questo - potrebbero influenzare  le preferenze dell’elettorato italiano verso chi presenterà il programma più credibile in materia. Le forze politiche italiane, dal canto loro, pur concordando sulla necessità di attuare la transizione ecologica, propongono modalità, tempi e strategie differenti.

Centrodestra: compromessi al ribasso? L’impegno sulle questioni ambientali da parte dell’attuale esecutivo ha avuto come mantra il perseguimento di “una transizione ecologica, non ideologica”, un approccio in cui la sostenibilità ambientale non compromette la sfera economica e sociale. Tale direzione ha comportato anche il riemergere della proposta di ritornare a produrre energia nucleare in quanto elemento necessario nel mix energetico italiano. Tuttavia, l’ambito ambientale è proprio uno dei punti più deboli del Governo. Nonostante il programma abbia dichiarato di voler “rispettare e aggiornare gli impegni internazionali assunti dall’Italia per contrastare i cambiamenti climatici” e nonostante l’adozione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC) e della Strategia Nazionale per la Biodiversità, Palazzo Chigi si è smarcato più volte dagli impegni europei, astenendosi o votando con esito contrario su tasselli chiave quali il regolamento degli imballaggi, la Nature Restoration Law, il regolamento Euro 7 e lo stop della produzione dei veicoli a motore endotermico dal 2035, la proroga di un anno del taglio alla domanda di gas del 15% contro la crisi energetica e, per ultima, la direttiva europea sulle case green.

Per le elezioni di giugno, i programmi elettorali dei tre partiti al governo - ossia Fratelli d’Italia (FDI), Forza Italia (FI) e Lega -  si pongono come obiettivo principale quello di modificare il Green Deal in maniera pragmatica allo scopo di tutelare il settore produttivo dalla competizione sleale della Cina. In altre parole, l’attuale coalizione di Governo teme che una transizione ambientale troppo rapida possa indebolire il settore produttivo italiano (ed europeo) a favore di Pechino che ignora gli standard ambientali. In ambito energetico, i programmi del centrodestra sono unanimi nell’affermare l’impegno di rendere Roma un hub strategico per garantire l’indipendenza e la sicurezza energetica europea. Inoltre, dedicano un punto del loro programma elettorale al settore agricolo auspicando la revisione della politica agricola comune (PAC) fornendo finanziamenti aggiuntivi e riducendo i vincoli ambientali così come la definizione di una politica europea della pesca che tuteli il settore ittico italiano.

Ciononostante, i tre programmi si differenziano su alcuni aspetti. I programmi di Lega e FDI portano avanti battaglie nazionalistiche come quella contro Nutriscore, il sistema di etichettatura alimentare proposto dalla Francia per semplificare l’identificazione dei valori nutrizionali, e contro la commercializzazione e produzione dei cibi sintetici derivati dall’ingegneria cellulare. In ambito energetico e di minerali critici, il partito di Giorgia Meloni si distingue per il continuo supporto del Piano Mattei per formulare accordi di cooperazione e partenariati strategici con l’Africa, garantendo flussi di energia ed approvvigionamento di terre rare. Invece, FI è maggiormente propenso alla ricerca di soluzioni europee condivise come la creazione di una “Unione dell’Energia” che integri il mercato europeo dell’energia elettrica e del gas o la formulazione di una “strategia comune europea delle risorse” per riorganizzare le catene di approvvigionamento di materie prime critiche.

Centrosinistra: ambizioso ma frammentato. Contrariamente, la composita opposizione esprime maggior ambizione rispetto al governo ma con diverse  sfumature. Il maggior partito d’opposizione, il Partito Democratico (PD), si impegna nel legare il Green Deal alle tematiche di giustizia sociale: in primo luogo, il PD punta a rafforzare il bilancio europeo per la transizione ecologica passando per una nuova politica energetica basata sul sostegno alle filiere tecnologiche a supporto della decarbonizzazione fornendo crediti per le imprese che vogliono rendere più green la propria produzione; in secondo luogo, mira ad affiancare al Green Deal un “Industrial Act” che riqualifichi i settori più interessati dalla transizione e al potenziamento del Fondo Sociale Europeo per finanziare processi di creazione di posti di lavoro verdi, aumentando l’occupazione di qualità. Il gruppo politico di Schlein sostiene convintamente le misure decise in sede europea sui temi di lotta al cambiamento climatico proponendo la creazione di un’Agenzia europea per la manutenzione e la cura del territorio e sostiene, in ambito agricolo, il sistema degli eco-schemi, semplificandone la burocrazia per le piccole imprese che rischiano l’esclusione dai fondi PAC.

Partiti schierati maggiormente a sinistra come Alleanza Verdi-Sinistra (AVS) e il Movimento Cinque Stelle (M5S) pongono obiettivi ancora più ambiziosi condividendo punti quali la volontà di raggiungere la produzione energetica esclusivamente da fonti rinnovabili e l’abbandono definitivo del nucleare. I primi vogliono superare gli attuali strumenti introdotti dall’UE attraverso la creazione di un Fondo europeo per gli investimenti ambientali e sociali per finanziare la transizione ecologica così come creare un Fondo per la giusta transizione per le regioni e settori maggiormente esposti al cambiamento climatico. Inoltre, parte del loro programma è dedicato al contrasto all’obsolescenza programmata e alla gestione sostenibile dei rifiuti attraverso la realizzazione di impianti di riciclaggio all’avanguardia. Il programma del M5S, invece, pone maggiormente l’accento sul miglioramento degli strumenti esistenti, concentrandosi sugli aspetti economici quali l’intervento sugli extraprofitti, la creazione di crediti fiscali europei per la transizione verde, la conversione della Banca Europea degli Investimenti ad una sullo sviluppo e la transizione.

L’ex Terzo Polo presenta una visione più moderata. Da una parte, la lista Stati Uniti d’Europa dedica relativamente poco spazio al tema in confronto alle numerose pagine e proposte degli altri partiti di opposizione. Difatti, il punto 11 del programma si limita solamente ad allinearsi alle proposte del rapporto sulla competitività dell’UE presentato dall’ex Presidente del Consiglio, Mario Draghi. Dall’altra, il programma di Azione si impegna a compiere un aggiustamento dello status quo europeo rivedendo gli obiettivi ambientali almeno al 2035 e rifiutando ulteriori target di decarbonizzazione, potenziare lo sviluppo di filiere green europee nel framework del Net-Zero Industry Act e, infine, creare un fondo sovrano europeo per le tecnologie strategiche.

I temi legati all'ambiente, all'energia e al clima sono questioni di rilevanza fondamentale su cui le forze politiche hanno ampiamente dibattuto. Esistono sostanzialmente due scuole di pensiero: da un lato, coloro che preferiscono procedere con gradualità, cercando di mantenere il più possibile l'attuale status quo; dall'altro, coloro che auspicano cambiamenti profondi nelle sfere sociale, economica e politica, non senza difficoltà. È tuttavia ampiamente riconosciuto che la politica debba agire con decisione per contrastare e prevenire gli effetti negativi del cambiamento climatico. Un Paese vulnerabile come l'Italia non può permettersi di tergiversare di fronte a una sfida di tale importanza.